giovedì 25 dicembre 2014

BENVENUTI IN MATRIX. VERITA' E MENZOGNA SULLA GRECIA

Cypher, Morpheus, Neo, Trinity. No Bullshit, no prisoners!
Benvenuti in MATRIX. Tutto quello che sappiamo sulla Grecia, sul debito, sull'austerity, sulle politiche di rigore e stabilità dei mercati finanziari ce lo ha raccontato Matrix. 
Quindi è falso.

Ricordate The Matrix
Ricordate Neo/Keanu Reeves? 
Ricordate Morpheus/Laurence Fishburn? 
Ricordate Trinity/Carrie Ann Moss, 
Ricordate Cypher/Joe Pantoliano?  
Loro si battevano contro Matrix, ma Matrix non è solo fiction cinematografica. 
Matrix è reale e siamo tutti suoi schiavi.
Tutti. 

Matrix ci ha detto (e noi gli crediamo), che:
- non si può vivere senza il petrolio, il nucleare e le altre fonti energetiche a altissimo impatto ambientale e climatico e a costo marginale stratosferico, perchè queste sono l'unico modo per fare energia in una società "moderna" anche se il loro sfruttamento presuppone la devastazione dell'ambiente, l'alterazione del clima e la violazione di tutte le leggi della termodinamica e della biosfera; 
- i rifiuti sono inevitabili e che l'unico modo possibile di chiudere il folle ciclo consumistico attuale è con grandi discariche e inceneritori;
- per sfamare il mondo sono necessari grandi impianti agroindustriali su sterminate estensioni di terreno sottratte a contadini del terzo mondo che finiscono per suicidarsi perchè spogliati di ogni avere e sapere, per poi coltivare monocolture a OGM che ammazzano la biodiversità della biosfera;

Ma il capolavoro di Matrix è stato convincerci che la crisi greca è colpa di quegli spendaccioni dei greci per cui adesso devono espiare le loro colpe morendo di fame, di freddo, di povertà e di malattia come giusto contrappasso.

Per controbattere questa radicatissima convinzione il dream team anti Matrix aveva bisogno di un nuovo vero esperto. Ed ecco Yanis il Greco.

Yanis Varoufakis, (d'ora in poi per comodità di metafora, chiamiamolo "Varo")  è un professore cinquantatreenne dell'Università di Atene, emigrato come Visiting Professor negli USA (come tutti i migliori cervelli europei),  all'Università di Austin - Texas.

Varo si autodefinisce "accidental economist" non senza un certo imbarazzo per l'appartenenza a una categoria il cui sputtanamento scientifico è diventato totale dopo la crisi del 2008, ed è pari solo all'arroganza dei poteri forti che usano i servizi prezzolati di molti sedicenti economisti per farsi "consigliare" ricette improbabili, quali ad esempio quella di salvare le banche coi soldi degli Stati e gli Stati con i soldi delle banche in un avvitamento senza fine e un gioco a somma zero in cui ci perdono miliardi di cittadini, di consumatori e di contribuenti, mentre gli unici che ci guadagnano sono un pugno di speculatori. 

Varo  come membro del Dream Team del Capitano Morpheus, dopo aver inghiottito la pillolina rossa, si è staccato dalla Matrice, ha smesso di essere uno schiavo e ha visto quanto è profonda la tana del Bianconiglio (cit.Morpheus).

E oggi ci spiega con solare chiarezza che i cosiddetti "mercati finanziari" (quelli che condizionano le nostre vite attraverso regole criminali di gestione dell'Euro, tipo il divieto imposto dai trattati alla BCE di ricomprare direttamente a interessi zero il debito dei paesi in difficoltà, o tecnicamente parlando, fare da prestatore di ultima istanza),  sono solo un club di scommettitori incalliti senza nessuna etica e nessuna onorabilità

Essi andrebbero esautorati totalmente dalla gestione di portafogli pubblici e privati, mentre invece continuano ad arricchirsi senza limiti in danno dei cittadini comuni, consumatori, investitori, piccoli imprenditori dell'economia reale che  si impoveriscono sempre di più.

Il tutto (purtroppo) con la complicità delle agenzie di rating internazionali (altro focolaio di incompetenti ... di successo) che continuano a dispensare valutazioni di rischio assolutamente scollegate dalla realtà e che dopo le cantonate prese nel 2008 invece di andare a nascondersi per a vergogna si sono ringalluzzite e continuano a pontificare come oracoli infallibili (un par de palle!).
Mr Smith. Cloni  di Matrix con il compito di "normalizzare".
  
