Contro una politica fossile e i fossili della politica.
Sono passati ormai quasi due anni
da quando ventisette milioni di italiani andarono alle urne per il referendum
contro il nucleare e la privatizzazione dei beni comuni, per dire “sì” a un modello
di società diversa nonostante il sabotaggio mediatico informativo perpetrato
dal governo Berlusconi che fortissimamente voleva imporre un modello economico
e sociale centralizzato del quale il nucleare e la privatizzazione dell’acqua rappresentavano
i cardini. Quei cardini sono saltati con il responso delle urne. Ma adesso le
urne si avvicinano di nuovo e questa volta bisogna “scardinare” chi continua a
ignorare la volontà popolare, cercando di imporre quel modello centralizzato e
anti democratico per altre vie. In particolare per quanto riguarda l’energia i
governi che si sono succeduti hanno approvato provvedimenti (dal decreto Romani
al quinto conto energia) che in totale contrasto con quanto espressamente
raccomandato dall’Europa, riportano l’Italia a un’altra epoca.
Un’epoca con la
quale hanno chiuso i conti tutte le nazioni più moderne, dall’America di Obama
alla Germania della Merkel. Un’epoca fossile. Il governo Monti, che si vanta di
aver stabilizzato i conti del Paese in conformità alle raccomandazioni di
rigore finanziario dell’Europa, si guarda bene dal dire che invece sul piano
delle strategie energetiche è in aperto contrasto con l’Europa, le cui raccomandazioni
sono opposte alla strategia energetica nazionale, alle trivellazioni, alla
burocrazia imposta agli operatori delle rinnovabili, al “capacity payment”
erogato in favore dei gruppi energetici fossili a tutto detrimento delle rinnovabili.
Un contrasto reso esplicito da una apposito messaggio inviato dalla Commissione
Europea al Ministro Passera e al suo Direttore per l’Energia nel quale si invita
a non introdurre ulteriori complicazioni burocratiche per il settore delle
rinnovabili per cui “L'introduzione del meccanismo dei 'registri' per i nuovi progetti
di energia rinnovabile potrebbe aumentare l'onere burocratico per gli operatori
di mercato e diminuire la sicurezza degli investitori sul fatto che i progetti
si qualifichino per il sostegno finanziario" e "l'obbligo
di registrare i progetti con una capacità superiore ai 12 kW per il fotovoltaico
e ai 50 kW per altri progetti di tecnologie di produzione di elettricità
rinnovabile potrebbe funzionare come un deterrente capace di paralizzare
proprio il segmento di mercato di piccola scala che la riforma mira a rendere
prioritario". La Commissione Europea non poteva essere più chiara e
più esplicita di così.
Il governo Monti, molto europeista quando si tratta di
tagliare la spesa sociale o comprimere i diritti dei lavoratori, si scopre
totalmente anti europeista quando si tratta di applicare le strategie
energetiche europee che vengono non soltanto ignorate ma addirittura derise,
visto che dopo la suddetta lettera il governo ha addirittura aggravato la situazione introducendo una
esenzione dall’obbligo di registro per impianti fino a 20 KWp ma a prezzo di
una riduzione del 20% degli incentivi.
Quindi oltre al danno la beffa!
E che dire poi del millantato impegno liberalizzatore del Premier, coraggioso ex Commissario alla concorrenza, fustigatore della Microsoft e castigatore dei monopoli esteri, incapace però di colpire il macroscopico conflitto di interessi dei monopolisti nazionali. Ad esempio l’ENEL rimane gestore della rete e dunque arbitro e giocatore della partita, e opera una concorrenza sleale prendendosi tempi biblici (fino a 560 giorni) per effettuare gli allacci in rete agli impianti di tutti gli operatori indipendenti. A che serve permettere la creazione di una Srl in 24 ore, se poi per ottenere un allaccio dall’ENEL ci vogliono due anni, caro Monti? In due anni in Italia abbiamo avuto 4 conti energia con tariffe e parametri diversi. Intanto che un operatore attende un allaccio gli cambiano i parametri finanziari. Le banche non concedono il fido, l’impianto non si fa, l’operatore fallisce, licenzia i suoi lavoratori, il settore muore. In Italia, ovviamente perchè nel resto del mondo il settore è in piena espansione. E anche in Italia stava crescendo con tassi a due cifre fino a che è stato destabilizzato e poi smantellato dai governi Berlusconi e Monti.
E che dire poi del millantato impegno liberalizzatore del Premier, coraggioso ex Commissario alla concorrenza, fustigatore della Microsoft e castigatore dei monopoli esteri, incapace però di colpire il macroscopico conflitto di interessi dei monopolisti nazionali. Ad esempio l’ENEL rimane gestore della rete e dunque arbitro e giocatore della partita, e opera una concorrenza sleale prendendosi tempi biblici (fino a 560 giorni) per effettuare gli allacci in rete agli impianti di tutti gli operatori indipendenti. A che serve permettere la creazione di una Srl in 24 ore, se poi per ottenere un allaccio dall’ENEL ci vogliono due anni, caro Monti? In due anni in Italia abbiamo avuto 4 conti energia con tariffe e parametri diversi. Intanto che un operatore attende un allaccio gli cambiano i parametri finanziari. Le banche non concedono il fido, l’impianto non si fa, l’operatore fallisce, licenzia i suoi lavoratori, il settore muore. In Italia, ovviamente perchè nel resto del mondo il settore è in piena espansione. E anche in Italia stava crescendo con tassi a due cifre fino a che è stato destabilizzato e poi smantellato dai governi Berlusconi e Monti.
Che titolo ha a parlare di crescita una classe politica
che ha stroncato l’unico settore che stava crescendo? Ricordiamo che questo
settore ha creato già 500.000 posti di lavoro in Germania, che di sole ne ha
certo meno dell’Italia, dopo la decisione di chiudere tutte le centrali
nucleari. Ma per fare ciò il governo tedesco ha dato stabilità all’industria
delle rinnovabili, garantendo un quadro normativo coerente e duraturo
(orizzonte 2020) e incentivando con appositi schemi, tutti i settori del ciclo
energetico, quindi non limitandosi al fotovoltaico o l’eolico, ma anche le
rinnovabili termiche, le tecnologie dell’accumulo e le reti intelligenti. Così mentre
la Germania si prepara a invadere il mercato delle energie solari del futuro e
dell’economia verde, il nostro Presidente del Consiglio elabora una Agenda in
cui sotto il capitolo Economia Verde troviamo, trivellazioni off shore e on
shore, idrocarburi, infrastrutture per
il gas…
Ma, come spiega benissimo Rifkin, non si può crescere con queste fonti
energetiche del passato, perché sono ormai in fase di esaurimento e sempre meno
efficienti. Potranno garantire ancora profitti ai monopoli energetici e alle
aziende che fanno gli impianti, ma non sono più in grado di assicurare quell’effetto
moltiplicatore economico e quelle economie di scala che solo le fonti
energetiche del futuro, quelle di origine solare, sono in grado di assicurare.
Ad esempio, il fotovoltaico anche se pari a un ventesimo della capacità
produttiva del Paese, nel sud permette ormai di produrre elettricità pulita a
costo zero in determinate ore del giorno e periodi dell’anno. Se aggiungiamo i
sistemi di accumulo dell’energia, le reti intelligenti per lo scambio fra
piccoli produttori, ci rendiamo conto che forse, chi fa i soldi con il fossile,
di questo scenario comincia ad avere paura perché mette in crisi il suo modello
di affari.
Purtroppo però, gli interessi dei monopolisti “fossili” sono gli unici che
vengono ascoltati e difesi da una classe politica altrettanto “fossile”.
Il “pensiero fossile” ha creato mostri e non solo nel comparto dell’energia. Se pensiamo
all’agricoltura, alla grande distribuzione commerciale, al consumismo esasperato,
ebbene tutto questo è stato reso possibile dalla seconda rivoluzione industriale,
quella del petrolio, che permettendo il trasporto di merci a grande distanza,
la loro produzione concentrata e la loro diffusione su larga scala in grandi
centri commerciali, ha introdotto un modello economico centralizzato e verticistico che ha generato un
allungamento speculativo delle filiere produttive, ingrassando una
intermediazione parassitaria sempre più vorace a discapito dei produttori che vengono
soffocati e costretti ad accettare remunerazioni indecenti, e dei consumatori che
vengono bombardati di pubblicità ingannevoli e inutili e inondati di beni di
scarsa qualità e alto prezzo, destinati a produrre rifiuti, anch’essi su larga
scala.
E’necessario ribaltare questo paradigma “fossile”, ed assumerne uno nuovo,
nel quale, l’azione politica sia ispirata al benessere medio distribuito e non
al profitto a tutti i costi e per pochi.
Questo nuovo paradigma non può che essere quello solare, ispirato ai cicli naturali e ai principi della termodinamica, in cui l’attività dell’uomo viene remunerata per la sua capacità di fornire beni e servizi utili all’essere umano nell’economia reale e non per la sua abilità a generare profitti artificiali in mercati fantomatici di una economia solo virtuale. La chiave di questo nuovo paradigma solare è l’applicazione di un modello distribuito nella produzione di beni di consumo agricoli e industriali e dell’energia necessaria alla società moderna.
Questo nuovo paradigma non può che essere quello solare, ispirato ai cicli naturali e ai principi della termodinamica, in cui l’attività dell’uomo viene remunerata per la sua capacità di fornire beni e servizi utili all’essere umano nell’economia reale e non per la sua abilità a generare profitti artificiali in mercati fantomatici di una economia solo virtuale. La chiave di questo nuovo paradigma solare è l’applicazione di un modello distribuito nella produzione di beni di consumo agricoli e industriali e dell’energia necessaria alla società moderna.
Questo è il principio
ispiratore di Territorio Zero per una società a emissioni zero, rifiuti zero e chilometro
zero. www.Territoriozero.org
E questo è il senso dell’appello per una Economia e Società Verdi che
abbiamo lanciato con il sostegno di Carlo Petrini, Jeremy Rifkin e Paul Connett,
alla ricerca di una nuova classe politica capace di superare il paradigma
fossile e ispirarsi al nuovo paradigma solare.
Una classe politica che sappia
dare una risposta adeguata a quei 27 milioni di italiani che la stanno ancora
aspettando dai referendum del giugno 2011.
Queste elezioni saranno un punto di
svolta in questa ricerca.
Angelo Consoli
Livio de Santoli
Livio de Santoli
Autori del Manifesto Territorio Zero – Minimum Fax editore – 2013
Per firmare l’appello:
http://www.facebook.com/AppelloPerUnaEconomiaESocietaVerdi
http://www.facebook.com/AppelloPerUnaEconomiaESocietaVerdi
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