lunedì 29 giugno 2015

Chi ha paura di Papa Francesco?

Lo scorso anno  uscì il libro "The Francis Miracle" del Vaticanista americano John Allen Jr, che  annunciava  ufficialmente l'intenzione di Papa Francesco di scrivere un'enciclica sul cambiamento climatico. Il libro si concludeva con le parole: "Prima dell'avvento di Papa Francesco, l'analista politico americano Jeremy Rifkin, previde che questioni quali il cambiamento climatico egli OGM avrebbero dissolto le divisioni obsolete fra destra e sinistra e creato una nuova “Politica della Biosferain cui si sarebbero riconosciuti sia i sostenitori della natura (di sinistra) che i sostenitori delle battaglie per la vita umana (tipiche della destra), che si sarebbero alleati contro l'iper industrialismo sfrenato del 21mo secolo che vede tutto, dalla natura alla vita organica, come una merce da scambiare.
Francesco, Papa del Vangelo Sociale, potrebbe diventare il leader che permetterà alla previsione di Rifkin di avverarsi."

Queste parole mi provocarono una reazione contrastante: da un lato la fierezza di lavorare con Rifkin da 12 anni, ed esser stato parte di un movimento ispirato alla sua visione che comincia a riscuotere riconoscimenti internazionali sempre più prestigiosi. 
Dall'altro la paura che la canea fossile si sarebbe scatenata contro questo Papa (come in effetti è stato) non appena uscita l'Enciclica. 
Quello che non avrei mai immaginato è che gli attacchi più subdoli a questa straordinaria Enciclica sarebbero venuti da quei settori progressisti dell'intellighenzia americana ultra liberal e supporter di Obama. 
Infatti se i trogloditi alla Jeb Bush non potevano che attaccare il papa in difesa dei loro "vested intersts" petroliferi, e questo era scontato fin dall'inizio e ci sta tutto, meno scontato è che si sarebbe schierata contro il Papa in radicale dissenso da quest'Enciclica anche l'èlite obamista americana, che non difende il petrolio ma lo shale gas e il fracking. 
Ecco dunque comparire in prima pagina sul New York Times (l'organo dei progressisti americani),  un editoriale firmato da uno dei più celebri giornalisti e commentatori liberal, David Brook, con l'agghiacciante titolo di "Fracking and the Franciscans".

Adesso non ritengo utile entrare in una confutazione punto per punto della sequenza di imprecisioni, castronerie, menzogne e falsità termodinamiche contenute nell'articolo di David Brooks, (ciascuno potrà rendersene conto leggendolo perchè lo riproduco alla fine). 
Nè intendo tanto meno indulgere  nell'illustrazione delle visioni pastorali e magistrali dell'Enciclica o nella difesa dei suoi inalienabili valori, visto che c'è chi può farlo in modo molto più qualificato e autorevole. No, con questo post  voglio attirare l'attenzione su una diversa drammatica realtà. Aldilà del gioco di parole sull'omofonia fra la fratturazione idraulica, e il nome dell'Ordine Religioso ispirato al Santo di Assisi, mi sembra che questo attacco giornalistico al Papa della prima Enciclica "verde" della storia della Chiesa, e farlo già dal titolo per la contrarietà espressa nell'Enciclica in difesa di ambiente e clima, per il fracking,  tecnologia pervicacemente invasiva e totalmente antiecologica di estrazione dei fossili, sia rivelatore del livello di degrado etico e culturale a cui si sono ridotte la politica e la società  americane, da sempre (ma evidentemente oggi ancor di più) sottomesse  agli interessi delle grandi lobby fossili e finanziarie.   
In pratica, la guerra all'Enciclica di Papa Francesco, rivela che alle prossime elezioni, gli americani si troveranno davanti alla diabolica scelta fra Repubblicani, asserviti alle logiche fossili e comandati dalle lobby petrolifere,  e i Democratici, piegati a stuoino alla propaganda delle grandi società dello shale gas e del "fracking" presentati da David Brooks come tecnologie in grado di salvare l'umanità dal disastro climatico e quindi da sostenere apertamente e non da combattere. 
Dio ci scampi da una simile scelta!  
Papa Francesco ci dice con grande chiarezza che il problema non è ecologico ma umano, nel senso che i danni al clima e all'ambiente sono la conseguenza di  comportamenti umani alla ricerca e esasperata del profitto estremo e la sua idea è che la tecnologia debba servire a proteggere e non a devastare la "casa comune"  Quindi questa non è un'Enciclica (e questo non è un Papa) anti-tecnologia, ma  è una Enciclica (ed un Papa) che invita a distinguere fra diverse tecnologie e stigmatizza quelle che anziché proteggere  i delicati equilibri ed ecosistemi del pianeta ne accelerano il deterioramento nell'interesse del profitto di pochissime persone. 