L'arricchimento della finanza speculativa, che opera solo in una economia virtuale, sanguisuga dell'economia reale, è legato principalmente ai grandi monopoli energetici.

Questi poteri forti "fossili" tirano i fili di burattini come Renzi o Samaras che, novelli Mr Smith, sono stati messi a capo di governi fantoccio non eletti, in cui destra e sinistra, gettata la maschera, governano finalmente insieme alla luce de sole in una partitocrazia amalgamata che non si vergogna più di niente.

E governano nell'interesse delle cosche che li manovrano e contro gli interessi dei cittadini, dell'economia reale, della salute pubblica della tutela dei beni comuni e della salvaguardia dell'ambiente e del clima. 

Questi novelli Mr Smith hanno un solo compito: svendere, per contratto,  gli assett economici strategici dei loro paesi facendo politiche economiche deflattive che distruggono l'economia reale ma proteggono dall'inflazione i grandi capitali della finanza speculativa internazionale accumulati in attesa dell'investimento buono ( cioè della speculazione buona). 

Questa politica economica suicida, Matrix la chiama  "attrazione di investimenti stranieri". 

Passo fondamentale di questa strategia è la deprivazione dei cittadini di qualsiasi sovranità reale (energetica, economica o alimentare), e lo sprofondamento della classe media fin sotto il livello della povertà, per creare una generazione di disperati disposti ad accettare di lavorare in squallidi call center per 300 euro al mese o in fabbriche europee a salari "cinesi", dimenticando ogni diritto e accettando trattamenti disumani che sono la condizione essenziale per permettere lo spostamento di grandi masse di capitali finanziari sui mercati internazionali

Infatti, le logiche esasperate di mobilità dei grandi capitali (cioè la libertà degli "scommettitori" di investire in aziende che garantiscono redimenti superiori, disinvestendo da aziende che garantiscono rendimenti inferiori anche prima della chiusura dei cicli produttivi di tali aziende), vedono i diritti dei lavoratori, la protezione dell'ambiente e la tutela della salute, come  fastidiosi "orpelli burocratici" che rallentano la velocità di formazione del profitto, unico vero obiettivo di questa associazione a delinquere internazionale. 
Purtroppo i lavoratori hanno mutui da pagare, famiglie da mantenere, rivendicazioni sindacali, tutte esigenze che per essere soddisfatte, necessitano faticosi negoziati  in tempi troppo lunghi per l'economia virtuale assassina che sposta capitali e crea ricchezze artificiali con un  click di computer in pochi secondi.
"Poichè nulla è stabile nel mondo finanziarizzato anche i posti di lavoro devono essere instabili" (Luciano Gallino, "La lotta di classe dopo la lotta di classe" edizioni Laterza pag 153. Saggio da leggere assolutamente!)
Ergo: bisogna comprimere, distruggere e dimenticare i diritti, l'ambiente, il clima. 
Ecco cosa sta succedendo da anni in Grecia e, a più bassa intensità, anche in Italia.

Infatti si scrive Samaras ma si legge Renzi.

Jobs Act, soppressione dell'articolo 18, decreto sblocca Italia, legge di stabilità, devastazioni ambientali, precarizzazione del lavoro, revoca dei diritti, esaltazione dell'industria pesante, accelerazione sulle infrastrutture del modello fossile sono tutte facce della stessa medaglia delle strategie dei nuovi Mr Smith.

La campana di  Varo non suona solo per i greci...

Alla fine della sua folle corsa, euro o non euro, il terremoto economico di cui cominciamo ad avvertire le prime scosse ridisegnerà la geografia economica dell'Europa secondo i desiderata dei grandi speculatori internazionali. I paesi del Sud Europa faranno tutti default e saranno costretti loro malgrado a concordare una unione fiscale e monetaria separata. E al ribasso.

Infatti  sarà una unione per default, (ci spiega Varo) fra attori dal potere negoziale estremamente squilibrato.
Anzi noi  non avremo alcun potere negoziale e saremo costretti accettare le condizioni imposte dal più forte svendendo tutto a prezzi di saldo ai grandi burattinai  della finanza internazionale.
Il Pireo è già "andato". Adesso tocca alle isole, secondo la logica per cui gli spendaccioni greci hanno vissuto per troppi anni al di sopra dei propri mezzi e adesso è venuto il momento di pagare il conto con i gioielli di famiglia.
E se di mezzo ci va un popolo, e la coesione sociale europea, chissenefrega! L'unica cosa che conta è la stabilità finanziaria e i profitti dei grandi speculatori in dppiopetto. 
OUT OF THE MATRIX NOW!!!
Varo ha un suo blog in inglese che rappresenta un punto di riferimento stabile per tutti coloro che sono usciti dalla Matrix dell'austerità e del rigore finanziario a tutti i costi,  in cui spiega benissimo come il problema non sia economico ma ideologico.

