Per far fronte all'eccesso di anidride carbonica nell'atmosfera si sta cominciando a progettare la reiniezione del biossido di carbonio nel sottosuolo che rimarrebbe intrappolato e quindi stoccato stabilmente nelle rocce del sottosuolo. Un'altra variante (cosiddetta CCS o carbonio capture and storage) prevede la compressione e reimmissione della CO2 in pozzi di gas o giacimenti petroliferi esauriti. È il processo diametralmente opposto al fracking ossia il processo di fratturazione idraulica che permette di estrarre lo shale gas e oil che ha invaso tutto il mid West americano in epoca Obama deturpando il paesaggio e devastando il sottosuolo e la sua idrogeologia.
Un infinito scavare buche per poi riempirle in una successione di operazioni senza senso se non quella di preservare la logica del profitto per pochissimi.
In altre parole una vera e propria follia termodinamica.
In realtà per far fronte all'eccesso di CO2 nell'atmosfera basterebbe letteralmente e semplicemente arrestare le emissioni.
Ma per farlo bisogna accelerare la transizione verso un nuovo modello energetico solare a emissioni zero e a alta intensità di lavoro, superando definitivamente l'attuale modello emissivo estrattivo minerario a alta intensità di capitali. Questo conviene all'umanità intera ma rimette in discussione i margini di profitto di pochissimi grandi gruppi fossili.
E allora gli stessi gruppi si ingegnano a trovare fantasiose soluzioni come
la reiniezione del carbonio in sottosuolo che permettono loro di presentarsi come i detentori della soluzione al problema che loro stessi hanno creato. Ma è credibile che chi ha creato il problema possa anche offrire una efficace soluzione al problema che ha creato?
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