mercoledì 9 maggio 2018

LIVERPOOL E ROMA DIVISI DALLA STORIA MA UNITI NELLA SOLIDARIETA'

E così, 34 anni dopo la drammatica finale di Coppa dei Campioni, la Roma ha incontrato il Liverpool in Champions League.  E io c'ero. Di nuovo. E sempre per creare un clima di amicizia sportiva fra le due tifoserie. Come illustra magistralmente questo articolo su Anfield Wrap di Gareth Roberts, che è stato a Roma e testimonia
E' stato bello accarezzare di nuovo il sogno della coppa anche se poi è andata come sappiamo. Ma è stato ancor più bello ritrovare gli amici di Liverpool, e farne di nuovi, animati dallo stesso spirito di allora anche se trent'anni più giovani. Amici come Gareth Roberts. 

Gareth Roberts
LIVERPOOL E ROMA, DIVISI DALLA STORIA MA UNITI NEL SOSTEGNO A SEAN COX
Gareth Roberts per “The Anfield Wrap”.
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Fin dal primo momento è stato chiaro che la partita Liverpool – Roma, penultimo ostacolo nella corsa verso il premio più ambìto del calcio europeo, non sarebbe stata una partita priva di una forte carica emotiva.

Mentre sul Merseyside (la regione di Liverpool, NdT), dopo il sorteggio i più già festeggiavano un facile passaggio del turno in Champions League, molti altri invece si rendevano conto dell’insidia di dover affrontare i giallorossi.

La finale di Coppa dei Campioni di 34 anni fa, quando il Liverpool sconfisse per il rotto della cuffia la Roma sul suo campo in Italia offriva una facile occasione per parlare di "vendetta" nel 2018.

Questo linguaggio pesante viene utilizzato liberamente nelle cronache sportive perché i più si aspettano che tale sentimento di rivalsa si limiti solo al campo, ai giocatori e al tentativo di vincere una partita di calcio.

Eppure era chiaro in vista di entrambe le partite di questa semifinale con la Roma che qui c’era qualcosa di più. Alcuni cominciavano a sproloquiare, a parlare di "cattivo sangue" - di ultras, di teppisti, di fans pericolosi da entrambe le parti, pronti a scatenare un inferno di vandalismo e violenza.

Molti qui a Liverpool temevano la calata in città di teppisti armati di coltelli. Molti là a Roma paventavano inglesi ubriachi a torso nudo imperversare fra i monumenti storici.

Quale che sia lo scenario, le ragioni sociali, il contesto o la causa, in nome di una squadra di calcio, invece di quella che doveva essere una dimostrazione di passione sportiva da parte di due tifoserie davvero speciali, un uomo innocente si ritrova a combattere fra la vita e la morte in un ospedale del Merseyside

Ormai le immagini della proditoria aggressione a Sean Cox, a pochi passi dal Kop (altro nome per lo stadio del Liverpool NdT), e poco prima che Liverpool e Roma scendessero in campo ad Anfield, sono indelebilmente impressi nella mente di tutti coloro che erano impegnati a sostenere la loro squadra quel giorno.

Pochi minuti dopo che un amatissimo padre di famiglia con tre figli cadesse esanime sull’asfalto bagnato dopo un assalto vigliacco, i social media cominciavano a sbizzarrirsi con storie che parlavano di "scontri”, di "schermaglie", di "combattimenti". In un attimo la reputazione dei tifosi giallorossi e di quelli biancorossi precipitava a picco insieme allo sport che essi amano.

"E’ sempre colpa dei tifosi di calcio, vero?"

Anche la verità della situazione può essere distorta e infangata. Un video mostra un numero limitatissimo di persone equipaggiate per incutere terrore; e pronte ad attaccare chiunque non sia dei loro.
Sono quatto gatti ma le loro azioni si proiettano su tutti.

Qui (a Liverpool) la realtà veniva ancora vista attraverso la lente deformante del ricordo di passate aggressioni a tifosi inglesi a Roma. Ritorna l’incubo del dopo finale del 1984, della cultura del coltello, e della violenza organizzata.
I tifosi della Roma, gli italiani tutti, l'Italia come paese ... giudicati, stereotipati, marchiati in massa.

Invece, là furono solo pochissimi esaltati a festeggiare. Solo nel loro micro cosmo, forse qualcuno si lasciò impressionare; proprio come l'omicidio di Stephen Lawrence, celebrato da un manipolo di razzisti prigionieri di una cultura maschilista da due soldi dove esso veniva visto epicamente.

Spesso cerchiamo solo quello che può confermare il nostro copione di pregiudizi.

E in questa ricerca orientata al pregiudizio non vedevamo che a Roma c'era invece anche vergogna, orrore, empatia, paura e rabbia per quello che era accaduto fuori da Anfield.

Per anni, a Liverpool, abbiamo cercato di evitare i pregiudizi in nostro danno. Abbiamo combattuto contro calunnie e preconcetti Abbiamo battagliato contro il risentimento costruito sul nulla di un accento diverso. E così come noi non abbiamo mai voluto essere guardati attraverso lenti deformanti, adesso anche a Roma si sentono così.

Angelo Consoli è un tifoso della Roma. È anche un uomo con una certa influenza nella città di Roma.
Come molti altri, era disgustato dall'attacco a Sean Cox. Ma a differenza di molti altri anch’essi disgustati, ha deciso di agire.