Non sono i tedeschi contro i francesi o gli italiani contro gli inglesi, ma i grandi gruppi finanziari globali contro i loro stessi popoli, perchè i cittadini tedeschi costretti a lavorare con mini jobs sottopagati sono vittime come i greci cacciati di casa per debiti che elemosinano il cibo per strada, anche se sono due situazioni con un diverso tasso di drammaticità.

Ma attenzione, Matrix è bravissima a capovolgere la realtà dicendoci che siccome hanno tagliato tutto e raggiunto la stabilità finanziaria, la Grecia è in ripresa (ma quando mai! Leggere Varo, per sapere la verità).
Ma Matrix è altrettanto abile a orientare la protesta verso falsi obiettivi che non disturbano i burattinai più di tanto. 

E' il caso ad esempio della battaglia per l'uscita dall'Euro e la cosiddetta sovranità monetaria, un cosa che al limite creerebbe una situazione ancora più favorevole per i disegni dei grandi speculatori.
Per esempio,  gli amichetti della City di Nigel Farage, avrebbero la ghiotta occasione di  papparsi gli assett strategici italiani o greci (spiagge, infrastrutture, porti, aziende) a prezzi di gran lunga inferiori, se potessero comprare in una moneta "debole" come la liretta, o la dracmina piuttosto che in una valuta forte come l'Euro.

Uscire dall'Euro in queste condizioni e a questo stadio è dannoso.
Va fatto ma non unilateralmente.
Vanno messe insieme le intelligenze migliori dei paesi del sud per concordare una uscita collettiva e atterrare con il paracadute, piuttosto che buttarsi giù da soli senza paracadute.

Inoltre per la sovranità nazionale l'uscita unilaterale dall'Euro è irrilevante.

Per la sovranità nazionale non dobbiamo uscire dall'Euro.

Dobbiamo uscire da Matrix. 

Non dobbiamo riguadagnare una puramente formale sovranità monetaria per poi magari essere liberi di stampare tonnellate di lira/cartastraccia per pagare il petrolio o le derrate alimentari di filiera lunga.

Dobbiamo mirare a smetterla di comprare petrolio e cibo di filiera lunga e mirare a produrre tutta l'energia e il cibo che ci servono localmente secondo processi rispettosi delle leggi della termodinamica e della biosfera che ci ospita. 

Dobbiamo mirare a produrre quanti più beni e servizi tramite distretti di manifattura additiva in rete fra di loro anzichè in grandi acciaierie e impianti industriali pesanti centralizzati, implementando modelli a bassa intensità di capitali e alta intensità di lavoro.

Dobbiamo mirare alla sovranità energetica, alimentare, produttiva.

Azzerando i rifiuti e riutilizzando e riciclando tutto!

Da oggi abbiamo uno strumento in più per capire tutto questo.

Infatti il prestigioso magazine on line di affari europei in italiano EUNEWS.eu pubblica una prima intervista a "Varo" in Italiano.

E sono delle vere e proprie sciabolate di luce nelle tenebre orwelliane in cui Matrix ci ha cacciato. 

Prendete tutti la prima pillolina rossa. 

Ma proprio tutti.



“Tutto quello che vi stanno raccontando sulla ripresa greca è falso”. Intervista a Yanis Varoufakis, l’economista di Tsipras


“La crescita greca è un’invenzione, il paese è in piena Grande Depressione, e tutto questo perché si è scelto di salvare le banche a spese dei cittadini. Ma ora, con Tsipras, il paese è pronto a cambiare rotta. E a far cambiare rotta all’Europa”. Parola di Yanis Varoufakis, economista molto vicino a Syriza.

