In
questi giorni si sta facendo un gran parlare del caso della
Volkswagen, colta con le mani nel sacco dalla Enviromental Protection
Agency americana che
accusa
la casa tedesca di aver infranto la legge installando sulle
centraline dei motori 4 cilindri diesel di alcuni modelli un
software per 'imbrogliare'
durante i test ufficiali di controllo delle emissioni. Un programma
in grado di rilevare quando la vettura sta facendo il test e di
modificare il funzionamento del motore per abbattere drasticamente le
emissioni, che però tornano a livelli superiori agli standard
richiesti dalla legge una volta finita la prova.
Quello
che però non si è ancora colto di questa truffa tecnologica, è il dato politico.
Non è un problema di brevetti o di protezione di segreti industriali.
Questa non è
una guerra economica dei costruttori americani contro quelli tedeschi.
Ad esempio la Diamler, tedesca pure lei, non è affatto come la Volkswagen.
Questo è uno smacco pazzesco alla lobby dei
fossili, una lobby che è trasversale e ha i suoi sostenitori al di qua e al di là dell'oceano.
Infatti mentre una parte dei costruttori automobilistici (fra cui la Diamler) ri-orientavano la ricerca (con e anche senza il sostegno dei fondi pubblici) e le strategie commerciali verso un futuro
senza carburanti fossili, quindi verso l'ibrido,
l'elettrico o l'idrogeno da fonti rinnovabili, un'altra parte
(minoritaria per la verità) di cui la Volkswagen è principale
esponente, ha puntato tutto sul diesel "pulito", aprendo una guerra lobbistica contro gli standard
europei di limitazione delle emissioni di gas climalteranti e
sostanze nocive. A Bruxelles (come ha più volte denunciato
Greenpeace si veda il link http://www.greenpeace.org.uk/tags/VWDarkside), la lobby dell'automobile fossile ha sempre sparato a zero contro la Commissione Europea che tendeva a imporre limiti alle emissioni presentati come ostacoli alla "libertà di impresa" e limitazioni del "libero mercato".
Byron McCormick |
Dopo l'11 Settembre molte case automobilistiche decisero che era venuto il momento di dissociare le sorti dei produttori di automobili da quelle dei produttori di petrolio e di puntare decisamente e rapidamente sull'auto a auto a idrogeno.
Byron McCormick al Master Plan per Roma (2010) |
Un caso da me ben conosciuto è quello della Americana General Motors il cui direttore della ricerca dell'epoca venne chiamato pochi giorni dopo l'attentato alle torri gemelle dal Presidente che gli mise a disposizione un miliardo di dollari per produrre un prototipo funzionante di auto a idrogeno.
GM Hy Wire sports version |
Quel direttore della ricerca era Byron Mc Cormick, che ho avuto la fortuna di incontrare e con cui ho collaborato in vari master Plan di Terza Rivoluzione Industriale diretti da Jeremy Rifkin fra cui quello di Roma (si veda foto). dopo un anno, al salone dell'automobile di Detroit, la GM presentò un gioiello a idrogeno che rivoluzionava la nostra idea di automobile: la GENERAL MOTORS Hy Wire. Nel video di presentazione, che trovate qui sotto, Byron McCormick spiega divertito come un bambino, come eliminando i carburanti fossili si elimina il motore a scoppio. Il movimento alle ruote viene trasmesso da motori elettrici che sono direttamente nei mozzi della ruota quindi si eliminano anche ingombranti alberi di trasmissione, e quindi la macchina diventa enormemente più leggera e enormemente più spaziosa. Inoltre diventa anche più versatile. Può cambiare carrozzeria con una operazione molto semplice per cui uno compra scocca e telaio e ci monta su la carrozzeria che gli serve a seconda dell'uso che ne vuol fare: fuori strada, berlina familiare, sportiva etc. L'auto digitale del Terzo Millennio insomma.
