sabato 16 maggio 2015

L'ENERGIA SOLARE STA RENDENDO ANTIECONOMICA QUELLA FOSSILE (MA IN TV E' VIETATO DIRLO...)

E' uscito oggi il Rapporto sui Comuni rinnovabili 2015: ormai quasi il 40% dell'elettricità italiana è da fonti rinnovabili. Alla faccia di chi "gufava" che con le rinnovabili non si sarebbe mai arrivati a fare massa critica per le esigenze energetiche di un paese moderno. Attraverso il contributo di oltre 800.000 impianti rinnovabili ormai presenti in tutti gli 8047 Comuni italiani, l’Italia ha ridotto le importazioni dall’estero di fonti fossili, la produzione dagli impianti più inquinanti e dannosi per il clima (nel termoelettrico -34,2% dal 2005) ed è calato anche il costo dell’energia elettrica: da 76 a 48 euro per megawattora tra il 2008 e il 2014. Ma tutto wuesto non si è riflesso nelle nostre bollette, anzi l'ENEL (e il governo) continuano a "chiagnere e fottere" accusando le rinnovabili dell'esatto contrario (alto costo dell'energia), che è invece dovuto ai loro investimenti in impianti fossili ormai anti economici. Questo risultato è ancora più notevole se si pensa a tutti i bastoni fra le ruote amministrativi, fiscali, ed economici che il governo ha messo alle rinnovabili dalla revisione retroattiva degli incentivi del 2011 alla tassazione dell'autoproduzione del 2014. E al contempo si incentivano e mettono in corsia preferenziale trivellazioni, gasdotti e carbone, quando l'Europa raccomanda di fare esattamente il contrario (ma l'Europa si sa, va assecondata solo se ci impone macelleria sociale e riforme del mercato del lavoro, non se propone politiche energetiche e economiche virtuose e a lata intensità di lavoro). E tutto questo non c'è nessuno che va in televisione a dirlo. E quando dico nessuno intendo dire proprio nessuno. A parte me. Io ci ho provato quando sono stato a Ballarò. Infatti non mi hanno più chiamato...















Per coloro che fossero interessati ad approfondire:

http://www.repubblica.it/ambiente/2015/05/13/news/rinnovabili_italia_prima_al_mondo_per_il_solare-114238347/?ref=HRLV-16


RINNOVABILI, ITALIA PRIMA AL MONDO PER IL SOLARE. MA I TAGLI AGLI INCENTIVI FRENANO IL BOOM.
Il rapporto "Comuni rinnovabili 2015" di Legambiente fotografa la crescita dell'energia pulita con 800mila impianti e il 38% dei consumi elettrici. Ma le misure fiscali del governo ostacolano questa rivoluzione nata dal basso. Premiati Campo Tures (BZ), Forlì e Celle San Vito (FG)



ROMA – Non solo le energie rinnovabili sono diffuse ormai nel 100% dei Comuni italiani, ma il nostro Paese conquista il primo posto nel mondo per il solare. E il contributo ai consumi elettrici schizza al 38%. Dati che fotografano il particolare andamento della rivoluzione energetica italiana, che cresce dal basso ma viene osteggiata dall'alto, con tagli retroattivi e improvvisi che frenano una crescita ormai forte di oltre 800 mila impianti sparsi in tutto il territorio. È questo il quadro che esce dal rapporto "Comuni Rinnovabili 2015"di Legambiente, giunto alla sua decima edizione e presentato oggi a Roma.

Numeri incoraggianti. Negli ultimi dieci anni le fonti rinnovabili hanno contribuito a cambiare il sistema energetico italiano. Oggi gli impianti sono presenti in tutti gli 8.047 Comuni italiani, con una progressione costante (erano appena 356 nel 2005, 3.190 nel 2007, 6.993 nel 2009) e con risultati sempre più importanti di copertura dei fabbisogni elettrici e termici locali. Complessivamente in Italia nel 2014 le rinnovabili hanno contribuito a soddisfare il 38,2% dei consumi elettrici complessivi (nel 2005 si era al 15,4) e il 16% dei consumi energetici finali (quando nel 2005 eravamo solo al 5,3%). Come detto, l’Italia è il primo Paese al mondo per incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici (ad aprile 2015 oltre l’11%), sfatando così la convinzione che queste fonti avrebbero sempre e comunque avuto un ruolo marginale nel sistema energetico italiano e che un loro eccessivo sviluppo avrebbe creato rilevanti problemi di gestione della rete. A impressionare sono da un lato i numeri della produzione da fonti rinnovabili passata in tre anni da 84,8 a 118 TWh, e dall’altro quelli di distribuzione degli impianti da fonti rinnovabili: circa 800mila, come già accennato, tra elettrici e termici, distribuiti nel territorio e nelle città, sempre più spesso integrati con smart grid (reti di distribuzione elettrica "intelligenti") e sistemi di accumulo o in autoproduzione, che oggi sono la frontiera dell’innovazione energetica nel mondo. Attraverso il contributo di questi impianti, e il calo dei consumi energetici, l’Italia ha ridotto le importazioni dall’estero di fonti fossili, la produzione dagli impianti più inquinanti e dannosi per il clima (nel termoelettrico -34,2% dal 2005) ed è calato anche il costo dell’energia elettrica: da 76 a 48 euro per megawattora tra il 2008 e il 2014, anche se per una serie di ragioni (tra cui incompleta liberalizzazione del sistema, spinta insufficiente verso l'innovazione tecnologica, ritardi nella realizzazione delle smart grid) questa riduzione non è stata trasferita ai consumatori.

