E' stato bello accarezzare di nuovo il sogno della coppa anche se poi è andata come sappiamo. Ma è stato ancor più bello ritrovare gli amici di Liverpool, e farne di nuovi, animati dallo stesso spirito di allora anche se trent'anni più giovani. Amici come Gareth Roberts.
Gareth Roberts per “The Anfield Wrap”.
------------------------------
Fin
dal primo momento è stato chiaro che la partita Liverpool – Roma,
penultimo ostacolo nella corsa verso il premio più ambìto del
calcio europeo, non sarebbe stata una partita priva di una forte
carica emotiva.
Mentre
sul Merseyside (la regione di Liverpool, NdT), dopo il sorteggio i
più già festeggiavano un facile passaggio del turno in Champions
League, molti altri invece si rendevano conto dell’insidia di dover
affrontare i giallorossi.
La
finale di Coppa dei Campioni di 34 anni fa, quando il Liverpool
sconfisse per il rotto della cuffia la Roma sul suo campo in Italia
offriva una facile occasione per parlare di "vendetta" nel
2018.
Questo
linguaggio pesante viene utilizzato liberamente nelle cronache
sportive perché i più si aspettano che tale sentimento di rivalsa
si limiti solo al campo, ai giocatori e al tentativo di vincere una
partita di calcio.
Eppure
era chiaro in vista di entrambe le partite di questa semifinale con
la Roma che qui c’era qualcosa di più. Alcuni cominciavano a
sproloquiare, a parlare di "cattivo sangue" - di ultras, di
teppisti, di fans pericolosi da entrambe le parti, pronti a scatenare
un inferno di vandalismo e violenza.
Molti
qui a Liverpool temevano la calata in città di teppisti armati di
coltelli. Molti là a Roma paventavano inglesi ubriachi a torso nudo
imperversare fra i monumenti storici.
Quale
che sia lo scenario, le ragioni sociali, il contesto o la causa, in
nome di una squadra di calcio, invece di quella che doveva essere una
dimostrazione di passione sportiva da parte di due tifoserie davvero
speciali, un uomo innocente si ritrova a combattere fra la vita e la
morte in un ospedale del Merseyside
Ormai
le immagini della proditoria aggressione a Sean Cox, a pochi passi
dal Kop (altro nome per lo stadio del Liverpool NdT), e poco prima
che Liverpool e Roma scendessero in campo ad Anfield, sono
indelebilmente impressi nella mente di tutti coloro che erano
impegnati a sostenere la loro squadra quel giorno.
Pochi
minuti dopo che un amatissimo padre di famiglia con tre figli cadesse
esanime sull’asfalto bagnato dopo un assalto vigliacco, i social
media cominciavano a sbizzarrirsi con storie che parlavano di
"scontri”, di "schermaglie", di "combattimenti".
In un attimo la reputazione dei tifosi giallorossi e di quelli
biancorossi precipitava a picco insieme allo sport che essi amano.
"E’
sempre colpa dei tifosi di calcio, vero?"
Anche
la verità della situazione può essere distorta e infangata. Un
video mostra un numero limitatissimo di persone equipaggiate per
incutere terrore; e pronte ad attaccare chiunque non sia dei loro.
Sono
quatto gatti ma le loro azioni si proiettano su tutti.
Qui
(a Liverpool) la realtà veniva ancora vista attraverso la lente
deformante del ricordo di passate aggressioni a tifosi inglesi a
Roma. Ritorna l’incubo del dopo finale del 1984, della cultura del
coltello, e della violenza organizzata.
I
tifosi della Roma, gli italiani tutti, l'Italia come paese ...
giudicati, stereotipati, marchiati in massa.
Invece,
là furono solo pochissimi esaltati a festeggiare. Solo nel loro
micro cosmo, forse qualcuno si lasciò impressionare; proprio come
l'omicidio di Stephen Lawrence, celebrato da un manipolo di razzisti
prigionieri di una cultura maschilista da due soldi dove esso veniva
visto epicamente.
Spesso
cerchiamo solo quello che può confermare il nostro copione di
pregiudizi.
E in questa ricerca orientata al pregiudizio non vedevamo che a Roma c'era invece anche vergogna, orrore, empatia, paura e rabbia per quello che era accaduto fuori da Anfield.
E in questa ricerca orientata al pregiudizio non vedevamo che a Roma c'era invece anche vergogna, orrore, empatia, paura e rabbia per quello che era accaduto fuori da Anfield.
Per
anni, a Liverpool, abbiamo cercato di evitare i pregiudizi in nostro
danno. Abbiamo combattuto contro calunnie e preconcetti Abbiamo
battagliato contro il risentimento costruito sul nulla di un accento
diverso. E così come noi non abbiamo mai voluto essere guardati
attraverso lenti deformanti, adesso anche a Roma si sentono così.
Angelo
Consoli è un tifoso della Roma. È anche un uomo con una certa
influenza nella città di Roma.
Come
molti altri, era disgustato dall'attacco a Sean Cox. Ma a differenza
di molti altri anch’essi disgustati, ha deciso di agire.
Nel
1984, Angelo aveva organizzato il tentativo di creare un sentimento
positivo tra Liverpool e Roma. Allora come oggi, aveva paura che nel
periodo prepartita verso Roma-Liverpool tre mesi dopo, temeva che le
intenzioni di pochi estremisti potesse oscurare il benvenuto di una
città intera.