Fra queste tecnologie devastanti, certamente vi è quel fracking contrapposto ai Francescani con un gioco di parole di dubbio gusto, che l'Enciclica considera a buon diritto, deteriore e pericolosa perchè si tratta di una tecnologia che compromette l'assetto idrogeologico e sociale del Commons, la casa Comune che siamo tutti chiamati a difendere perchè difendendola difendiamo noi stessi e le probabilità dell'essere umano di continuare a popolare il pianeta azzurro chiamato Terra...


Sulla problematica della  subalternità ai poteri fossili e alle tesi dei negazionisti della politica americana (tutta la politica americana) segnalo questa interessante e ben documentata analisi di Dario Faccini di ASPO Italia. Eì agghiacciante... 
https://aspoitalia.wordpress.com/2015/06/27/papa-francesco-vs-negazionisti-3-a-0/

Di seguito l'articolo di David Brooks.
Pope Francis is one of the world’s most inspiring figures. There are passages in his new encyclical on the environment that beautifully place human beings within the seamless garment of life. And yet over all the encyclical is surprisingly disappointing.
Legitimate warnings about the perils of global warming morph into 1970s-style doom-mongering about technological civilization. There are too many overdrawn statements like “The earth, our home, is beginning to look more and more like an immense pile of filth.”
Hardest to accept, though, is the moral premise implied throughout the encyclical: that the only legitimate human relationships are based on compassion, harmony and love, and that arrangements based on self-interest and competition are inherently destructive.
The pope has a section on work in the encyclical. The section’s heroes are St. Francis of Assisi and monks — emblems of selfless love who seek to return, the pope says, to a state of “original innocence.”
He is relentlessly negative, on the other hand, when describing institutions in which people compete for political power or economic gain. At one point he links self-interest with violence. He comes out against technological advances that will improve productivity by replacing human work. He specifically condemns market-based mechanisms to solve environmental problems, even though these cap-and-trade programs are up and running in places like California.
Moral realists, including Catholic ones, should be able to worship and emulate a God of perfect love and still appreciate systems, like democracy and capitalism, that harness self-interest. But Francis doesn’t seem to have practical strategies for a fallen world. He neglects the obvious truth that the qualities that do harm can often, when carefully directed, do enormous good. Within marriage, lust can lead to childbearing. Within a regulated market, greed can lead to entrepreneurship and economic innovation. Within a constitution, the desire for fame can lead to political greatness.
You would never know from the encyclical that we are living through the greatest reduction in poverty in human history. A raw and rugged capitalism in Asia has led, ironically, to a great expansion of the middle class and great gains in human dignity.
You would never know that in many parts of the world, like the United States, the rivers and skies are getting cleaner. The race for riches, ironically, produces the wealth that can be used to clean the environment.
A few years ago, a team of researchers led by Daniel Esty of Yale looked at the environmental health of 150 countries. The nations with higher income per capita had better environmental ratings. As countries get richer they invest to tackle environmental problems that directly kill human beings (though they don’t necessarily tackle problems that despoil the natural commons).
You would never suspect, from this encyclical, that over the last decade, one of the most castigated industries has, ironically, produced some of the most important economic and environmental gains. I’m talking of course about fracking.
There was recently a vogue for polemical antifracking documentaries like “Gasland” that purport to show that fracking is causing flammable tap water and other horrors.
but a recent Environmental Protection Agency study found that there was no evidence that fracking was causing widespread harm to the nation’s water supply. On the contrary, there’s some evidence that fracking is a net environmental plus.
That’s because cheap natural gas from fracking displaces coal. A study by the Breakthrough Institute found coal-powered electricity declined to 37 percent from 50 percent of the generation mix between 2007 and 2012. Because natural gas has just half as much global-warming potential as coal, energy-related carbon emissions have declined more in the U.S. than in any other country over that time.
Fracking has also been an enormous boon to the nation’s wealth and the well-being of its people. In a new report called “America’s Unconventional Energy Opportunity,” Michael E. Porter, David S. Gee and Gregory J. Pope conclude that gas and oil resources extracted through fracking have already added more than $430 billion to annual gross domestic product and supported more than 2.7 million jobs that pay, on average, twice the median U.S. salary.
Pope Francis is a wonderful example of how to be a truly good person. But if we had followed his line of analysis, neither the Asian economic miracle nor the technology-based American energy revolution would have happened. There’d be no awareness that though industrialization can lead to catastrophic pollution in the short term (China), over the long haul both people and nature are better off with technological progress, growth and regulated affluence.
The innocence of the dove has to be accompanied by the wisdom of the serpent — the awareness that programs based on the purity of the heart backfire; the irony that the best social programs harvest the low but steady motivations of people as they actually are.

Link originale:
http://www.nytimes.com/2015/06/23/opinion/fracking-and-the-franciscans.html?rref=collection%2Fcolumn%2Fdavid-brooks&_r=1

Nessun commento:

Posta un commento