TABELLE

"Le rinnovabili al 38% dimostrano quanto oggi uno scenario incentrato su fonti alternative e efficienza energetica sia già una realtà  - spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente -. Ora occorre aprire una seconda fase di questa rivoluzione energetica dal basso: l'obiettivo è il Green Act, che potrebbe fare da volano per il rilancio degli interventi per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio e la diffusione delle rinnovabili".

Guardavideointervista al ministro dell'Ambiente sul Green Act

I tagli agli incentivi. Se infatti nel corso del 2014 sono aumentate le installazioni per tutte le fonti, i ritmi di crescita sono purtroppo molto inferiori rispetto al passato: per il fotovoltaico negli ultimi due anni sono stati installati 1.864MW contro i 13.194 del biennio 2011-2012, nell’eolico sono stati installati 170MW nel 2014 contro una media di 770 degli anni passati, stessi dati per il mini idroelettrico e le altre fonti. Le ragioni di questa situazione sono due, la prima riguarda l’assenza di procedure chiare per l’approvazione dei progetti che blocca gli impianti eolici (per quelli offshore ancora nessun impianto è stato realizzato a fronte di 15 progetti presentati), solari termodinamici, da biomasse, mini idroelettrici, geotermici. La seconda ragione sta nella totale incertezza in cui il settore si trova a seguito di interventi normativi che in questi anni hanno introdotto tagli agli incentivi, barriere e tasse senza al contempo dare alcuna prospettiva chiara per il futuro. La scure di Palazzo Chigi si è dunque abbattuta su un mercato che vale più di 100 mila posti di lavoro.

LeggiPasticcio fotovoltaico, arriva il taglio degli incentivi |Competitività, così cambiano gli incentivi per il fotovoltaico

I Comuni premiati. Il premio "Comuni Rinnovabili 2015" è andato a Campo Tures (BZ), in Alto Adige, che è riuscito a soddisfare l'intero fabbisogno energetico del territorio grazie a un mix di 7 tecnologie da fonti rinnovabili elettriche e termiche e alla gestione locale dell'intera filiera energetica (sia la rete elettrica che quella di teleriscaldamento sono di proprietà comunale). Nel Comune, di circa 5.200 abitanti, una cooperativa energetica con 1.500 soci tra cui la stessa amministrazione, serve le circa 2.000 utenze, sia per la parte elettrica che per quella termica, con un risparmio medio del 30% rispetto ai prezzi di mercato. Campo Tures è uno dei 35 Comuni 100% rinnovabili in Italia, ossia quelli nei quali le fonti rinnovabili installate riescono a superare i fabbisogni sia elettrici che termici dei cittadini (riscaldamento delle case, acqua calda per usi sanitari, elettricità), attraverso impianti a biomasse e geotermici allacciati a reti di teleriscaldamento.

Inoltre Forlì si è aggiudicato il premio "Buona pratica" per l'innovazione in campo energetico. Ha infatti inaugurato recentemente il primo campo solare termico a concentrazione in Italia a servizio di utenze industriali: un progetto pilota finalizzato alla sostituzione dei combustibili fossili con energie rinnovabili in un'area industriale di circa 20mila mq utilizzando solo materiali completamente riciclabili. Al piccolo Comune di Celle San Vito (FG) il premio Buona pratica per l'efficienza energetica è stato assegnato, invece, per la capacità di portare avanti progetti finalizzati a riqualificare energeticamente edifici esistenti.
ROMA – Non solo le energie rinnovabili sono diffuse ormai nel 100% dei Comuni italiani, ma il nostro Paese conquista il primo posto nel mondo per il solare. E il contributo ai consumi elettrici schizza al 38%. Dati che fotografano il particolare andamento della rivoluzione energetica italiana, che cresce dal basso ma viene osteggiata dall'alto, con tagli retroattivi e improvvisi che frenano una crescita ormai forte di oltre 800 mila impianti sparsi in tutto il territorio. È questo il quadro che esce dal rapporto "Comuni Rinnovabili 2015" di Legambiente, giunto alla sua decima edizione e presentato oggi a Roma.