Guidati
dai rispettivi consigli comunali del Merseyside e di Roma, un gruppo
di tifosi organizzati si trovò così, per 4 giorni, a visitare la
Città Eterna e i suoi monumenti, a incontrare gruppi di tifosi
avversari e partecipare a cerimonie.
I
cinici, come sempre, possono anche sogghignare, ma quelli che
c’erano, in quel viaggio, furono colpiti positivamente e rimasero
in contatto con Angelo negli anni.
Nacque
così un’amicizia che è ancora viva e ha fatto si che, con il suo
impegno personale, a distanza di 34 anni, Angelo abbia potuto di
nuovo permesso allo lo spirito di comunità di dprevalere sulla
criminalità.
Infatti
alcuni che avevano partecipato alla delegazione di 34 fa, hanno
contattato The Anfield Wrap e ci hanno coinvolto in una operazione
verità su Roma, Liverpool, la AS Roma, il Liverpool FC, e la gente
di entrambe le città, visti in una luce molto diversa da quella
proiettata da molti media qui e là.
Angelo
non solo ci ha mostrato la città, ma ci ha perfino organizzato il
trasporto dall’aeroporto quando siamo arrivati, ci ha portato in
posti per mangiare, per bere, - facendoci sentire davvero amicizia e
senso di ospitalità – ed è riuscito perfino, nonostante i tempi
strettissimi, a organizzare una cerimonia con il Presidente
dell’Assemblea Capitolina Marcello De Vito, nell’aula Giulio
Cesare del Consiglio Comunale il giorno stesso della partita.
Lì,
abbiamo ricevuto, per consegnarli a Sean Cox, una medaglia dalla
città di Roma, un artistico manifesto di celebrazione della visita
dell’amicizia nel 1984 e una copia di una mozione del Consiglio
Comunale a sostegno di Sean Cox e della sua famiglia e che condanna
"falsi tifosi" e le loro azioni nel Merseyside. Tutto sarà
trasmesso alla famiglia al momento opportuno.
Invece
di cercare la differenza, il conflitto, la paura e l’antagonismo -
come hanno fatto purtroppo molti rappresentanti dei media prima della
partita - questo incontro ci ha unito per condannare quello che era
successo fuori da Anfield e sperare in notizie positive sulle
condizioni di Sean.
Dopo
l’ennesima domanda dei media su sicurezza, paura, preoccupazioni e
se ci eravamo sentiti al sicuro nel nostro viaggio per Roma e durante
il nostro soggiorno in Italia, ne abbiamo approfittato per
sottolineare che la passione per il calcio non deve significare
"guerra", "vendetta" o "zuffa" o
“guerriglia"
Mentre
uscivamo dal centro storico, un vecchio signore che mi aveva
osservato per un po’, mi afferrò per un braccio. "Scusa,"
mi disse sinceramente, guardandomi negli occhi. Non aveva bisogno di
scusarsi, ma in quel momento, stava difendendo Roma, proprio come noi
avremmo difeso Liverpool.
Quelli
che brandivano cinture, calci, pugni e intimidivano all'esterno di
The Kop rappresentavano solo se stessi, non una spettacolare capitale
e i milioni di cittadini che la abitano.
La
nostra esperienza a Roma è stata fatta di meraviglia e stupore per i
panorami e i suoni di una città bellissima; di un'atmosfera magica
di tifo e a sostegno dei loro colori dello Stadio Olimpico; di
amicizia e benvenuto da parte di Angelo e dai suoi amici, e di
comune tristezza e preoccupazione per la sorte di Sean Cox.
Il
talismano della Roma, il magnifico Francesco Totti, una volta disse:
"Il calcio, per me, è una passione, più che un gioco. È tutto
ma più di ogni altra cosa, è amore per Roma. Sono sempre stato a
Roma. C’è solo la Roma. "
Il
più recente equivalente di Totti nel Liverpool, Steven Gerrard, una
volta ha detto: "In Inghilterra, il calcio è una cosa
importante di cui parlare, ma Liverpool, è un posto speciale. Lo
senti non appena ci metti piede. "
Una
distanza di 1.400 miglia può separare le città, ma quando si parla
di calcio la sensazione è la stessa. È vita, un modo di essere;
qualcosa di molto più che 11 contro 11.
Giudicare
è fin troppo facile nella vita. Che si tratti di nazionalità,
razza, genere, opinioni politiche o dei colori di una squadra di
calcio, troppi vedono una massa indistinta piuttosto che un insieme
eterogeneo di individui.
Sia
a Roma, che a Liverpool c’è il Bene e c’è il Male. Ma dove non
c’è più nessuna differenza è nel pregare insieme perchè un
tifoso di calcio vilmente attaccato possa rimettersi e tornare
all’affetto della sua famiglia.
Il
gesto fatto da Roma è stato apprezzato e lo spirito che lo anima ha
superato i confini.
Ti
auguriamo tutto il meglio. Forza, Sean. I nostri pensieri sono con
te.
Gareth
Robertson
L'originale in inglese è visibile a questo link:
https://www.theanfieldwrap.com/2018/05/liverpool-and-as-roma-divided-by-history-united-in-supporting-sean-cox/
Nessun commento:
Posta un commento