(testuale, minuto 51:16)
Ora, fermo restando che nello spettacolo peraltro lungo 2 ore e 26 minuti, Grillo si occupa brillantemente di banche, energia, telecomunicazioni, OGM democrazia, giustizia, etc e quindi una caduta di stile di un minuto ci può anche stare, vediamo però come Grillo ha reagito a questa accusa rivangata ad arte dal suo passato (è evidente). In un intervento non firmato sul suo blog si dice testualmente "Su Corriere.it "Grillo shock, affermazioni xenofobe contro i marocchini". Han preso uno spezzone di uno spettacolo del 2006, han tagliato l'introduzione e praticamente fanno dire a Grillo il contrario di quello che in realtà aveva detto. Grillo diceva che non si può fare violenza a un extracomunitario, perché tra le altre cose la globalizzazione vuole che non rimanga nascosta la violenza, ma che arriva in pochi minuti a un miliardo di arabi". Si tratta di una spericolata arrampicata sugli specchi! Perchè se è vero che Grillo comincia esecrando il "fattaccio", poi però si lascia travolgere dalla sua stessa foga pseudo-comica e dice testualmente quello che ho riportato qui sopra. Vogliamo considerarla una esagerazione dovuta alla ricerca della battuta a effetto? Anche così è impossibile non vedere che si tratta di una grave caduta di stile e di una violazione del buon senso e soprattutto del buon gusto.
Io ho sempre avuto il massimo rispetto per il comico genovese!
Ha avuto il coraggio di dire in televisione che i socialisti rubavano quando Craxi era onnipotente, e l'ha pagata cara, con un esilio perpetuo.
Ha messo il dito sulla piaga della finanziarizzazione dell'economia con una lucidità e una energia che mi auguro non siano davvero compromesse o affievolite dagli interessi della Casaleggio & Associati, come si sostiene in molti blog.
Ha sostenuto la visione dell'energia distribuita esattamente negli stessi termini in cui la sostengo io nel mio impegno per l'affermazione della visione di Rifkin che è stato anche ospitato in versione "ologramma" nel suo spettacolo RESET, e nella Woodstock a 5 stelle di Cesena.
Molte delle sue battute mi mi hanno fatto ridere fino alle lacrime.
Ma questa sui marocchini che vanno picchiati lontano da videofonini indiscreti, per dirla con la massima sincerità non mi ha fatto ridere neanche un po'.
In questo caso specifico, caro Beppe, francamente, l'hai fatta totalmente fuori dal vaso. Non sai di cosa parli. Tu il Marocco non lo conosci. Fai battute a effetto sui marocchini che sono prese dall'enciclopedia dello stereotipo.
Vorrei farti conoscere Nonna Achiria, che con il nipotino, mio figlio Dylan Rayan, è tenera e protettiva come le cicogne che nidificano su tutti i pali della luce dismessi delle strade di Kenitra.
La nonna Achiria |
Vorrei farti vedere lo zio Krimo, operaio metallurgico meticoloso e creativo che irride le (poche) matrone con il velo a burka con un ironico "troppo Islam!", quando le avvista per le strade di Skirat o Tamezna.
Vorrei farti conoscere lo zio Mohammed, portatore sano di allegria contagiosa e travolgente anche se non capisci una parola di quello che dice, solo per la mimica facciale che distilla inconsapevolmente Totò e Macario, Petrolini e Mister Bean.
Vorrei farti dialogare a gesti con la cuginetta Sheima, sette anni di timida dolcezza, che caracolla sotto il peso del cuginetto Rayan di cui pesa solo il doppio, eppure ne ha una cura innata e sicura, e le brillano gli occhi quando le concedi di prenderlo in braccio.
L'amica Karima |
Vorrei farti accomodare in case umili ma con con salotti principeschi per venti persone, dove l'ospite è sacro anche se non ne conosci il nome o non parli la sua lingua, e un piatto di tajin al pollo col limone o di vitello con le prugne non si nega mai a nessuno, e dove tutti partecipano al rito collettivo dell'intingolo nello stesso gran piattone centrale, ma per gli occidentali c''è sempre il piatto a parte con forchetta e coltello.
Nonno Chaif |
Vorrei farti ascoltare la dolce ninna nanna di mamma Mouna per la sua piccola Alina, mentre le sue sorelle fanno a gara per cullare la nipotina, sedute su cuscini di raso blu sparsi per terra come in una ripetizione infinita dei nostri anni settanta tutti peace and love, Pink Floyd e Genesis a palla dal giradischi di Selezione del Reader's Digest e coltri azzurrognole di fumo acre.
Vorrei farti conversare amabilmente con il mio amico Zakaria, sempre vestito in modo inappuntabile, sempre moderato nei toni e tagliente nelle osservazioni, esponente di una borghesia marocchina colta e impegnata, mai sopra le righe, mai sotto le aspettative, rispettato conversatore nei bar letterari di Casablanca come nei circoli di discussione politica di Rabat.
Vorrei portarti a bere nei bar malfamati in riva al fiume Oud Sebou di Kenitra, insieme a Mounir, Mohamemd e Hossine, membro del partito comunista marocchino e del sindacato Ferrovieri dell'ONCF, che ha speso più tempo in galera che fuori, conosce i leader di tutti i sindacati europei, CGIL compresa, ha litigato con Tar Ben Jalloun perchè "è un boghese traditore", e ha conosciuto Abdelkébir Khatibi che ha pagato con l'esilio la sua ricerca verso "la decolonizzazione dello spirito e il riformismo religioso alla luce delle scienze umane e delle ideologie illuminate in fuga dal conformismo panarabista"
Vorrei farti assaporare il te alla menta del bar Arina a Temara servito con signorilità da camerieri addestrati a centrare il bicchierino con la teiera di argento smaltato da un metro e mezzo di distanza, o farti inzuppare il cucchiaino nel vaschettone di frutta e yogurt con crema di melograno dei bar della medina di Rabat.
Vorrei portarti per le strade della città vecchia di Fez a respirare odori vecchi centinaia di anni e osservare colori impossibili da immaginare.
Vorrei farti immergere nei bagni di Marrakesh, per rivivere il rito civilissimo e romano delle "thermae", nato nell'epoca della colonizzazione latina e sopravvissuto intonso e indenne attraverso 1400 anni di un Islam che con il fondamentalismo sciita e gli eccessi della sharìa non ha assolutamente nulla a che spartire.
Poi vorrei sedermi con te sulle sabbie infinite della spiaggia di Medhìa ipnotizzati dal tramonto del sole che si immerge nelle acque gelide dell'Atlantico tingendole di rosso-arancia sanguinella.
E adesso parlami ancora di marocchini rompicoglioni, poliziotti, drogati, due schiaffi e via, videofonini etc...
Ma magari Grillo, nella foga a cui tu stesso fai riferimento, non ce l'aveva con i "marocchini" in generale, ma con qualche disadattato, in Italia, che magari drogato o ubriaco ha combinato qualche casino...L'attenzione del blog di Grillo alle violenze omicide di alcuni esponenti delle forse dell'ordine contro persone inermi (penso a Cucchi, Aldrovandi, per es.), non mi fa accettare l'idea che la battuta del 2006 (magari infelice) propugnasse davvero la violenza di marocchini o chiunque altro da condurre in caserma....Non cadere nella trappola dei media, please...
RispondiEliminaInfatti io ho parlato di buon gusto, non di un problema di strategia politica. Magari invitiamo Grillo in Marocco per un seminario con la polizia locale su come trattare i turisti italiani ubriachi e una visita alle Capitali imperiali e la chiudiamoli ;-)
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