Mentre in Germania il sistema di restituzione su cauzione di imballaggi e bottiglie registra un successo senza precedenti ( si veda https://berlinocacioepepemagazine.com/quel-successo-del-vuoto-a-rendere-pfand-in-germania-che-in-italia-rimpiangiamo-345454/)
In Italia, il dibattito politico recente viene invece polarizzato sulla questione dei rifiuti a Roma dove mentre la situazione degenera con l'amministrazione che si distingue per scelte incomprensibili ai limiti
dell'autolesionismo. Prima infatti viene nominata assessore Paola Muraro, dopo 12 anni di
consulenze in AMA (la municipalizzata romana per la gestione dei
rifiuti e la protezione dell'ambiente) incarico che ha svolto fra polemiche e controversie per poi dimettersi dopo essere stata inquisita sempre per fatti legati al suo ruolo in AMA. poi viene nominata Pinuccia Montanari, persona capacissima che aveva dato ottima prova di se a Reggio Emilia e Genova, però le vengono legate le mani impedendole di prendere qualunque cosa fino alle inevitabili dimissioni finali sempre per questioni legate ai rifiuti. Voglio prendere questa palla al balzo per riportare l'attenzione sulla causa del
problema e non sui suoi effetti.
In Italia, il dibattito politico recente viene invece polarizzato sulla questione dei rifiuti a Roma dove mentre la situazione degenera con l'amministrazione che si distingue per scelte incomprensibili ai limiti
dimissionaria, Pinuccia Montanari |
Roma
è una città che produce all'incirca 3000 tonnellate di rifiuti
indifferenziati al giorno (al giorno!!!). 2300 tonnellate finiscono
nei 4 impianti di TMB (Trattamento Meccanico Biologico) romani (due
di proprietà AMA, contestatissimi perché ammorbano e infestano zone
abitate a Rocca Cencia e sulla Salaria) due di proprietà
dell'immarcescibile Cerroni, a Malagrotta. E le altre 700
tonnellate? Vengono esportate. In provincia (Aprilia) in Regione
(Frosinone), e perfino fuori regione (in Abruzzo). Arriva la Muraro
e decide che basta esportazioni. Dall'alto della sua pluridecennale
esperienza comincia con le buone o con le cattive a imporre che le
tonnellate residue vadano al
tritovagliatore di Rocca Cencia, impianto sotto sequestro per mancata osservanza delle norme di
sicurezza che produce rifiuti sminuzzati ma non li separa secondo la
tipologia. Il più agghiacciante modo di chiudere il ciclo dei
rifiuti. Ancora più agghiacciante è che tale proposta ridà fiato e
protagonismo all'autocrate autoreferenziale Cerroni che ha costruito
un impero sulla “monnezza” reclamando anche la gratitudine dei
romani (“Senza di me sarete sommersi dalla spazzatura”).
Comincia
così una stucchevole querelle sulla destinazione delle tonnellate
“orfane”.
Esportazione o Cerroni?
Ancora il 6 maggio scorso. In piena campagna elettorale, la Muraro affermava in un comunicato stampa emesso in qualità di Presidente dell'ATIA ISWA, che il sistema impiantistico di Roma era sottodimensionato e insufficiente rispetto alle esigenze di una “moderna” gestione dei rifiuti, (sic!). Ecco. Io vorrei sottrarmi a questo dilemma del diavolo che tradisce immediatamente i limiti culturali (oserei definirli mentali) di persone come la Muraro, abituate ad affrontare il tema dei rifiuti in chiave di smaltimento e di impiantistica, di mercato e di “fabbisogno”. Il cibo, i vestiti, le auto, possono essere interpretati in chiave di fabbisogno. I rifiuti no! I rifiuti non sono neanche un mercato (benchè abbiamo fatto la fortuna dei vari Cerroni). Perchè a parte che i rifiuti non dovrebbero neanche esistere, la loro esistenza pone problemi che vanno affrontati in chiave di servizi alla comunità. Se le zanzare ci infestano, o i topi ci invadono, la disinfestazione o la derattizzazione non sono “un mercato”, ma un servizio. Stressa cosa per i rifiuti.
