mercoledì 11 maggio 2016

Il fascismo petrolifero del PD renziano

Piero Lacorazza
Mentre il circo mediatico italiano si concentra su Livorno in un ulteriore esercizio di distrazione di massa su un non-caso come quello del sindaco Nogarin, in Basilicata avvengono cose che dovrebbero preoccuparci molto di più. La Basilicata sarà anche una regione piccola e periferica ma ultimamente sta giocando un ruolo fondamentale nella ridefinizione delle strategie economiche e della politica italiana.
Dopo lo scandalo di Tempa Rossa, l'inquinamento preoccupante dell'invaso del Pertusillo che serve come bacino idrico di mezza Italia meridionale, adesso arriva il siluramento di Piero Lacorazza.
Ho conosciuto per la prima volta Piero quando da Presidente della Provincia di Potenza mi contattò per portare Rifkin nel capoluogo lucano, cosa che fece con grande entusiasmo e motivazione. Da allora ci siamo sentiti periodicamente e sempre per parlare di Terza Rivoluzione Industriale applicata al suo territorio.
Da Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata Piero ha giocato un ruolo fondamentale nel promuovere i referendum anti trivelle contro le sciagurate norme filo petrolieri del decreto renziano immaginificamente battezzato "sblocca Italia" che, ricordiamolo per amor di precisione sono stati un grande successo in 5 casi su sei costringendo il governo giurassico del fossile Renzi a fare una precipitosa quanto ridicola marcia indietro per scongiurare il voto popolare, mentre sul sesto in cui la marcia indietro è stata giudicata "elusiva" (cioè una truffa) dalla Cassazione si è votato con il risultato che tutti sanno (le televisioni che davano persistentemente informazioni sbagliate sulla data e sulle regioni in cui si votava, quando si ricordavano di darle, la data fissata il più presto possibile in modo da impedire un dibattito serio e approfondito, e il rifiuto di accorpamento con le amministrative per scongiurare il raggiungimento del quorum etc). Non si è ancora spenta l'eco della battaglia referendaria, che  il PD renziano "dimissiona" Piero Lacorazza da Presidente della Basilicata in un impeto che sa di fascismo e di ritorsione mafiosa
Il governo Renzi che smantella la scuola pubblica, distrugge diritti,  precarizza il lavoro, ammazza le fonti rinnovabili che danno sovranità energetica al cittadino e rendono competitiva l'impresa (lo dice il fondo Rotschild non io) e mette in corsia preferenziale dichiarandoli "strategici" trivellazioni, air gun, carbone, gasdotti, inceneritori e qualunque schifezza fossile da cui in tutto l'Occidente civilizzato (e perfino in Cina) si sta fuggendo, con questo gesto miserabile rivela una vendicatività  meschina verso chi ha osato contraddire il "non eletto", una vendetta consumata se non a caldo, almeno tiepida, quando è storicamente accertato che perfino Benito Mussolini le vendette le consumava a freddo. La punizione esemplare del Presidente di Consiglio regionale non disponibile a piegarsi alla legge scritta dai gruppi fossili, non poteva aspettare. Non sia mai fosse passata l'idea che a opporsi al fossile Renzi la si può anche fare franca.  Da questo episodio ricaviamo tre insegnamenti di fondo.
  1. Il Partito Democratico non è più nè l'uno nè l'altro. Non è più democratico perchè ormai adotta metodi di repressione del dissenso interno che sono chiaramente squadristici e intimidatori. E non è più un partito perchè con Renzi è diventato del tutto evidente che non rappresenta più (ammesso che lo abbia mai fatto) gli interessi generali del Paese, ma è portatore in politica  degli interessi di lobby fossili e finanziarie, che contrastano con il bene comune e con gli interessi della collettività.
  2. Renzi è un personaggio politico che divide mentre invece quando si devono modificare le regole del gioco democratico bisogna essere il più inclusivi e unitari possibile. Renzi non è dunque la persona giusta per guidare un processo condiviso di riforma costituzionale, e dico questo aldilà dell'orrore per i contenuti autoritari e anti democratici di questa pseudo riforma, ma come constatazione di metodo. Non si riforma la Costituzione a colpi di fiducia, in nome di una modernità che in realtà è il vecchio più vecchio che ci sia perchè altro non è che il putrido piano di rinascita nazionale di Licio Gelli occultato dietro il falsamente rassicurante sorriso a trentadue denti della Boschi e riverniciato di verde (anzi di Verdini).  Non può essere lui a cambiare con metodi nazi fascisti la Costituzione nata dalla  Resistenza ai nazi fascisti.
  3. Il dissenso all'interno del PD è diventato (in realtà è sempre stato) impossibile. Chi si oppone muore. In una riedizione paradossale della polizia politica di Beria nell'URSS degli anni 50-70 degna della OVRA fascista, chiunque cerchi di affermare una idea differente da Renzi su qualunque tema (e specialmente ambiente e energia) è destinato a essere marginalizzato e privato di qualunque potere sia al centro (vedere la fine di Fassina, Civati etc) che negli enti locali. Un esempio a me ben noto è
    Alberto Bellini, assessore dimissionato a Forlì
    quello dell'assessore all'ambiente mobilità e rifiuti del Comune di Forlì Alberto Bellini che pochi giorni dopo il nostro dibattito alla festa dell'Unità in cui io avevo detto cosa ne pensavo di Renzi e del PD e lui aveva rivendicato orgogliosamente il suo diritto in quanto amministratore a opporsi alle porcherie dello sblocca Italia (inceneritori, trivellazioni etc), è stato costretto a dimettersi e oggi è scomparso dallo schermo radar.

    Una specie di Lupara Bianca che colpisce selettivamente dappertutto e a qualunque livello di potere. Per esempio che fine ha fatto Enrico Letta? E Corradino Mineo? Ricordate quel deputato PD ex giornalista Rai polemicamente rivendicò con Renzi di essere stato eletto per tutelare i beni comuni in una coalizione con SEL chiamata Italia Bene Comune, (che peraltro vinse di strettissima misura  poi gratificata da un premio di maggioranza abnorme e dichiarato incostituzionale)? In effetti gli italiani di sinistra l'avevano votata credendo di mandare al governo Bersani con Vendola per fare davvero politiche in favore dei beni comuni e invece si sono ritrovati con Renzi e un governo di pseudo sinistra che ha appena privatizzato i servizi idrici nonostante la volontà contraria espressa in modo schiacciante ed inequivocabile con il referendum del 13 giugno 2011. 
Il referendum di ottobre si presenta dunque come un appuntamento importantissimo per ripristinare  in Italia una democrazia sempre più in pericolo.
E naturalmente per tutto il resto ci sono i Referendum Sociali (www.referendumsociali.org)



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