mercoledì 16 luglio 2014

Fra pensiero fossile e pensiero solare: le strategie energetiche della Presidenza Italiana 2014


Uno dei dossiers più scottanti che l'Italia eredità dalla precedente presidenza semestrale (che era retta dalla Grecia) è quello dell'energia, vista sotto due aspetti.
Il primo è quello delle strategie energetiche di medio termine per fissare gli obiettivi energetici e climatici a orizzonte 2030.
Il secondo è quello della revisione degli obiettivi già fissati a breve termine (orizzonte 2020)
LA POLITICA ENERGETICA DELL'UNIONE AL 2030
Per quanto riguarda il primo ambito, nel programma della Presidenza semestrale (che fissa l'obiettivo di ottenere una decisione al Consiglio Europeo di ottobre), si rivela una forte tensione ideale (in sintonia con le strategie energetichee eurupee) verso l'obiettivo di decarbonizzare l'economia europea in tempi rapidi anche come fattore di competitività dell'impresa continentale. Sarebbe qui consigliabile gettare il cuore oltre l'ostacolo e spingere per obiettivi forti e ambiziosi, capaci di creare una nuova dinamica ppolitica positiva,come fu nel 2007,  per esempio proporre di portare il 20 20 20 previsto per il 2020, a un tondo 50 500 50 per il 2030.
Infatti nel documento preparato dalla presidenza italiana si può leggere che "i passi che l’UE farà oggi saranno fondamentali per operare una decarbonizzazione efficace dal punto di vista dei costi e per ridurre i gas ad effetto serra, tenendo conto della competitività industriale e della massimizzazione dei benefici economici, tra cui l’innovazione, la crescita e l’occupazione". Sempre in materia di crescita e occupazione, emerge una forte consapevolezza che questi elementi positivi sono legati anche alla strategia energetica che viene adottata, consapevolezza che si delinea nella parte del programma in cui si parla in questi termini  addirittura di un "semestre verde", "l’integrazione delle priorità ambientali potrebbe aumentare le opportunità di crescita e di occupazione e contribuire alla promozione di un’economia eco-sostenibile, efficiente nell’uso delle risorse e a basse emissioni di CO2 (“green economy”). "
Il documento va addirittura nel dettaglio e arriva a dire che "La Presidenza italiana intende promuovere un dibattito sulla crescita verde e sulla creazione di posti di lavoro, mediante l’organizzazione di una riunione informale del Consiglio congiunto dei ministri dell’Ambiente e dell’Occupazione". E inoltre si afferma che "tenendo conto delle discussioni in seno al Consiglio informale e basandosi sulle varie comunicazioni in materia di economia verde, già citate, la Presidenza lavorerà per inverdire il semestre europeo, assicurando che i ministri dell’Ambiente apportino al processo contributi tempestivi e adeguati per concorrere alla preparazione dell’Analisi annuale della crescita 2015 e alla revisione della Strategia Europa 2020.
Il programma della Presidenza Italiana  continua affermando che, "le fonti energetiche rinnovabili (tradizionali e innovative) e l’efficienza energetica continueranno a essere vitali per porre le nostre economie su una traiettoria a bassa emissione di CO2, e rimanendo quindi al centro dell’azione dell’UE",  dunque lascia pochi dubbi quanto al fatto che le rinnovabili giochino un ruolo centrale nella strategia energetica di medio termine (il che è rassicurante,  dato l'alto livello di pressione da parte delle lobby fossili e di quelle nucleari per cercare di recuperare il terreno che hanno perso nel 2006/2007 quando le attuali strategie climatiche e energetiche al 2020 sono  state decise).
"La Presidenza italiana incoraggerà una maggiore attenzione alle opportunità per una transizione verso un’economia verde e a basse emissioni di CO2 nel contesto dello sviluppo sostenibile e degli effetti positivi su opportunità di lavoro, migliore efficienza nell’uso delle risorse, equità e qualità della vita. La Presidenza italiana intende promuovere un dibattito sulla crescita verde e sulla creazione di posti di lavoro, mediante l’organizzazione di una riunione informale del Consiglio congiunto dei ministri dell’Ambiente e dell’Occupazione."  Conclude in modo incoraggiante il programma per il semestrale italiano. Il che non è male se si tiene presente che a tenere la relazione principale del suddetto Consiglio Informale (che si è svolto a Venezia nell'ambito della Conferenza "Digital Venice" il giorno 8 luglio)  per  collegare le strategie per l'economia verde alle più ampie strategie per una digitalizzazione dell'economia e della società,  è  stato chiamato Jeremy Rifkin, che ha parlato di "Internet dell'energia e internet delle cose, stampanti 3D, economia della condivisione, valorizzazione del capitale sociale". (il testo della relazione di Rifkin a Venezia è allegato ).
Ma i motivi di soddisfazione finiscono qui.
Infatti, alle ottime affermazioni di principio sembrano seguire proposte incoerenti e rinchiuse in un'ottica esclusivamente finanziaria e speculativa.