Guardate il video ne vale assolutamente la pena: https://www.youtube.com/watch?t=3&v=Obs2tAq57j8
HONDA FCX Clarity |
Sulla scorta della GM altre aziende cominciarono a investire nell'auto a idrogeno. Dopo un anno venne fuori la Honda FCX Clarity, un gioiello che ho avuto la fortuna di guidare per un test drive nel parco del Cinquantenario a Bruxelles a ottobre 2010 quando la Honda Deutschland la portò in occasione dell'esposizione annuale della Technology Platform della Commissione per l'Idrogeno e le fuel cell. A questo link potrete vedere il video commerciale della Honda FCX Clarity che risale al 2010 in cui si parla di idrogeno da fonti rinnovabili estratto dall'acqua tramite l'elettrolisi https://www.youtube.com/watch?v=8OX5_ELUNPs.
Toyota Mirai a idrogeno |
Anche la Toyota si impegnò subito in direzione del cambio di carburante, ancorchè con una strategia diversa, e cioè in due fasi. In una prima fase si inventarono l'ibrido Toyota Prius come transizione verso l'idrogeno per posizionarsi sul mercato, con una macchina a basse emissioni ottenute con un motore bi fuel che ha doppia propulsione; a scoppio (benzina) e elettrico (batteria alimentata dal recupero ergonomico del movimento a benzina. In altre parole lo stesso principio della dinamo che ri-alimenta la batteria per l'elettricità di bordo nell'auto tradizionale. Ma se la Prius era la prima fase, l'obiettivo finale della Toyota era l'auto a idrogeno. Infatti quest'anno sono usciti con la Toyota Mirai, che è l'evoluzione a idrogeno della ibrida Prius. maggiori informazioni a questo link: http://www.motorage.it/2014/11/toyota-lauto-idrogeno-produzione-si-chiama-mirai/.
Altri costruttori hanno preferito invece adagiarsi nella chimera di un rapporto con i petrolieri che non volevano tradire per pigrizia mentale o per calcolo economico. E invece di investire in filoni di ricerca seri e davvero rivoluzionari come quelli appena descritti, si sono buttati sul diesel pulito. Oggi vediamo in modo lampante però che quella del diesel pulito da contrapporre
all'ibrido all'elettrico o all'idrogeno era una bufala, e che Volkswagen
ha truccato i sistemi di controlli delle emissioni delle sue
auto per poter continuare a sostenere la favola del "diesel
pulito" che invece è ormai evidente non sta in piedi.
L'insegnamento
che arriva forte e chiaro dalla vicenda Volkswagen, non è tanto che
“anche i tedeschi barano”, come tendono a sottolineare
moralisticamente alcuni media, ma che non esiste energia pulita al di
fuori dalla termodinamica solare. Ergo non esiste diesel pulito. La
sostenibilità nella mobilità è possibile solo se si investe
in elettrico da fonti rinnovabili e idrogeno (sul biodiesel ho le mie
riserve...).
Le
aziende automobilistiche che stanno investendo in queste tecnologie
sono credibili. Le aziende che invece fanno lobby contro queste
tecnologie, e raccontano fantasie sulla possibilità di limitare i
danni dei carburanti di origine fossile non sono credibili.
I
trucchi utilizzate da queste aziende automobilistiche sono stati
portati a conoscenza di tutti in precedenza (qui sotto riproduco un
articolo di quale energia che svelava tutto già da tempo), ma solo
quando un ente pubblico di controllo (come l'EPA americana) ha
assunto le sue responsabilità e smascherato i pinocchi tedeschi, la
questione ha
assunto la rilevanza politica che le spetta e che non
permetterà più a nessuno di mettere in dubbio che l'unica strada
per limitare (e possibilmente azzerare in un futuro remoto) le
emissioni, sia nei trasporti che nella produzione energetica e
industriale, sia la totale decarbonizzazione dei modelli produttivi.
Non c'è sostenibilità se non c'è una definitiva uscita dal modello
fossile. Non ci sono compromessi o vie di mezzo. Oggi questa verità
emerge prepotente dal caso Volkswagen, e i commenti anti-tedeschi, o
germanofobici, per quanto comprensibili come reazioni
all'insopportabile moralismo dimostrato dai tedeschi in altri campi
(pensiamo a quello del debito pubblico e della finanza
internazionale), rischiano di far perdere di vista questa verità
fondamentale, e cioè che le leggi della termodinamica sono inconfutabili. L'energia solare è molto più economica e sostenibile di qualunque energia di origine fossile ottenuta con la combustione di quel marginale incidente di percorso geologico nella termodinamica solare che sono gli idrocarburi.
