martedì 12 novembre 2024

Le rinnovabili battono fossili e fissili 10 a 0

Tesi fantasiose o  realtà?

1985, Bruxelles: io e la futura ingegnera petrolifera Karin  
      
Quando nel 1985 mi trasferii a Bruxelles, cominciai a prendere coscienza che l'energia da fonti fossili era tutt'altro che una benedizione. Chi mi aiutò a capire il tutto fu la mia fidanzata di quel periodo, la norvegese Karin, che si stava laureando in ingegneria petrolifera, una specializzazione della quale c'era grande domanda nella Scandinavia degli anni 70/80, a causa della grande disponibililità di petrolio  dei mari norvegesi. Lei, che veniva da una precedente relazione con un altro ingegnere petrolifero (sempre norvegese), era molto preoccupata per il suo futuro e temeva di aver fatto la scelta sbagliata (forse mal consigliata dal suo ex), perché si rendeva conto che il prezzo del petrolio (e di tutti i combustibili fossili) stava salendo vertiginosamente mentre quello delle tecnologie per l'energia rinnovabile stava diminuendo altrettanto vertiginosamente. Lei pensava che forse avrebbe dovuto cambiare da Ingegneria energetica fossile, a ingegneria energetica rinnovabile. E me ne parlava spesso. Fu il mio primo contatto con la realtà attuale in cui il "sorpasso" del prezzo dell'energia fossile (e fissile), su quella rinnovabile è ormai avvenuto in modo inesorabile, come certificato anche dal prestigiosissimo istituto di studi londinese Lazard nei suoi rapporti annuali a partire dal 2018, introducendo il sistema di misurazione denominato LCOE (Levelized Cost of Energy) che permette di comparare il prezzo sul mercato di un MW di energia da diverse fonti per arrivare a conclusioni quali che (senza sussidi) 1 MW di energia da nucleare costa 222 dollari, da turbogas 192 dollari, da carbone 140 mentre un MW di energia da fotovoltaico costa 72 dollari e da eolico solo 57

 (per approfondire la questione ecco un link all'ultimo rapporto del Lazard Institute ( https://www.lazard.com/media/2ozoovyg/lazards-lcoeplus-april-2023.pdf ).

Ma veniamo ai giorni nostri.

Il colosso di stato francese EDF ha fermato tre reattori e altri cinque potrebbero essere fermati nei prossimi giorni. Cerchiamo di capire meglio ciò che sta succedendo.

L'EDF è costretta a rallentare la produzione a causa della super produzione delle rinnovabili che porta a registrare prezzi negativi dell’energia nei fine settimana. E mette in difficoltà lo sviluppo della tecnologia nucleare.

Le rinnovabili mettono fuori gioco le centrali nucleari. Tutta “colpa” di un eccesso di energia verde, da fonte eolica e fotovoltaica, perché nei fine settimana – quando l’attività industriale rallenta – i prezzi vanno sempre più spesso in territorio negativo: in pratica paghi se vuoi produrre energia. E per evitarlo, Edf preferisce fermate le sue centrali.

Il boom di produzione delle rinnovabili porta a prezzi negativi dell’energia

Del resto, il caso francese non è per nulla isolato. I prezzi negativi si sono verificati per la prima volta in Germania nel 2008. Da lì in poi è stato un crescendo.

Le rinnovabili tedesche l’anno scorso hanno portato a 300 ore di prezzi sotto zero e secondo le previsioni potrebbero raddoppiare nel corso del 2024. In Inghilterra, entro il 2027, le ore “negative” supereranno il numero di mille, aumentando di cinque volte rispetto ai dati attuali.

Lo stesso sta accadendo anche in altri mercati energetici dove le rinnovabili sono cresciute molto negli ultimi anni e dove sono presenti impianti nucleari. Come in Spagna, dove i prezzi a inizio anno sono rimasti negativi per cinque settimane e in media sono ai livelli più bassi dal 2013.

Questo potrebbe essere un problema molto serio se consideriamo che la Francia ha di recente promosso un’alleanza per il nucleare, nonostante gli impianti siano sempre più costosi e i sistemi di sicurezza sempre più complessi.

Entro il 2030 l’Europa ricaverà dalle rinnovabili i due terzi della sua energia

Ma si tratta solo di previsioni che potrebbero essere riviste nei prossimi anni, vista la crescita delle energie verdi: secondo Bloomberg New Energy Finance l’Europa ricaverà dalle rinnovabili i due terzi del suo fabbisogno di energia entro il 2030. Praticamente domani.

Questo potrebbe portare i consumatori che hanno allacciato i propri pannelli alla rete a risparmi significativi, potendo intensificare i consumi nelle ore di prezzi negativi.

Un fenomeno che proseguirà almeno fino alla fine del decennio, quando lo sviluppo delle batterie e dei sistemi di accumulo porterà a una maggiore stabilità dei prezzi, archiviando il fenomeno dei prezzi negativi.

Ma a quel punto, anche la tecnologia delle batterie si sarà sviluppata abbastanza per rendere abbordabili i costi delle batterie domestiche. E allora anche le famiglie potranno “immagazzinare” energia da usare quando cala il sole. Ma questa è la storia che racconteremo nei prossimi anni. E mi domando che storia racconti oggi l'Ingegnera Karin Bach da Kristiansand-Norvegia... 

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