LA REVISIONE DELLA POLITICA ENERGETICA DELL'UNIONE AL 2020
In particolare per quello che riguarda il secondo ambito, quello della revisione degli obiettivi a medio termine, la Presidenza Italiana sembra non capire che la parola "revisione" non significa "stravolgimento", come invece ha fatto in Italia il governo e tutti i governi precedenti fin dal 2009.  In particolare  non sono molto coerenti con gli obiettivi europei del cosiddetto pacchetto "clima & energia" iniziative retroattive prese dal governo italiano come il cosiddetto decreto "spalmaincentivi", la tassazione dell'autoconsumo attraverso una inspiegabile estensione degli oneri di sistema a questo tipo di impianti, il capacity payment per gli impiantii fossili e l'esenzione dell'industria energivora dal contributo al finanziamento delle rinnovabili.
Ma lasciando che a  approfondire questi aspetti tecnici siano altri ben più qualificati commentatori in quest'opera, a me preme invece sottolineare come sia insanabiilmente schizofrenico, se non proprio ipocrita, che nel momento in cui il governo italiano si accinge a prendere le redini dell'Europa, al tempo stesso completi l'opera di smantellamento del sistema degli incentivi che era stato messo in piedi da Alfonso Pecoraro Scanio, quando era lui a guidare le politiche ambientali italiane, uno smantellamento peraltro iniziato dal governo Berlusconi e il suo Ministro Romani, nel 2010 e proseguito con ammirevole zelo nei successivi governi Monti e Letta dai ministri Passera e Zanonato.
Del resto questa schizofrenia/ipocrisia si riflette anche nel programma semestrale che risente appunto di un doppio approccio e di una conseguente mancata efficacia di visione e di programmazione. Infatti secondo la proposta di Rifkin, l'introduzione di un nuovo modello energetico solare distribuito e democratico ("l'internet dell'energia") mira non solo a una economia ma anche a una società verde.
E visto che il prestigioso economista americano  è stato fortissimamente voluto come relatore al suddetto Consiglio Informale di Venezia (come peraltro aveva già fatto nel 2007 a Essen sotto presidenza Merkel), non si può non prendere atto che poi la montagna ha partorito il classico topolino.
Infatti se davvero si vuole puntare su  una maggiore attenzione alle opportunità per una transizione verso un’economia verde e a basse emissioni di CO2 nel contesto dello sviluppo sostenibile e degli effetti positivi su opportunità di lavoro, migliore efficienza nell’uso delle risorse, equità e qualità della vita" , come annunciato solennemente dal programma della Presidenza Italiana, poi non ci si può limitare a interventi cosmetici sul mercato dell'energia evitando accuratamente di impartire quegli indirizzi di visione suggeriti appunto da Rifkin con il suo contributo a lui sollecitato.

Quersti indirizzi presuppongono il coinvolgimento della società civile in nuovi e impegnativi programmi che guardino non solo al mercato ma anche alla società civile con la crescente consapevolezza della concreta possibilità di diventare prosumers, (produttori e consumatori) della propria elettricità verde, accelerando il processo che permette al gioco di passare nelle mani di milioni di piccoli imprenditori e proprietari di abitazioni, rendendoli protagonisti del passaggio alle energie rinnovabili secondo un modello non centralizzato (come è stato necessariamente quello delle energie fossili) ma distribuito.

Delle vere e proprie comunità dell'Energia, come proposto da Livio de Santoli con la sua opera omonima del 2012.