Yanis Varoufakis, classe 1961. "Varo"
Il 9 dicembre 2014 verrà ricordato come l’inizio della “seconda crisi dell’euro”? In un solo giorno la borsa di Atene ha perso quasi il 13% del suo valore, mentre i tassi di interesse sui titoli di stato greci a dieci anni sono schizzati dal 5.5% al 9%. A scatenare il panico sui mercati la decisione del primo ministro Antonis Samaras di anticipare a questo mese l’elezione del presidente della Repubblica. Si tratta di un azzardo non da poco per Samaras: se non sarà in grado di ottenere un numero sufficienti di voti in parlamento per il suo candidato, l’ex commissario europeo per l’Ambiente e più volte ministro Stavros Dimas, la Costituzione prevede la convocazione di nuove elezioni politiche. E al momento tutti i sondaggi danno favorita Syriza, la forza della sinistra radicale guidata da Alexis Tsipras. Ecco spiegata la reazione isterica da parte dei mercati, e quella altrettanto preoccupata dell’establishment europeo, con il presidente della Commissione europea che si è espresso a nome di tutta Bruxelles, o quasi, augurandosi che i greci non votino “in modo sbagliato”. Tali reazioni sono difficili da giustificare: a dispetto di quello che spesso riportano i giornali, Tsipras non ha nessuna intenzione di portare la Grecia fuori dall’euro, e per quel che riguarda il suo piano di ristrutturazione del debito greco – l’ipotesi che probabilmente spaventa di più i mercati –, la sua intenzione non è quella di colpire i creditori privati ma piuttosto i creditori ufficiali: l’Unione europea e in particolare la Germania (che detengono il grosso del debito greco). Di questo e altro abbiamo parlato con Yanis Varoufakis, economista molto vicino a Syriza nonché autore della “modesta proposta” per riformare l’eurozona.
La Grecia, che oggi mostra un tasso di crescita economica tra i più alti di tutta l’Unione, viene presentata dai fautori dell’austerità come una dimostrazione dell’efficacia del consolidamento fiscale e della svalutazione interna, che avrebbero reso l’economia greca più efficiente e competitiva. Cosa ne pensa?
Penso che sia una perversa distorsione della realtà. La Grecia è in piena Grande Depressione. Sono sette anni che i redditi e gli investimenti nel paese sono in caduta libera; questo ha determinato una vera e propria crisi umanitaria. E ogni anno la Commissione europea, la Bce e il Fondo monetario internazionale ci dicevano che la ripresa era “dietro l’angolo”. Non era affatto così. E adesso, sulla base di un trimestre di crescita del Pil reale, sono tutti lì a festeggiare la “fine” della recessione! Ma se si guardano attentamente i numeri, ci si rende conto che siamo ancora in recessione, anche in base ai dati ufficiali.
La spiegazione è piuttosto semplice: nello stesso periodo in cui il Pil reale è cresciuto dello 0.7%, i prezzi sono caduti in media dell’1.9%. Per chi non lo sapesse, il Pil reale equivale al Pil nominale (ossia calcolato in euro) diviso per l’indice dei prezzi (il cosiddetto deflattore del Pil). Considerando che questo indice è sceso dell’1.9%, e che il Pil reale è aumentato solo dello 0.7%, questo vuol dire che il Pil misurato in termini nominali, ossia in euro, è sceso! Dunque la crescita del Pil reale non dipende dal fatto che il reddito nazionale, in euro, è cresciuto; dipende dal fatto che esso è caduto più lentamente dei prezzi. E ora l’establishment politico, sia europeo che nazionale, vorrebbe vendere ai greci questo piccolo trucco contabile come la “fine della recessione”. Ma non funzionerà.
Pil al -25%, disoccupazione ai massimi livelli dai tempi della seconda guerra mondiale: pensa che questi siano semplicemente gli effetti indesiderati di politiche “sbagliate”, o possono essere considerati il frutto di un disegno preciso?
Nessuna delle due, credo. Queste politiche erano le uniche che non comportavano un’ammissione del fatto che l’architettura dell’eurozona è fondamentalmente disfunzionale, e che la crisi era sistemica e non “greca”. Ma soprattutto, erano le uniche ad essere compatibili con quello che era l’obiettivo principale dell’establishment: salvaguardare i banchieri da qualunque tentativo di espropriazione da parte dell’Unione europea o degli stati membri. Ed è così che una nazione piccola ma fiera è stata costretta a implementare una feroce politica di svalutazione interna che ha causato e sta causando enormi sofferenze alla popolazione, oltre ad aver fatto lievitare il debito privato e pubblico del paese a livelli insostenibili, e tutto questo per mantenere l’illusione che l’architettura dell’eurozona fosse sostenibile, e per scaricare le perdite colossali delle banche private sulle spalle dei cittadini comuni, dei lavoratori e dei contribuenti. Una volta decisa la strategia, l’hanno poi ammantata di propaganda neoliberista per renderla più appetibile…
