domenica 18 dicembre 2016

Renzi e quella maledizione del Napolitano mannaro che dura da 40 anni.

E così la prima assemblea del PD dopo la sonora batosta referendaria comincia come una riunione del Komintern e finisce come una seduta di avanspettacolo del Bagaglino, con ex candidati a sindaco di Roma famosi per aver stigmatizzato l'imbarbarimento della politica che si rivolgono ai loro oppositori interni dicendo che hanno la faccia come il cu(CENSURA).
E' appena il caso di ricordare che questa assemblea era stata preceduta da una Direzione Nazionale che, come ha ricordato la Senatrice della minoranza del PD Lorenza Ricchiuti, si era aperta e chiusa con la relazione di un signore dall'aspetto di Mr. Bean e dal comportamento di Kim Il Sung che per la prima volta dai tempi del PCUS ha parlato da solo per un'ora e ha chiuso il dibattito senza nemmeno aprirlo. Cosa ancora più sorprendente, nessuno dei membri del PD (a parte la suddetta senatrice Ricchiuti) lo ha stigmatizzato in modo formale. Qualche mugugno, qualche commento, qualche bocca storta e via, verso il sol dell'avvenir! 
Una Direzione si fa per confrontarsi fra compagni di pari livello, non per andare ad applaudire Breznev sulla piazza Rossa. 
Per fortuna poi c'è stata l'assemblea e uno spera che almeo la si sia tenuto un dibattito serio sulle ragioni della mega batosta... Speranza vana! Fra un innsulto e l'altro, (a Speranza, simbolicamente...),  l'assemblea, mal orientata da una relazione saccente e arrogante di quello che si voleva ritirare a vita privata se avesse perso il referendum costituzionale,  si è dunque avvitata nello sterile interrogarsi se si poteva avere un risultato migliore spiegando le ragioni del SI in modo più social, più "Fresh e Young",  più tagliato sui giovani anziché sui pensionati abbindolati dalla quattordicesima una tantum o dalla truffa dell'Anticipo Pensione (immaginificamente ribattezzato APE). E tutti a tormentarsi su perchè il Paese resista al cambiamento  renziano, su perchè il Paese abbia voluto aggrapparsi alla "conservazione" invece di scegliere il futuro e l'innovazione, su perchè gli italiani abbiano voluto perdere la grande occasione di modernizzazione che il magnifico e progressivo leader fiorentino gli stava offrendo per rintanarsi nella rassicurante certezza dello Statu quo della casta partitocratica, sul perchè gli italiani non abbiano voluto ridurre il numero dei senatori, diminuire i costi della politica, snellire il processo legislativo e mettere la museruola ai governatori recalcitranti (tipo Zaia o Emiliano) a farsi riempire di trivelle, scorie nucleari o inceneritori. Una cosa da non credere! 
E' evidente che questa gente ha ormai perso qualunque contatto con la realtà. 
Non li sfiora nemmeno l'idea che possono aver perduto il referendum perchè hanno bloccato per un anno un Paese assetato di lavoro, sicurezza, stabilità economica ed emotiva, giustizia sociale, qualità della vita sostenibile, su una riforma costituzionale vista come una priorità solo dal 4% degli italiani, una cazzata monumentale interessante solo per il PD renziano e per i loro mandanti della JP Morgan! 
Che Renzi sia il sicario del PD e di qualunque idea di "sinistra", e anche qualunque sensibilità ambientale e ecologista, mi pare talmente pacifico che mi sentirei scadere nella banalità se dovessi affermarlo ancora. Fra una amenità e una battuta di cattivo gusto, questo qui però, non sta uccidendo solo il PD,  sta proprio uccidendo la democrazia
Senza esser mai nemmeno passato dalle elezioni ma solo dagli inciuci di Palazzo (cit. ipse dixit dalla Bignardi, 2014), Renzi spazza via il programma di Italia Bene Comune (la coalizione PD/SEL che aveva beneficiato dell'abnorme e incostituzionale premio di maggioranza del porcellum, come ha ricordato il Senatore Corradino Mineo nel motivare il suo voto contro Renzi) e nonostante le raccomandazioni della Corte Costituzionale di limitarsi alla legge elettorale per tornare subito al voto, si impegna in un ambizioso programma di riforme imposte a colpi di fiducia, che oltre alla revisione di quasi metà della Costituzionale Repubblicana, includono
1) la messa in corsia preferenziale di trivellazioni, carbone, l'inutilissimo e dannosissimo gasdotto TAP, i regali alla Total a Tempa Rossa, (per cui “saltò” il Ministro Guidi) e il raddoppio degli inceneritori previsto dello sblocca Italia;
2) il sostegno incondizionato al TTIP, con conseguente distruzione dell'economia locale e dell'agricoltura di filiera corta, già duramente colpita con l'imposizione dell'IMU agricola; 
3) la vaucherizzazione, e la precarizzazione del mercato del lavoro (con l'ignobile espediente orwelliano di fingere che il Jobs Act sia una misura intesa a creare lavoro e non a distruggerlo);
4) la destabilizzazione della scuola pubblica e della ricerca con un'altro espediente di neo lingua orwelliana: la “BUONA SCUOLA”;
5) l'iper tassazione delle micro aziende innovative che invece in Germania, Austria, Svezia, Belgio, Olanda e tanti altri paesi civili vengono aiutate con meccanismi adeguati di sostegno alle start up, tramite sistemi di micro finanziamenti a fondo perduto senza garanzie (garanzie che le start up non possono fornire; "start" significa cominciare, e chi sta cominciando, per definizione non può avere alcuna solidità finanziaria atta a permettergli di fornire garanzie di alcun tipo);
6) la distruzione del risparmio di decine di migliaia di famiglie e piccoli risparmiatori tramite il Salva Banche e i regali a Banca Etruria e a Banca d'Italia.
Su tutto questo nemmeno la più vaga autocritica. Invece eccolo la a parlare di Economia digitale e Industria 4.0.
Ma non c'è bisogno di essere degli esperti dell'internet delle cose per capire istintivamente che si tratta di pelosi riferimenti ipocriti, fatti da uno che è l'emblema vivente di una politica economica da industria zeropunto zero altro che quattro.
Nel mio caso poi posso confermare per esperienza diretta che il comico fiorentino non è affatto così moderno come vorrebbe far credere agli allocchi e gonzi che ancora sono disposti a dargli credito.
Il discorso dello "Shish" davanti a una allibita Neelie Kroes
Infatti, io Renzi me lo ricordo molto bene arrivare con 45 minuti di ritardo (senza neanche scusarsi) all'appuntamento
con Rifkin 
 alla conferenza DIGITAL VENICE a Venezia, per l'inizio del semestre di Presidenza Italiana, in cui Rifkin fece un meraviglioso discorso sulla Sharing Economy e la Terza Rivoluzione Industriale come speranza di vita e di lavoro per milioni di giovani europei, e Renzi invece rispose con il famoso discorso dello "shish!". 
Rifkin avrebbe anche potuto farsi saltare la mosca al naso  e andar via senza tenere più quel discorso, ne aveva tutto il diritto visto come era stato trattato (e con Renzi non era nemmeno la prima volta, ma sui precedenti sorvolerò per carità di patria e per brevità). Ma per fortuna se Renzi è un cafone, Rifkin è un signore e portò comunque il suo visionario contributo di speranza alla manifestazione iniziale del semestre italiano.