Esportazione o Cerroni?
Ancora il 6 maggio scorso. In piena campagna elettorale, la Muraro affermava in un comunicato stampa emesso in qualità di Presidente dell'ATIA ISWA, che il sistema impiantistico di Roma era sottodimensionato e insufficiente rispetto alle esigenze di una “moderna” gestione dei rifiuti, (sic!). Ecco. Io vorrei sottrarmi a questo dilemma del diavolo che tradisce immediatamente i limiti culturali (oserei definirli mentali) di persone come la Muraro, abituate ad affrontare il tema dei rifiuti in chiave di smaltimento e di impiantistica, di mercato e di “fabbisogno”. Il cibo, i vestiti, le auto, possono essere interpretati in chiave di fabbisogno. I rifiuti no! I rifiuti non sono neanche un mercato (benchè abbiamo fatto la fortuna dei vari Cerroni). Perchè a parte che i rifiuti non dovrebbero neanche esistere, la loro esistenza pone problemi che vanno affrontati in chiave di servizi alla comunità. Se le zanzare ci infestano, o i topi ci invadono, la disinfestazione o la derattizzazione non sono “un mercato”, ma un servizio. Stressa cosa per i rifiuti.
Bisogna
cambiare totalmente paradigma e cominciare a parlare di CHIUSURA
VIRTUOSA DEL CICLO DEI CONSUMI- Per chiudere il ciclo dei consumi
senza rifiuti è necessario adottare le pratiche dell'economia
circolare. Non mi dilungherò nella definizione dell'Economia
Circolare che in questo momento è stata adottata dall'UE come nuova
frontiera della strategia rifiuti zero, e si sta lavorando a un
pacchetto di proposte per ridurre progressivamente il quantitativo di
rifiuti prodotti sia indifferenziati, che differenziati, con dei
precisi obiettivi
poco ci chiederà l'Europa con il pacchetto Economia Circolare) si può sempre fare Santiddio! E' possibile ipotizzare attività per ridurre i rifiuti a Roma secondo un calendario realistico e mettendo in campo le necessarie azioni (che hanno a che fare con i comportamenti individuali e della Comunità e non con gli “impianti”)? Si è possibile. Senza se e senza ma. Lo stanno facendo in molti comuni anche in Italia (Parma, Ragusa, Formia, Tivoli, Rieti fra gli altri). Ci sono tecniche e azioni ispirate al decalogo rifiuti zero di Paul Connett (banche del riuso, centri di riparazione, riciclo di filiera corta, centri di compostaggio di comunità etc).
Ma soprattutto ci sono esempi virtuosi in paesi del Nord Europa, che hanno ridotto così tanto i rifiuti da incenerimento che per poter ammortizzare gli inceneritori incautamente impiantati negli anni 90, sono costretti a importare spazzatura dall'Italia. In Germania non si trova più una bottiglia, una lattina, un imballaggio per strada. Come mai? I tedeschi sono più civili di noi italiani? Siamo seri. E' che in Germania c'è una strategia di premialità spinta verso i comportamenti virtuposi per cui gettare costa, mentre conferire rende. Vediamo meglio.
Si
chiama Pfand ( o normativa Dpg Deutsche Pfandsystem GmbH), ed è uno
straordinario metodo di rimessa in circolo adottato
in Germania già da qualche anno. Pfand in italiano potrebbe essere tradotto come “vuoto a
rendere” o come “deposito”. Si tratta di un metodo di raccolta
di rifiuti efficacissimo e all’avanguardia in Europa.
Come
funziona lo Pfand?
E'
presto detto: lo Stato, per l’acquisto di bottiglie e recipienti
in vetro, PET, allumino e polistirolo, impone una cauzione con un
sovrapprezzo aggiuntivo all'atto della vendita (chiamato appunto Pfand), che il compratore
si vedrà restituire al momento della restituzione del vuoto non
appena avrà consumato il prodotto. In pratica quindi se io acquisto
una bottiglia di acqua minerale, dal costo di 0,90 cent, dovrò
pagare alla cassa una cauzione (generalmente 0,25 cent), Quindi 1
Euro e 15 cent, di cui mi vedrò restituire i 25 cent di cauzione.
L'aspetto
originale del sistema tedesco è che bottiglie e contenitori vuoti
possono essere restituiti da chiunque a chiunque!
Dunque
non necessariamente dal compratore al negoziante che gli ha venduto
il prodotto.
Qualunque
negoziante è tenuto a provvedere al rimborso del vuoto, o
alternativamente a dotarsi di un distributore automatico per
effettuare l'operazione (il cosiddetto “reverse vending”) veri e
propri “cassonetti elettronici” che rilasciano uno scontrino
recante il numero dei recipienti introdotti e il corrispettivo che
verrà corrisposto in denaro o in buoni sconto sulla spesa in
quell'esercizio bottiglie gettate e il prezzo del rimborso dovuto,
con il quale recandosi in qualsiasi supermercato si può ottenere il
corrispettivo dovuto. In altre parole, i rifiuti da riuso o riciclo vengono pagati per unità e non a peso. Le
macchine predisposte alla raccolta (reverse Vending machines)
leggono il logo “Pfand” che lo Stato tedesco impone a tutte
le industrie produttrici di acqua minerale e di qualsiasi altro
prodotto commercializzato in recipienti di plastica o vetro. In
sostanza tutti i produttori sono obbligati ad attuare lo Pfand: ossia
le bottiglie prodotte dall’industria dovranno essere raccolte,
sterilizzate da apposite ditte di
smaltimento tedesche e riconsegnate
alle relative industrie, le quali quindi provvederanno a riciclarle o
a riutilizzarle rimettendole sul mercato. Il sistema del riciclo quindi è
stato reso non solo obbligatorio per tutte le industrie produttrici,
ma introduce quella premialità motivante che incentiva i
consumatori. I cittadini infatti sono motivati oltre che
dalla loro sensibilità ambientale, e dal combattere l'iperconsumismo
folle delle nostre società anche dalla remunerazione economica (100
bottiglie sono 25 euro!)
Questo
modo di raccolta dei contenitori usati garantisce innanzitutto il
riuso (importantissimo per il vetro) e rallenta notevolmente la
produzione e la immissione nell'ambiente di nuovi contenitori e il
conseguente enorme spreco dell'intero ciclo produttivo usa e getta-un
ciclo produttivo costoso e notevolmente inquinante. Una conseguenza
importante della legislazione Pfand è che le imprese hanno smesso di
produrre contenitori a base di petrolio ed altre sostanze di
scarto
industriale che contribuiscono all’inquinamento ambientale e delle
falde acquifere. Grazie allo Pfand in Germania si è ridotta la
produzione di bottiglie in plastica mentre aumentano le ditte
produttrici che scelgono di fornire i propri prodotti in bottiglie di
vetro, meno deteriorabili delle bottiglie in plastica, riutilizzabile
e più facile da riciclare e pulire rispetto alle di bottiglie in
plastica.
Così
nei supermercati tedeschi contenitori di vetro diventano sempre più
comuni, mentre quelli di plastica, sono quasi scomparsi.
Lo
Pfand ha costretto anche i produttori stranieri che vogliono vendere
i propri prodotti in Germania, ad adeguarsi per non doversi ritirare
dal ricco mercato tedesco. Le marche straniere produttrici di acqua e
altre bevande che non portano sull’etichetta il logo Pfand non
vengono accettate nella distribuzione tedesca, perché se le
accettano poi devono tenersele sullo stomaco in giacenza in quanto
non possono farle entrare nel circuito Pfand.
Le
ditte italiane, per essere in regola con la normativa dello Pfand, devono
aprire un conto corrente al Gewerbe (licenza d’esercizio) tedesco.
Inoltre, per poter stampare il codice Pfand sull’etichetta (che
permette il riconoscimento delle bottiglie nelle macchine di "reverse vending"), le
ditte devono avere un’autorizzazione internazionale che viene
rilasciata previo pagamento di una tassa
Gli esportatori stranieri che non vogliono adeguarsi, devono rassegnarsi a scomparire dal mercato tedesco per … “incompatibilità ambientale”! E non ci fanno una bella figura.
La Germania è stata così in grado di costituire un sistema di riciclo ecosostenibile e soprattutto utile, che ha fatto scuola ed è stato rapidamente adottato in molti Paesi d'Europa.
Gli esportatori stranieri che non vogliono adeguarsi, devono rassegnarsi a scomparire dal mercato tedesco per … “incompatibilità ambientale”! E non ci fanno una bella figura.
La Germania è stata così in grado di costituire un sistema di riciclo ecosostenibile e soprattutto utile, che ha fatto scuola ed è stato rapidamente adottato in molti Paesi d'Europa.
Purtroppo
non così in Italia dove manca una legislazione nazionale che ne
permetta l'espansione per cui il sistema dello Pfand è stato
adottato in Italia solamente in alcuni comuni del Piemonte (
Alessandria e Valenza) e questo, pur costituendo un primo
piccolissimo passo verso l’applicazione obbligatoria in Italia di
tale sistema, fa riflettere comunque sull'arretratezza dello Stato italiano
in termini di smaltimento di rifiuti rispetto al resto d’Europa.
In
italia la situazione è regolata da normative antiquate e pensate su
misura per le lobby del riciclo industriale che escludono i cittadini
e la comunità, mentre invece lo Pfand è basato sulla collaborazione fra cittadini, negozianti, aziende e comunità. Sarebbe
dunque auspicabile che il parlamento italiano discutesse al più
presto la proposta di Legge di Iniziativa Popolare che prevede un
sistema molto simile, sempre ammesso che la nostra politica riesca a
superare la dipendenza psicologica (e non solo) dalle lobby che fanno
soldi con lo smaltimento e i grandi impianti.
Ma anche in assenza di una normativa nazionale, a Roma, se l'assessorato fosse retto da una personalità capace di uscire dal dilemma del diavolo fra esportazione e incenerimento locale, non è impossibile inventarsi sistemi premiali incoraggianti ispirati allo Pfand per diffondere localmente quella cultura del vuoto a rendere che porta vantaggi economici a tutti i cittadini e non li restringe mafiosamente solo a poche cooperative “elette” stile Buzzi e Carminati (ebbene si, sempre loro, anche nei rifiuti... )
Ma anche in assenza di una normativa nazionale, a Roma, se l'assessorato fosse retto da una personalità capace di uscire dal dilemma del diavolo fra esportazione e incenerimento locale, non è impossibile inventarsi sistemi premiali incoraggianti ispirati allo Pfand per diffondere localmente quella cultura del vuoto a rendere che porta vantaggi economici a tutti i cittadini e non li restringe mafiosamente solo a poche cooperative “elette” stile Buzzi e Carminati (ebbene si, sempre loro, anche nei rifiuti... )
Per
approfondire il modello Pfand Tedesco:
3)
http://www.bmub.bund.de/fileadmin/Daten_BMU/Download_PDF/Abfallwirtschaft/pfandpflicht_faq_de_bf.pdf
4)
5)
https://www.youtube.com/watch?v=eUoBajxNuOs
https://www.youtube.com/watch?v=eUoBajxNuOs
6)
https://www.youtube.com/watch?v=JIEaNooqkvw
https://www.youtube.com/watch?v=JIEaNooqkvw
7)
https://www.youtube.com/watch?v=lg1h7X4QgRY
https://www.youtube.com/watch?v=lg1h7X4QgRY
In
relazioni alle posizioni espresse da Paola Muraro sui
rifiuti
:http://www.atiaiswa.it/2016/05/07/la-gestione-dei-rifiuti-a-roma/
:http://www.atiaiswa.it/2016/05/07/la-gestione-dei-rifiuti-a-roma/
http://www.atiaiswa.it/2014/07/29/trashed-la-disinformazione-ambientale/
Per approfondire l'Economia circolare:
http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-15-6204_it.htm
http://cetri-tires.org/press/2015/nasce-lalleanza-per-leconomia-circolare/
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