I mercati hanno reagito in maniera isterica alla decisione di procedere all’elezione anticipata del presidente della Repubblica, perché temono che questo spianerà la strada ad elezioni politiche anticipate. È una paura giustificata? E perché temono così tanto la prospettiva che la Grecia torni alle urne?
Sì, è giustificata. È difficile che Samaras riesca a far eleggere il suo candidato. E quello che temono è lo scoppio delle due bolle economiche gonfiate ad arte da Berlino, Francoforte e Bruxelles negli ultimi anni, quella dei titoli sovrani e quella dei titoli di borsa, che avevano lo scopo di alimentare l’illusione della “ripresa greca”. Ma questo è il destino di tutte le bolle: alla fine scoppiano. E prima lo faranno meglio sarà, perché ci costringerà a guardare finalmente in faccia la realtà e a darci da fare per migliorare le condizioni di vita di tutti, sia in Grecia che nel resto dell’eurozona.
Pensa che la vittoria di Syriza sia un’ipotesi realisticamente possibile? O ritiene che le forze conservatrici dell’establishment greco – ed europeo – siano disposte a tutto pur di sbarrargli la strada?
Entrambe le cose. Non c’è alcun dubbio che le forze dell’establishment faranno di tutto per fermare Syriza, ricorrendo alle più bieche forme di terrorismo psicologico nei confronti dell’elettorato greco. Ma sembra che questa volta tale strategia, già impiegata con successo in passato, sia destinata a fallire. Una vittoria di Syriza al momento sembra sempre più probabile.
Come giudica l’augurio di Juncker affinché i greci non votino “in modo sbagliato”?
Direi che dimostra un profondo disprezzo per la democrazia, e un atteggiamento neocoloniale che si fa beffa dell’idea secondo cui l’Unione rispetta la sovranità dei suoi stati membri. In teoria, è la Commissione europea che è tenuta a rispondere delle sue scelte di fronte ai cittadini degli stati membri, e non i cittadini che sono tenuti a rispondere delle loro scelte di fronte alla Commissione. E per definizione la Commissione non può esprimere alcun giudizio di merito sull’esito di un’elezione. E non può di certo dire quale sia il candidato “giusto” e quello “sbagliato”. Con questa affermazione, Juncker ha fatto cadere ancora più in basso la reputazione della Commissione, già ai minimi storici, e ha allargato ancora di più il deficit democratico dell’Ue. Il suo intervento è stata una delle mosse più anti-europee che si potessero immaginare, in quanto è riuscito a delegittimare in un colpo solo sia la Commissione che l’Unione stessa.
Ci può descrivere in breve i punti principali del programma di Syriza?
In primo luogo, un governo guidato da Syriza farà di tutto per far sì che l’Europa affronti i nodi che finora si è rifiutata di affrontare: la disfunzionalità dell’architettura dell’eurozona, e il fatto che i cosiddetti “salvataggi” della troika – che erano tutto fuorché dei salvataggi – sono stati molto deleteri sia per i paesi della periferia che per quelli del centro, inclusa la Germania. In secondo luogo, si sforzerà di ricostruire e di rimettere in moto l’economia sociale della Grecia per mezzo di un “New Deal per l’Europa” finalizzato a tirare tutta la periferia, e non solo la Grecia, fuori dalla depressione. Infine, si adopererà per riformare sia il settore privato che quello pubblico al fine di incrementarne la creatività e la produttività, e per costruire una società migliore.
Il ritorno alla normalità passa necessariamente per un default su una parte del debito pubblico?
Sì, e questo non vale solo per la Grecia. La Grecia farà senz’altro default a un certo punto, ma probabilmente non lo farà in maniera formale, ma con un taglio del debito greco nei confronti del resto dell’Europa. E a quel punto, poco dopo, seguiranno l’Italia e poi la Spagna e il Portogallo. Di fatto rappresenterà il primo passo verso una specie di unione fiscale: quando uno stato ha avuto in prestito dagli altri e non è in grado di ripagare al tasso concordato, è una specie di unione fiscale, ma una specie terribile, la peggior specie, un’unione fiscale per default.
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Per maggiori informazioni, ecco il blog di "Varo"...
http://yanisvaroufakis.eu/
E questo è il link al sito di EU NEWS(http://www.eunews.it/2014/12/17/tutto-quello-che-vi-stanno-raccontando-sulla-ripresa-greca-e-falso/27432


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