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sabato 18 giugno 2016

BREXIT, l'inizio del collasso dell'Europa?


Ma nemmeno per sogno!
Tutt'altro.
Avevo deciso di mantenere un dignitoso riserbo su una questione come la Brexit, che tutto sommato mi è sempre sembrata una questione interna al Regno Unito, di ben poco interesse al di qua della Manica, ma di fronte allo tsunami di idiozie, imprecisioni, ipotesi fantasiose e falsità che si sentono ripetere in dibattiti televisivi e sui media mainstream ho deciso che non posso più tacere.
Khol e Mitterand a Verdun nel 1984
Osserverò preliminarmente che improvvisamente l'Italia si scopre stracolma di improbabili esperti di questioni europee che si auto eleggono depositari di verità assolute sull'Europa solo per aver letto mezzo articolo o aver visto un video di qualche  altrettanto improvvisato blogger anti europeista.
A queste persone (che in media  erano all'asilo quando io  mi trasferivo a Bruxelles) viene incautamente data la parola in programmi televisivi che hanno lo stesso rigore metodologico e etico della imitazione che Crozza fa di Renzi e Poletti.
Chi scrive invece,  l'Europa la conosce per averla vissuta, nel bene e nel male fin dal 1985, dall'Europa Sociale di Jacques Delors che aveva il compito di esportare diritti e sostenibilità in Cina e nei paesi in via di sviluppo, all'Europa della Pace di Khol e Mitterand che si tengono per mano a Douaumont cimitero militare del luogo simbolo del carnaio bellico, Verdun. Fino all'Europa  del referendum anti Costituzione Europea di Chirac nel 2004 e l'Europa della dittatura degli speculatori finanziari di Wofgang Schauble (non dico della Merkel perchè solo un ignorante può mettere la Merkel
Merkel Schauble. Un rapporto conflittuale.
fra gli amici delle banche, quando tutti gli osservatori più accorti di questioni europee sanno benissimo che lei è fra i peggiori nemici della speculazione finanziaria, che in Germania trova la sua sublimazione mondiale - 75 mila miliardi di titoli tossici del gruppo Deutsche Bank, 10 volte il PIL tedesco  (vedere link a fondo pagina).
Ma non divaghiamo e torniamo alla Brexit.
Nei miei 29 anni di esperienza europea e di lavoro a Bruxelles, ho imparato che non ci sono paesi buoni e paesi cattivi. Che i tedeschi non sono tutti "crucchi nazisti", i francesi non sono tutti arroganti militaristi, gli italiani non sono tutti mafiosi. E i britannici non sono tutti ignoranti xenofobi pieni di pregiudizi, che certo ci sono e sono molto radicati, specialmente  a causa dell'isolamento culturale - il cosiddetto fattore "isola"- della Gran Bretagna. Ma in Gran Bretagna si elegge anche un sindaco   come Sadiq Khan a Londra e ci sono persone meravigliose che si battono per i diritti umani e del lavoro come Jo Cox, recentemente uccisa da un criminale squilibrato al grido di "Great Britain First!"
Sarah Wagenknecht
Ho imparato che lo schieramento di difensori dei diritti sociali e dell'ambiente è trasversale a tutti i Paesi, e che se la Germania è il Paese in cui le decisioni economiche le prendono i fantocci della speculazione finanziaria come il mefistofelico Jens Weideman, la Germania è anche il paese di Oskar Lafontaine, Sarah Wagenknet della Linke che esprimono con grande coraggio la loro repulsione verso le politiche economiche dominate dalla finanza speculativa a cui il governo tedesco è sottomesso e a cui cerca ripetutamente di sottomettere i partner europei con rivoltante moralismo (si veda il video di uno dei suoi interventi nel Bundestag alla fine dell'articolo).
Ma se le generalizzazioni e i pregiudizi basati sulle appartenenze nazionali sono fuorvianti, il giudizio politico su come votano i rappresentanti dei governi nel Consiglio europeo è doveroso. E qui la condanna della Gran Bretagna è totale. Quando c'è da prendere una posizione favorevole alla grande speculazione finanziaria, sfavorevole ai diritti dei lavoratori, razzista, anti sociale, nuclearista, ultra liberista, il governo britannico non delude mai! Sì perchè chiunque sieda a Downing Street 10, le decisioni non si prendono là ma nella City. Cito a memoria: quando si è trattato di decidere le politiche energetiche europee in favore delle rinnovabili e della sostenibilità, mentre Tony Blair continuava a blaterare di nucleare ecologico (e dopo di lui Milliband), la Merkel riusciva a imporre il 20 20 20.  Quando si è trattato di proteggere i consumatori e la salute degli europei con il Regolamento REACH per limitare le immissione di
Il mio commento su Liberazione a luglio 2006 in merito al discorso di insediamento di Tony Blair per la Presidenza UE-UK