Nel 1984, Angelo aveva organizzato il tentativo di creare un sentimento positivo tra Liverpool e Roma. Allora come oggi, aveva paura che nel periodo prepartita verso Roma-Liverpool tre mesi dopo, temeva che le intenzioni di pochi estremisti potesse oscurare il benvenuto di una città intera.

Guidati dai rispettivi consigli comunali del Merseyside e di Roma, un gruppo di tifosi organizzati si trovò così, per 4 giorni, a visitare la Città Eterna e i suoi monumenti, a incontrare gruppi di tifosi avversari e partecipare a cerimonie.

I cinici, come sempre, possono anche sogghignare, ma quelli che c’erano, in quel viaggio, furono colpiti positivamente e rimasero in contatto con Angelo negli anni.

Nacque così un’amicizia che è ancora viva e ha fatto si che, con il suo impegno personale, a distanza di 34 anni, Angelo abbia potuto di nuovo permesso allo lo spirito di comunità di dprevalere sulla criminalità.

Infatti alcuni che avevano partecipato alla delegazione di 34 fa, hanno contattato The Anfield Wrap e ci hanno coinvolto in una operazione verità su Roma, Liverpool, la AS Roma, il Liverpool FC, e la gente di entrambe le città, visti in una luce molto diversa da quella proiettata da molti media qui e là.

Angelo non solo ci ha mostrato la città, ma ci ha perfino organizzato il trasporto dall’aeroporto quando siamo arrivati, ci ha portato in posti per mangiare, per bere, - facendoci sentire davvero amicizia e senso di ospitalità – ed è riuscito perfino, nonostante i tempi strettissimi, a organizzare una cerimonia con il Presidente dell’Assemblea Capitolina Marcello De Vito, nell’aula Giulio Cesare del Consiglio Comunale il giorno stesso della partita.

Lì, abbiamo ricevuto, per consegnarli a Sean Cox, una medaglia dalla città di Roma, un artistico manifesto di celebrazione della visita dell’amicizia nel 1984 e una copia di una mozione del Consiglio Comunale a sostegno di Sean Cox e della sua famiglia e che condanna "falsi tifosi" e le loro azioni nel Merseyside. Tutto sarà trasmesso alla famiglia al momento opportuno.
Invece di cercare la differenza, il conflitto, la paura e l’antagonismo - come hanno fatto purtroppo molti rappresentanti dei media prima della partita - questo incontro ci ha unito per condannare quello che era successo fuori da Anfield e sperare in notizie positive sulle condizioni di Sean.

Dopo l’ennesima domanda dei media su sicurezza, paura, preoccupazioni e se ci eravamo sentiti al sicuro nel nostro viaggio per Roma e durante il nostro soggiorno in Italia, ne abbiamo approfittato per sottolineare che la passione per il calcio non deve significare "guerra", "vendetta" o "zuffa" o “guerriglia"

Mentre uscivamo dal centro storico, un vecchio signore che mi aveva osservato per un po’, mi afferrò per un braccio. "Scusa," mi disse sinceramente, guardandomi negli occhi. Non aveva bisogno di scusarsi, ma in quel momento, stava difendendo Roma, proprio come noi avremmo difeso Liverpool.

Quelli che brandivano cinture, calci, pugni e intimidivano all'esterno di The Kop rappresentavano solo se stessi, non una spettacolare capitale e i milioni di cittadini che la abitano.

La nostra esperienza a Roma è stata fatta di meraviglia e stupore per i panorami e i suoni di una città bellissima; di un'atmosfera magica di tifo e a sostegno dei loro colori dello Stadio Olimpico; di amicizia e benvenuto da parte di Angelo e dai suoi amici, e di comune tristezza e preoccupazione per la sorte di Sean Cox.

Il talismano della Roma, il magnifico Francesco Totti, una volta disse: "Il calcio, per me, è una passione, più che un gioco. È tutto ma più di ogni altra cosa, è amore per Roma. Sono sempre stato a Roma. C’è solo la Roma. "

Il più recente equivalente di Totti nel Liverpool, Steven Gerrard, una volta ha detto: "In Inghilterra, il calcio è una cosa importante di cui parlare, ma Liverpool, è un posto speciale. Lo senti non appena ci metti piede. "

Una distanza di 1.400 miglia può separare le città, ma quando si parla di calcio la sensazione è la stessa. È vita, un modo di essere; qualcosa di molto più che 11 contro 11.

Giudicare è fin troppo facile nella vita. Che si tratti di nazionalità, razza, genere, opinioni politiche o dei colori di una squadra di calcio, troppi vedono una massa indistinta piuttosto che un insieme eterogeneo di individui.

Sia a Roma, che a Liverpool c’è il Bene e c’è il Male. Ma dove non c’è più nessuna differenza è nel pregare insieme perchè un tifoso di calcio vilmente attaccato possa rimettersi e tornare all’affetto della sua famiglia.

Il gesto fatto da Roma è stato apprezzato e lo spirito che lo anima ha superato i confini.

Ti auguriamo tutto il meglio. Forza, Sean. I nostri pensieri sono con te.

Gareth Robertson

L'originale in inglese è visibile a questo link:
https://www.theanfieldwrap.com/2018/05/liverpool-and-as-roma-divided-by-history-united-in-supporting-sean-cox/

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