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domenica 6 dicembre 2015

Shadow Art o Redemption Art? Il paradosso della redenzione della materia grazie al regno delle ombre.

Trasformare i rifiuti solidi urbani in creature di ombra... Un esperimento che genera una estatica alchimia creativa in chi guarda ma anche e soprattutto (presumo) in chi lo compie.  

Si sta diffondendo la consuetudine di utilizzare "rifiuti" (d'ora in poi non mi vedrete mai più utilizzare questa parola senza virgolette in omaggio al principio secondo cui i rifiuti non esistono)  per realizzare installazioni che a prima vista non significano nulla ma come si spengono le luci e i fari proiettano la loro luce attraverso l'installazione l'ombra proiettata alle sue spalle improvvisamente prende una nuova e inaspettata vita trasformandosi in personaggi riconoscibili e dai contorni perfettamente definiti.

Qualcuno può chiamarla arte povera, ma si sbaglia. E' anzi la più sublime forma di ricchezza che che l'arte possa assumere, diventando ricca, però di una ricchezza immateriale, che prescinde dalla qualità della materia e invece valorizza unicamente il genio umano e la creatività artistica. 

In un corto circuito relazionale e filosofico improvvisamente ci rendiamo conto che nell'Universo tutto può funzionare anche al contrario.


L'azione creativa comporta implicitamente una trasmutazione che mira a nobilitare la materia informe eleggendola a strumento di comunicazione artistica. Se questa materia poi è sottratta alla spazzatura, il processo comporta una purificazione e riformazione che riabilita la materia condannata  a morte nobilitandola e sottraendola al destino immeritato della discarica. 

Il processo di produzione industriale comporta la trasformazione della materia anonima in un oggetto funzionale tramite la trasfusione di energia che la fa uscire dall'uniformità molecolare per farne bottiglie, imballaggi, posate o utensili, oggetti utili alla vita dell'uomo.
In una circolarità finalmente riscoperta si passa dall'usa e getta all'usa e riusa, dove quel "riusa" comporta un processo creativo non meno importante di quello che genera il prodotto inizialmente.

In questa immaginifica redenzione simbolica della materia, due artisti britannici (Tim Noble e Sue Webster) si sono distinti,  ingegnandosi a ridefinire il ruolo della materia resuscitandola a nuova vita grazie  alla sua ombra. 

E qui è il paradosso: quel "regno delle ombre" che evoca morte tenebre e  disperazione qui invece diventa sorgente di vita arte e meraviglia. Alla luce di queste considerazioni, diventa evidente come sia riduttivo chiamarla, come purtroppo fanno ormai quasi tutti "Shadow Art". meglio sarebbe fare riferimento a concetti meno oscuri e tenebrosi, chiamandola ad esempio... "resurrection art" perchè
l'uso sapiente dell'antinomia oscurità/luce riporta in vita la materia grazie alla sua ombra.
Gli artisti dell'ombra (ma allaluce delle mie precedenti considerazioni sarebbe più giusto definirli  "artisti della resurrezione"), costruiscono installazioni tramite una eclettica gamma di oggetti riuniti infine in forme apparentemente prive di senso fino a che un raggio di luce non ne rivela insospettabili forme familiari assolutamente insospettabili in quello che a prima vista sembrava solo un mucchio di spazzatura.

La luce diventa aspetto fondamentale di questo spettacolo transumante. 

La sua intensità accarezza l'installazione e l'accompagna ad esplodere con precisione agopunturale nella immagine ricercata.   La pulsione creativa verso la generazione dell'emozione nell'animo umano è indipendente dalla qualità della materia che si utilizza. L'emozione scaturisce dalla capacità dell'artista di "vedere" l'oggetto associando la sua forma a lla proiezione della sua ombra in una dissociazione estetica fra la seconda e la terza dimensione.
La materia originale si riforma in una proiezione di se stessa che si rivela alla vista  e ai sensi dell'essere umano attraverso la visione sensitiva di artisti eletti capaci di anticipare il risultato del gioco fra luce e tenebre su quella materia.

E in definitiva, non è forse questa la più sublime dimostrazione che l'arte, ancorchè qualcuno osi ancora negarlo, mantiene un rapporto molto stretto con la magia.

E se le creazioni di Nobel e Webster mantengono un lato inquietante e macabro, non così per la "Resurrection Art" dell'artista catalana Dora Prhen, che

Jimi by Dora Prehen
per le sue  ombre vitali usa le forme dei giocattoli rotti e dismessi in perfetta sintonia ideale con lo spirito di Second Life Kids e il correlato riciclo creativo del giocattolo che in Italia trova eccellente espressione nel lavoro della cooperativa T-Riciclo e del consorzio di eco artigiani romani che espongono le loro opere a Eataly Roma nello spazio dedicato al consorzio da loro formato R(h)ome Made.













Dora Prehn





















Per maggiori informazioni sul riciclo creativo della Cooperativa T-Riciclo si veda questo link: http://cetri-tires.org/press/2015/con-latelier-di-riciclo-creativo-del-giocattoolo-rhome-made-a-eataly-roma-domenica-prossima-la-materia-rinasce-nel-segno-delleconomia-circolare/  



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