sostanze tossiche nell'ambiente, il governo britannico è sempre stato fedelmente e totalmente dalla parte degli inquinatori nel nome della libertà di impresa e del mercato, contrastando fino al dileggio gli sforzi del relatore italiano Sacconi annacquando moltissimo il suo testo,  a sostegno invece  delle posizioni dei produttori di veleno e di morte. Quando si è discusso della direttiva Bolkstain che mirava a liberalizzare i servizi livellando al ribasso anzichè al rialzo i diritti dei lavoratori e dei consumatori, le lobby che volevano imporre condizioni normative e salariali polacche in Francia o rumene in Gran Bertagna, erano sempre loro, il governo britannico. Quando si è trattato di salvaguardare le produzioni culturali europee dallo strapotere dei grandi monopoli culturali di oltreoceano, chi starnazzava acutamente contro le imposizioni di quote nella programmazione dei media europei? Sempre loro, il governo britannico.
Quando si è trattato di costruire una europa dove le persone potessero circolare liberamente come già facevano (purtroppo) i capitali finanziari speculativi, chi si oppose strenuamente al trattato di Schengen mantenendo la vergogna delle frontiere alla propria isola? Indovinato! Sempre i britannici.
Per non parlare dell'Euro, che la Gran Bretagna rifiutò perchè le faceva paura l'integrazione politica mentre quella economica già ce l'aveva. Gordon Brown confermò l'opt out deciso da John Major nel 1992 dall'Unione Monetaria per il
Gordon Brown
suo Paese in una staffetta bipartisan in cui gli interessi della City venivano prima di qualunque differenza ideologica fra Laburisti e conservatori. Infatti l'entrata nell'Euro non conveniva ai grandi trader (= speculatori finanziari) della City di Londra che imposero 5 condizioni supplementari inaccettabili per i partner europei, perchè in realtà preferivano poter giocare sul differenziale fra Euro e Sterlina per poter effettuare le loro operazioni speculative su scala continentale, cosa che non avrebbero potuto fare se non ci fosse stato più il cambio Sterlina/Euro. Ciò nonostante, la Banca d'Inghilterra rimane proprietaria di una delle quote più rilevanti della BCE, il che le permette di condizionare pesantemente  le politiche monetarie europee pur non essendone membra.  Il classico piede in due scarpe, non c'è che dire.
Alla luce di questa necessariamente sintetica ricostruzione del rapporto fra UE e UK, possiamo ritornare dunque alla domanda iniziale. Se il Regno Unito uscisse dall'UE, questa sarebbe l'inizio della fine per l'integrazione Europea? Assolutamente no! Sarebbe un nuovo inizio. Libera dal suo membro più ultraliberista l'Europa sarebbe libera di riscoprire la sua anima sociale. La sua anima vera. In Consiglio non ci sarebbe più bisogno di fare i conti in continuazione con le posizioni egoiste, nazionaliste e anti europeiste del Regno Unito e nel Parlamento Europeo e nella Commissione, le lobby avrebbero una sponda in meno. Una sponda determinante. In caso di Brexit, la Gran Bretagna sarebbe libera di cacciare gli stranieri, ma in realtà non lo farebbe perchè le servirebbero come massa di riserva per mettere pressione sui lavoratori britannici perchè accettino condizioni salariali cinesi (come predicava Tony Blair e il New Labour durante la Presidenza Britannica del 2006, in nome della "competitività delle imprese europee con quelle cinesi" vedere il mio articolo sopra del 2006 su Liberazione).
Non dovendo più rispettare normative sociali e ambientali europee sempre vissute dallo UK come un fastidioso impedimento alla massimizzazione dei profitti dei loro gruppi finanziari, in breve tempo le imprese britanniche schiaccerebbero i propri lavoratori in condizioni disumane con il prendere o lasciare. E molti lascerebbero. E ce li ritroveremmo in Europa, dove la sanità continuerebbe ad essere pubblica, il salario minimo garantito, le ferie pagate e la dignità del lavoro rispettata. La Sterlina comincerebbe a deprezzarsi rispetto alle altre valute mondiali costringendo la City a reclamare a gran voce un ritorno in Europa e probabilmente addirittura nell'Euro
A quel punto il governo Britannico sarebbe costretto a una indecorosa e precipitosa marcia indietro, ammettendo che i vantaggi dell'integrazione Europea per UK sono di gran lunga superiori agli svantaggi. Ma tutto questo gli inglesi lo sanno benissimo.
E per questa ragione penso proprio che voteranno per rimanere in Europa. Mica sono scemi gli inglesi. Del resto gli Stati Uniti d'Europa sono una loro idea...

We must build a kind of United States of Europe.
In this way only will hundreds of millions of toilers 
be able to regain the simple joys and hopes 
which make life worth living.
Winston Churchill















Approfondimenti.

Sarah Wagenknecht
https://www.youtube.com/watch?v=lIi4a7ri-dc

I cinque criteri economici di Gordon Brown per l'entrata del Regno Unito nell'Euro
https://it.wikipedia.org/wiki/Cinque_criteri_economici

A proposito dei 75.000 miliardi di euro di derivati delle banche tedesche:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/08/deutsche-bank-i-rischi-nascosti-nel-bilancio-ecco-perche-il-mercato-scommette-contro-la-prima-banca-tedesca/2439466/

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