Idrogeno: il Presidente di General Motors ci mette la faccia |
Meditate gente...
Allegato estratto da QualEnergia sui trucchi delle aziende automobilistiche per abbassare le emissioni.
I
trucchi che i produttori di auto usano per ottenere nei test
ufficiali su consumi ed emissioni risultati molto migliori rispetto
alle prestazioni reali dei veicoli e tra questi l'espediente
delle centraline
programmate apposta
per il solo test è uno tra i molti noti
da tempo.
Sempre
più bravi a barare
Se
in Europa abbiamo un parco auto ufficialmente più efficiente –
denuncia ad esempio da tempo l'ong Transport & Environment
(allegato in basso) - non è solo perché si producono auto che
consumano meno. Circa la metà del progresso sulle emissioni auto in
Europa - spiega l'ong in un report (allegato in basso) -
è dovuto solo al fatto che i
produttori sono sempre più bravi a “imbrogliare” nei
test da cui si ricavano i dati su consumi ed emissioni. Mai come oggi
si deve diffidare dei valori ufficiali forniti dalle aziende: la
realtà con cui ci si confronta alla pompa di benzina è sempre ben
diversa dalla cifre dichiarate; nella
vita vera un'auto consuma in media il 23% in più e
in alcuni casi anche il 50% in più di quanto quanto ci si
aspetterebbe fidandosi dei dati dichiarati.
Non
solo - si spiega - i test da cui si ricavano questi dati, eseguiti in
laboratorio, sui rulli, sono inadeguati a descrivere i consumi reali
di un'auto, ma, in aggiunta, le case automobilistiche conoscono e
applicano almeno
una ventina di trucchi per
migliorare i risultati di queste prove.
I
dati su consumi ed emissioni delle auto vengono rilevati con
un metodo
standardizzato,
stabilito dall’Unione Europea e applicato in più di 50 paesi: si
misurano in laboratorio su dei rulli, con
l’auto “guidata” da un computer seguendo
un’andatura precisa, il
ciclo misto europeo o
ciclo MVEG, codificata al secondo, che simula una percorrenza mista
urbana ed extraurbana. Per rilevare la scorrevolezza del
veicolo, sulla base della quale viene impostata la resistenza dei
rulli, si fa invece una prova su strada. In entrambe le parti del
test però non mancano aspetti che lasciano perplessi ed espedienti
che i costruttori mettono in atto per migliorare il risultato.
Nella
prova su strada per rilevare la scorrevolezza, ad esempio, si
adottano accortezze discutibili anche se legali come sigillare
con nastro le fessure per
migliorare l'aerodinamicità o usare lubrificanti speciali e
pneumatici più gonfi del normale per diminuire gli attriti. Per
capire quanto questi trucchi pesino e quanto le case siano sempre più
brave a “barare”, si pensi che test indipendenti hanno rilevato
che in questa prova su strada rispetto ai veicoli appositamente
preparati per il test, gli stessi modelli di auto quando messi in
vendita hanno prestazioni in media del 19% inferiori ai modelli più
vecchi e del 37%
inferiori su
quelli più recenti.
Il
test tra lacune e trucchi
Ci
sono poi le lacune
e i trucchi del test vero e proprio,
quello in laboratorio sui rulli seguendo il ciclo MVEG. Una
prova che è inadeguata in sé, come spiegava a QualEnergia.it un
esperto del problema, l'ingegner Enrico De Vita, l'ultima volta che
si siamo occupati del tema: “il ciclo è stato concepito quando sul
mercato c’erano vetture come la 2 cavalli e la vecchia 500, molto
meno potenti, che avevano circa 20 cavalli. Questo significa che se
oggi uno vuole fare il ciclo con una BMW da 400 cavalli ne userà
comunque solo 20, massimo 30”. Il risultato è che i dati sui
consumi che escono sono falsati
di più nelle macchine più potenti,
quelle quindi che consumano di più: “se io faccio il ciclo, per
esempio, con una Ferrari e con una Smart avrò una differenza di
consumi tra le due molto bassa, diciamo del 30-40%; mettiamo anche il
100%, ma se io faccio in città un percorso con una Smart e poi con
una Ferrari la differenza di consumi può essere di 1 a 12, quindi
ben oltre il 200%”.