Numeri incoraggianti. Negli ultimi dieci anni le fonti rinnovabili hanno contribuito a cambiare il sistema energetico italiano. Oggi gli impianti sono presenti in tutti gli 8.047 Comuni italiani, con una progressione costante (erano appena 356 nel 2005, 3.190 nel 2007, 6.993 nel 2009) e con risultati sempre più importanti di copertura dei fabbisogni elettrici e termici locali. Complessivamente in Italia nel 2014 le rinnovabili hanno contribuito a soddisfare il 38,2% dei consumi elettrici complessivi (nel 2005 si era al 15,4) e il 16% dei consumi energetici finali (quando nel 2005 eravamo solo al 5,3%). Come detto, l’Italia è il primo Paese al mondo per incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici (ad aprile 2015 oltre l’11%), sfatando così la convinzione che queste fonti avrebbero sempre e comunque avuto un ruolo marginale nel sistema energetico italiano e che un loro eccessivo sviluppo avrebbe creato rilevanti problemi di gestione della rete. A impressionare sono da un lato i numeri della produzione da fonti rinnovabili passata in tre anni da 84,8 a 118 TWh, e dall’altro quelli di distribuzione degli impianti da fonti rinnovabili: circa 800mila, come già accennato, tra elettrici e termici, distribuiti nel territorio e nelle città, sempre più spesso integrati con smart grid (reti di distribuzione elettrica "intelligenti") e sistemi di accumulo o in autoproduzione, che oggi sono la frontiera dell’innovazione energetica nel mondo. Attraverso il contributo di questi impianti, e il calo dei consumi energetici, l’Italia ha ridotto le importazioni dall’estero di fonti fossili, la produzione dagli impianti più inquinanti e dannosi per il clima (nel termoelettrico -34,2% dal 2005) ed è calato anche il costo dell’energia elettrica: da 76 a 48 euro per megawattora tra il 2008 e il 2014, anche se per una serie di ragioni (tra cui incompleta liberalizzazione del sistema, spinta insufficiente verso l'innovazione tecnologica, ritardi nella realizzazione delle smart grid) questa riduzione non è stata trasferita ai consumatori.

TABELLE

"Le rinnovabili al 38% dimostrano quanto oggi uno scenario incentrato su fonti alternative e efficienza energetica sia già una realtà  - spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente -. Ora occorre aprire una seconda fase di questa rivoluzione energetica dal basso: l'obiettivo è il Green Act, che potrebbe fare da volano per il rilancio degli interventi per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio e la diffusione delle rinnovabili".

Guarda: videointervista al ministro dell'Ambiente sul Green Act

9I tagli agli incentivi. Se infatti nel corso del 2014 sono aumentate le installazioni per tutte le fonti, i ritmi di crescita sono purtroppo molto inferiori rispetto al passato: per il fotovoltaico negli ultimi due anni sono stati installati 1.864MW contro i 13.194 del biennio 2011-2012, nell’eolico sono stati installati 170MW nel 2014 contro una media di 770 degli anni passati, stessi dati per il mini idroelettrico e le altre fonti. Le ragioni di questa situazione sono due, la prima riguarda l’assenza di procedure chiare per l’approvazione dei progetti che blocca gli impianti eolici (per quelli offshore ancora nessun impianto è stato realizzato a fronte di 15 progetti presentati), solari termodinamici, da biomasse, mini idroelettrici, geotermici. La seconda ragione sta nella totale incertezza in cui il settore si trova a seguito di interventi normativi che in questi anni hanno introdotto tagli agli incentivi, barriere e tasse senza al contempo dare alcuna prospettiva chiara per il futuro. La scure di Palazzo Chigi si è dunque abbattuta su un mercato che vale più di 100 mila posti di lavoro.

Leggi: Pasticcio fotovoltaico, arriva il taglio degli incentivi | Competitività, così cambiano gli incentivi per il fotovoltaico

I Comuni premiati. Il premio "Comuni Rinnovabili 2015" è andato a Campo Tures (BZ), in Alto Adige, che è riuscito a soddisfare l'intero fabbisogno energetico del territorio grazie a un mix di 7 tecnologie da fonti rinnovabili elettriche e termiche e alla gestione locale dell'intera filiera energetica (sia la rete elettrica che quella di teleriscaldamento sono di proprietà comunale). Nel Comune, di circa 5.200 abitanti, una cooperativa energetica con 1.500 soci tra cui la stessa amministrazione, serve le circa 2.000 utenze, sia per la parte elettrica che per quella termica, con un risparmio medio del 30% rispetto ai prezzi di mercato. Campo Tures è uno dei 35 Comuni 100% rinnovabili in Italia, ossia quelli nei quali le fonti rinnovabili installate riescono a superare i fabbisogni sia elettrici che termici dei cittadini (riscaldamento delle case, acqua calda per usi sanitari, elettricità), attraverso impianti a biomasse e geotermici allacciati a reti di teleriscaldamento.