Renzi e i renziani, pur senza avere nessuna conoscenza specifica, si sono convinti che va di moda, fa figo e rende importanti, parlare di economia digitale, innovazione, modernizzazione, futuro. E allora eccoli sempre a riempirsi la bocca di questi concetti che nemmeno capiscono e anzi contraddicono con la loro azione di governo. Eh si, perchè sentire quelli dei Vaucher, degli inceneritori, delle trivelle e del Gasdotto TAP parlare di economia digitale è l'ennesima truffa ai danni degli italiani, da parte di una classe dirigente fossile che per definizione non può avere nulla a che fare con l'economia digitale, circolare, condivisa e sostenibile del futuro. E' solo l'ennesimo maldestro espediente per mettersi una auto medaglia di presunto nuovismo pseudo innovatore a parole, mentre nei fatti si continuano tutte le politiche fossili, di distruzione di diritti e cultura e di favore verso banche e speculazione finanziaria, come e meglio di un partito di destra. In effetti (e non solo in Italia) nessuno fa le politiche di destra meglio di un partito di sinistra. Così è stato nella Germania di Schroeder (quello del piano Hartz che sta umiliando e distruggendo le vite di milioni di tedeschi non abbienti), nella Francia di Hollande, (quello degli scontri di piazza sulla Loi Travail)  nella Gran Bretagna di Tony Blair (quello della democrazia esportata in Irak a suon di bombe con un milione di morti sulla coscienza in solido con il suo amico George W. Bush), e infine nella Grecia di Tsipras (quello del referendum per dire NO alla Troika tradito 72 ore dopo con il vergognoso siluramento di Yannis Varoufakis).

Ma mentre fa il suo compitino svogliato e sciatto alla Assemblea nazionale,  il simpatico comico di Rignano sull'Arno  mi sembra poco credibile come unico artefice di questo ennesimo fiasco della sinistra. E allora una folgorazione mi fa capire tutto. Lui è solo uno strumento, l'utile idiota di un disegno divino molto più grande di lui. 
Lui è solo lo strumento della maledizione del Napolitano Mannaro. 
Ecco, adesso si che le cose coincidono. E' Napolitano che ce lo ha messo a far danni! 
Perchè Napolitano sono 50 anni che si adopera con instancabile ardore per distruggere la sinistra. E questa volta, c'era quasi riuscito. Io Napolitano me lo ricordo bene. Sono stato attivista del PCI dal 1974 all'81, tutto il liceo e tutta l'Università. In quel periodo sono stato aggredito dagli opposti estremi dei fascisti che uccisero Benedetto Petrone a Bari nel 1977 e dagli esponenti dell'autonomia operaia che consideravano noi “figicciotti” il vero nemico di classe. Sempre in quel periodi, noi militanti del PCI avevamo un impegno preciso la domenica: la diffusione casa per casa de L'Unità. Anche io, come tanti in quegli anni, ho diffuso migliaia di copie de L'Unità quando i corsivi li scrivevano Fortebraccio, Antonello Trombadori, Giancarlo Pajetta, Enrico Berlinguer, Alberto Asor-Rosa e Bruno Trentin (mica Rondolino e Sergio Staino). Mi svegliavo alle sette della domenica mattina e alle nove ero già in sezione ( dedicata a Moranino, un partigiano che si era rifiutato di gettare le armi dopo la resa dei nazi fascisti) per preparare la diffusione de "L'Unità".
Leggevamo la prima la seconda e la terza pagina (cultura) perché la diffusione dell'Unità aveva uno scopo economico ma anche e soprattutto politico e culturale; le 50 lire erano meno importanti del potersi assicurare che stavamo seminando in chi la comprava, le idee de L'Unità di quella domenica. Si, lo so che oggi con Rondolino la parola "idee" con la parola Unità stona alquanto, ma allora era diverso e alle dieci eravamo già nei palazzi de
i quartieri brindisini del "Paradiso", della Commenda, di Sant'Angelo, di Sant'Elia.
Ogni santa domenica. 
Salvo che in un caso: e cioè se l'Unità ospitava un corsivo di Giorgio Napolitano.

In questo caso molti di noi tornavano a casa (per lo più in bici o in motorino) e si rimettevano a letto fino all'orario i in cui l'odore del ragù che si compenetrava nel pentolone di orecchiette al grano arso fatte in casa non si insinuava prepotentemente nelle nostre narici facendoci levitare fuori dal letto verso la sala da pranzo previa tappa brevissima in bagno per riacquistare una parvenza di aspetto umano. 
Una volta a tavola aprivamo copia de "Il Manifesto" o di "Lotta Continua" previdentemente comprati in edicola da noi o dal fratello gruppettaro che nelle case comuniste che si rispettavano non mancava mai! 
Altro che Napolitano!!! 
Ecco. 
Non venitemi a parlare di Napolitano perché noi vecchi (ormai ex) comunisti delusi  lo avevamo "sgamato" (lui e i cosiddetti miglioristi") già da allora è lo schifavamo più di chiunque altro che oggi si indigna contro Napolitano su facebook ma all'epoca aveva i calzoncini corti, o addirittura il pannolino, quando non proprio biglietto con il numerino in mano nella fila per nascere. Come un certo Matteuccio da Rignano sull'Arno, che poi Napolitano scelse per fargli fare quanti più danni possibile a quel partito e soprattutto a quella idea di uguaglianza e giustizia sociale che lui aveva sempre odiato e contro di cui ha lavorato una vita, come una maledizione che ancora aleggia sulla sinistra e sul Paese!

Nessun commento:

Posta un commento