Si tratta di un nuovo modello economico e sociale ecologicamente virtuoso perchè rispettoso delle leggi fondamentali della termodinamica, che responsabilizza il cittadino e mette al centro la piccola e media impresa creando una occupazione stabile e legata al territorio.
Questo nuovo modello virtuoso, si è dimostrato in grado di trasformare la nostra società ed economia in tempi molto più rapidi di quanto non si prevedesse anche soltanto 7 anni fa, perchè esso si sviluppa in modo esponenziale e non lineare, come si prevedeva quando venne decisa la strategia energetica che oggi va sottoposta a revisione .
Ecco dunque una buona idea su cui impostare tale revisione.

Il modello energetico distribuito sulle fonti solari, ci permette di abbandonare il "pensiero fossile" che ha permeato e informato le strategie energetiche pubbliche fin dalla scoperta del carbone, e di abbracciare il nuovo "pensiero solare" in cui il passaggio dalle fonti tradizionali fossili e fissili verso le fonti solari e rinnovabili si accompagna al  passaggio del cittadino dalla condizione di consumatore a quella (appunto) di prosumer d’energia e segna un punto di svolta nel modo in cui l’energia viene generata e utilizzata.
Il nuovo "pensiero solare" (che non sembra aver ancora illuminato il Premier Renzi e il suo governo nel complesso) dovrebbe suggerire un approccio e obiettivi molto più ambiziosi. Per esempio visto il successo della penetrazione delle rinnovabili a basso costo marginale, perchè non alzare quell'obiettivo al 25% nella strategiia al 2020, com'era nella proposta originaria del Parlameento Europeo, poi abbassato al 20% per eccesso di realismo (o di pessimismo)?

Invece il programma della Presidenza Italiana, al di là dei proclami altisonanti, venuti al dunque mette la coda fra le gambe e si piega al diktat dei monopoli energetici (il famoso "Magritte Group" (*),  preoccupati solo di non perdere terreno in tempi troppo rapidi, e dunque fautori di una strategia energetica con il freno a mano tirato in relazione alla diffusione delle rinnovabili. Questi gruppi – legati a petrolio, carbone e gas – nel secolo hanno accumulato, spesso in collusione con banche e istituti di credito o con l’ausilio di sussidi statali alquanto favorevoli, ingenti somme di capitale finanziario, che hanno poi impiegato per ottenere il controllo della fornitura elettrica nazionale. Oggi milioni di piccoli soggetti stanno realizzando la rivoluzione dell'energie rinnovabile distribuita e democratica grazie a politiche di incentivi tariffari finanziati da un lieve aumento dei costi nella bolletta elettrica, peraltro compensato dall'abbassamento dei costi generato  dalle energie rinnovabili, tipicamente a costo marginale zero, o quasi zero, quindi più economiche di quelle tradizionali).

Alla fine del 2011 in Germania, il paese che sta guidando questa rivoluzione,  i colossi energetici tradizionali – E.on, Rwe, EnbW e Vattenfall Europe – controllavano solo il 7% della produzione di energia rinnovabile.
I privati cittadini ne controllavano invece «il 40%, gli operatori
energetici di nicchia il 14, gli agricoltori l’11, le varie imprese industriali
ad alto consumo di energia il 9 e le società finanziarie
l’11. Le aziende minori di servizi pubblici, regionali o internazionali,
un altro 7%» (**)

Il dibattito energetico a livello europeo dovrebbe concentrarsi su come estendere rapidamente in tutta l'Europa, anche i Paesi periferici come l'Italia, la "success story" tedesca.
Invece le proposte della Presidenza italiana rimangono racchiuse in un'ottica di pura geopolitica tradizionale delle fonti energetiche tradizionali. Infatti si "intende promuovere un dibattito approfondito sulla proposta di una nuova strategia europea in materia di sicurezza energetica, tenendo conto anche dei risultati della riunione ministeriale sull’energia del G7 di Roma e del vertice G7 di Bruxelles". In altre parole la Presidenza "ritiene che la principale priorità dell’UE sia quella di garantire una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento energetico a tutti gli Stati membri, attraverso una migliore diversificazione delle fonti e delle rotte, da perseguire mantenendo e sviluppando relazioni solide e stabili con i paesi fornitori e di transito interessati, anche al fine di agevolare la realizzazione di importanti infrastrutture di comune interesse".
Tradotto dal "burocratese significa che bisogna cercare di assicurarsi l'accesso ai sempre più costosi mercati dell'energia fossile, continuando a costruire inutili e dannosi gasdotti e rigassificatori per "diversificare" le fonti di  approvvigionamento (ecco a cosa allude il riferimento al G7  di Bruxelles). Come un drogato che non potendo più fare a meno del suo veleno quotidiano è costretto a sbattersi dalla mattina alla sera per trovare i mezzi per comprare non solo la droga ma anche gli strumenti sempre più costosi e sofisticati per spararsela in vena.

Tutto questo è una tipica manifestazione da leader politici fermi al pensiero fossile.  Ancora peggio, mentre noi annaspiamo per accaparrarci le ultime gocce del disgustoso liquido nero, la Germania prepara la sua infrastruttura di Terza Rivoluzione Industriale, lasciandoci al palo, e trasformandoci in un mercato in cui esportare le loro tecnologie solari (è già accaduto per il fotovoltaico, viste le scelte miopi dei vari Ministri per lo Sviluppo Economico da sempre susccedutisi, succederà ancora per le smart grid, il solar cooling, le tecnologie dell'idrogeno).
Del resto questa strategia va benissimo alla germania. perchè la Merkel dovrebbe volere che nooi sviluppiamo la nostra infrastruttura energetica solare auando può benissimo vendercela lei relegandoci ancora una volta al ruolo di consumatori e di compratori di tecnologie tedesche.
Qualcuno dovrebbe dire a Renzi che questa è la vera partita con la Germania, quando si parla di crescita occupazione e flessibilità.
Che non ha senso parlare di diversificazione se diversificazione significa solo cambiare il fornitore di gas.
Che non serve parlare di decarbonizzazione, se questo significa diventare dipendenti dalle tecnologie tedesche, americane e perfino cinesi.
Che indipendenza energetica non significa dipendenza tecnologica o industriale, perchè noi abbiamo il sole ma "loro" hanno le tecnologie per sfruttarne l'energia.

Il pensiero solare invece suggerisce che la migliore diversificazione, e la più efficace forma di indipendenza energetica è quella che ci libera per sempre dai fossili e che ci prepara il più rapidamente possibile a sfruttare l'energia solare in tutte le sue forme e con le tecnologie che si rivelano più adatte secondo la configurazione e la meteorologia di ogni territorio.  Con i soldi necessari a costruire un solo gasdotto, ad esempio, si potrebbe decarbonizzare tutta l'agricoltura italiana,  liberandola dal bisogno energetico con tecnologie come l'irrigazione fotovoltaica e la refrigerazione solare, rendendo i nostri agricoltori molto più competitivi, oltre che "energeticamente sovrani".

Certo, la trasformazione dei consumatori in produttori rappresenta un indiscutibile vantaggio per la cittadinanza e la piccola e media impresa, però anche un grattacapo per quei monopoli energetici che si nascondono dietro a termini come "stabilità del sistema termoelettrico" o "sicurezza degli approvvigionamenti" per mascherare la debolezza del loro business model costruito su fonti dai costi marginali altissimi ed ormai troppo volatili per essere prevedibili.

E' comprensibile la riluttanza a tradire i compagni di merende di una vita, che finanziano generosamente e pariteticamente tutta la partitocrazia italiana.

Ma in Europa è un'altra cosa.
In Europa è venuto il momento delle scelte nette.

Con i cittadini e la piccola e media impresa o con i monopoli energetici.

Continuare a premiare il modello inefficiente delle potenti sette (sorelle) petrolifere, o creare nuovi spazi per il cittadino e l'impresa sociale?

Arricchire ancora  Putin, gli americani e gli arabi, o usare le strategie energetiche come un formidabile strumento di sovranizzazione dell'economia europea e di redistribuzione della ricchezza sul pianeta?

La Merkel lo ha già capito, e ha fatto le sue scelte (e non da ora!)  facendosi rispettare dai colossi energetici.

Renzi e la sua squadra di consiglieri, vogliono fare un piccolo sforzo o preferiscono rimanere sempre più prigionieri del pensiero fossile?

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(*) http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/04/ultimora-golpe-bruxelles-dei-colossi.html  

(**)  per maggiori dettagli si veda: Geert De Clercq, Renewables Turn Utilities into Dinosaurs of the Energy World, in «Reuters», 8 marzo 2013, http://www.reuters.com/article/2013/03/08/us-utilities-
threat-idUSBRE92709E20130308



1 commento:

  1. Concordo pienamente. Alcuni scrivono vuote parole che solo noi leggiamo, altri fanno fatti e scrivono soldi.
    Nessuno capisce.

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