Inoltre Forlì si è aggiudicato il premio "Buona pratica" per l'innovazione in campo energetico. Ha infatti inaugurato recentemente il primo campo solare termico a concentrazione in Italia a servizio di utenze industriali: un progetto pilota finalizzato alla sostituzione dei combustibili fossili con energie rinnovabili in un'area industriale di circa 20mila mq utilizzando solo materiali completamente riciclabili. Al piccolo Comune di Celle San Vito (FG) il premio Buona pratica per l'efficienza energetica è stato assegnato, invece, per la capacità di portare avanti progetti finalizzati a riqualificare energeticamente edifici esistenti.

Solare. Tornando ai numeri, i Comuni del solare sono 8.047. In tutti i Comuni italiani, infatti, è installato almeno un impianto solare fotovoltaico e in 6.803 almeno un impianto solare termico. Per il fotovoltaico è Macra (CN) a presentare la maggior diffusione rispetto agli abitanti, con una media di 176,5 MW/1.000 abitanti e una potenza assoluta di 9,7 MW in grado di coprire l'intero fabbisogno energetico elettrico del territorio. Secondo i dati di Terna al 31 dicembre 2014 complessivamente sono stati installati 18.854 MW.
Eolico. I Comuni dell’eolico sono 700. Questi impianti, secondo i dati di Terna, hanno permesso di produrre 14,9 TWh di energia, pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,5 milioni di famiglie. Sono 323 i Comuni che si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico grazie all’eolico.
Mini-idroelettrico. I Comuni del mini idroelettrico sono 1.160. Il Rapporto prende in considerazione gli impianti fino a 3 MW e la potenza totale installata nei Comuni italiani è di 1.358 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 5,4 TWh pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 2 milioni di famiglie.
Geotermia. I Comuni della geotermia sono 484, per una potenza installata pari a 814,7 MW elettrici, 264,4 MW termici e 3,4 MW frigoriferi. Grazie a questi impianti nel 2014 sono stati prodotti circa 5,5 TWh di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie.
Bioenergie. I Comuni delle bioenergie sono 2.415 per una potenza installata complessiva di 2.936,4 MW elettrici, 1.306,6 MW termici e 415 kW frigoriferi. In particolare quelli a
 biogas sono in forte crescita e hanno raggiunto complessivamente di 1.165,9 MW elettrici, 176,5 MW termici e 65 kW frigoriferi. Gli impianti a biomasse, nel loro complesso, hanno consentito nel 2014 di produrre circa 12 TWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 4,4 milioni di famiglie.



Solare. Tornando ai numeri, i Comuni del solare sono 8.047. In tutti i Comuni italiani, infatti, è installato almeno un impianto solare fotovoltaico e in 6.803 almeno un impianto solare termico. Per il fotovoltaico è Macra (CN) a presentare la maggior diffusione rispetto agli abitanti, con una media di 176,5 MW/1.000 abitanti e una potenza assoluta di 9,7 MW in grado di coprire l'intero fabbisogno energetico elettrico del territorio. Secondo i dati di Terna al 31 dicembre 2014 complessivamente sono stati installati 18.854 MW.
Eolico. I Comuni dell’eolico sono 700. Questi impianti, secondo i dati di Terna, hanno permesso di produrre 14,9 TWh di energia, pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,5 milioni di famiglie. Sono 323 i Comuni che si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico grazie all’eolico.
Mini-idroelettrico. I Comuni del mini idroelettrico sono 1.160. Il Rapporto prende in considerazione gli impianti fino a 3 MW e la potenza totale installata nei Comuni italiani è di 1.358 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 5,4 TWh pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 2 milioni di famiglie.
Geotermia. I Comuni della geotermia sono 484, per una potenza installata pari a 814,7 MW elettrici, 264,4 MW termici e 3,4 MW frigoriferi. Grazie a questi impianti nel 2014 sono stati prodotti circa 5,5 TWh di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie.
Bioenergie. I Comuni delle bioenergie sono 2.415 per una potenza installata complessiva di 2.936,4 MW elettrici, 1.306,6 MW termici e 415 kW frigoriferi. In particolare quelli a

 biogas sono in forte crescita e hanno raggiunto complessivamente di 1.165,9 MW elettrici, 176,5 MW termici e 65 kW frigoriferi. Gli impianti a biomasse, nel loro complesso, hanno consentito nel 2014 di produrre circa 12 TWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 4,4 milioni di famiglie.
 



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