A
questo si aggiungono regole che lasciano perplessi e che
permettono le
furbizie dei costruttori:
ad esempio non solo nel test non si misura l'energia consumata da
accessori come l'aria condizionata o i sedili riscaldati, ma
addirittura si misurano i consumi con l'alternatore staccato in modo
che non consumi energia per ricaricare la batteria; si modificano i
freni in modo che facciano meno resistenza e si programmano le
centraline in modo che ottimizzino l'efficienza proprio per il ciclo
del test (cliccare sull'immagine sotto per ingrandire l'infografica
con i principali trucchi, inglese).
Risultati
falsati del 12-23%
Usando
lo stesso (inadeguato) test sui rulli, ma senza questi trucchi, test
indipendenti hanno rilevato consumi in media del 12% superiori a
quelli dichiarati. Altri test indipendenti condotti diversamente
invece hanno rilevato emissioni e consumi
in media del 23% superiori a quelli ufficiali. Da
notare che il divario tra le emissioni e i consumi reali (che
si possono conoscere tramite i test indipendenti fatti dalle riviste
di settore o rilevati dalla vita reale su siti
come Sprintmonitor.de)
e i dati ufficiali, in questi ultimi anni è cresciuto in maniera
impressionante: nel caso della Germania dal
7% in media del 2001 al 23% del 2011.
“Di
conseguenza, si legge nel report di Environment & Transport, solo
metà del miglioramento dell'efficienza media rilevato (1
litro ogni 100 km) è
stato effettivamente ottenuto sulla strada”.
Citando fonti della Commissione europea, E&T riporta che dai due
quinti a metà della riduzione delle emissioni dal 2002 al 2010 non è
venuta grazie a miglioramenti nelle tecnologie e, dunque, nonpuò
dirsi una riduzione effettiva. Questa parte di riduzione infatti è
rimasta solo sulla carta ed è dovuta per il 25% alle “flessibilità”
nei test in laboratorio, per il 20-35% dalle “flessibilità” nel
test su strada, per il 10-20% alle lacune del test (come ad esempio
non considerare l'aria condizionata), per una percentuale simile
all'inadeguatezza del ciclo europeo e per un restante 10-20% a cause
sconosciute.
Barano
praticamente tutte le
case
Un
altro report, dell'International
Council on Clean Transportation (vedi
altro allegato in basso). mostra come le case automobilistiche,
tutte, senza distinzione, 'barino': BMW-Audi dichiara consumi in
media del 30% inferiori al reale, Mercedes del 26%, Fiat del 24%,
Peugeot-Citroen del 16%, Toyota del 15%. E negli anni sono diventate
sempre più brave ad 'imbrogliare'. I dati dichiarati sono sempre
più lontani da quelli rilevati nella
vita reale: nel
2001 lo scostamento medio era del 10%, nel 2011 è
diventato del
25%.
Il
report ,
probabilmente il lavoro più completo tra i diversi usciti sul tema,
mette a confronto i dati dichiarati dalla case con un ampio set di
rilevazioni nella vita reale elaborato da compagnie di leasing,
riviste specializzate e associazioni dei consumatori. Un confronto
che ottiene un risultato ben sintetizzato dal grafico, dove il valore
100% indica i dati dichiarati dalla case e le linee colorate sono
quelli ottenuti dalle diverse rilevazioni indipendenti su strada.
Come
si vede, il
divario tra
prestazioni reali e prestazioni dichiarate si
è allargato soprattutto tra il 2007 e il 2008 anno
in cui l'UE ha introdotto obiettivi vincolanti per ridurre le
emissioni del parco auto e in cui diversi paesi sono passati a
sistemi di tassazione basato sulla CO2 rilasciata per km percorso. E
tutte le case – vedi secondo grafico – oggi forniscono dati
molto più
inattendibili che in passato:
Per maggiori informazxioni sui più recenti sviluppi dell'auto a idrogeno vedere questo link:
http://cetri-tires.org/press/2011/usa-plans-to-cut-hydrogen-research-funds-in-2012-budget-the-same-budget-foresees-usd-101-bn-for-investments-in-the-nuclear-sector-shame-on-you-mr-chu/?lang=en
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina