Renzi eccelle in due specialità:
1) Appropriarsi del lavoro degli altri
2) Capovolgere la realtà.
Lo abbiamo già visto plasticamente quando si presentò all'ONU per parlare di rinnovabili come un campione della lotta al cambiamento climatico mentre i suoi scagnozzi affossavano le rinnovabili con la burocrazia, la tassazione e lo spalma incentivi e invece mettevano le energie fossili in corsia preferenziale favorendo, trivellazioni, gasdotti e inceneritori con lo "sblocca Italia" e Greenpeace gli dedicava flash-mob e stunt spericolati.
Ma è sul caso Boschi che Renzi ha dato il meglio di se mostrando queste sue due abilità combinate fra di loro in tutto il loro fulgore.
Infatti, si presenta come il rigoroso salvatore della patria e dei risparmiatori, l'integerrimo presidente del Consiglio che non guarda in faccia nessuno, nemmeno il papà della sua "Ministra", facendolo multare per omesse dichiarazioni agli organi di vigilanza e mancati controlli nella gestione del credito (appropriandosi così di una attività effettuata dalla Banca d'Italia e non certo dal governo), ma omette di dire che invece il suo governo ha salvato il papà della Boschi dall'azione di responsabilità dei creditori dell'istituto bancario con un apposito emendamento nel decreto di trasposizione della direttiva europea sulle risoluzioni bancarie. Nessun contraddittorio, nessuna contestazione di queste macroscopiche contraddizioni e menzogne nel grande circo Barnum dell'Informazione inginocchiata a reti unificate e così si può tranquillizzare l'elettorato progressiv-repubblichista che ha nostalgia di Berlinguer e intanto vota Renzi perchè "sta facendo le riforme". Nessuno salvo Marco Travaglio, uno dei pochi giornalisti italiani che hanno la capacità analitica di scoprire la verità nel mare di informazioni bugiarde e avvelenate messe in circolazione da uffici stampa profumatamente pagati, e che hanno anche io coraggio di pubblicare i risultati delle loro analisi. Una delle cose più agghiaccianti che non bisognerebbe far passare sotto silenzio è che il procuratore di Arezzo che sta dirigendo le indagini su Banca Etruria e che ne ha inquisito tutto il vertice salvo (guarda caso) il vice Presidente Pierluigi Boschi, è titolare di un ricco contratto di consulenza con Palazzo Chigi (nooo ma cosa mi dici mai!!!) E' quindi con grande gratitudine verso uno dei pochi giornalisti italiani con la schiena driotta che copio e incollo in barba alle regole del copyright, il suo ultimo articolo intitolato:
"IL PAESE DELLE MERAVIGLIE DI MARIA ETRURIA BOSCHI”
di Marco Travaglio
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(il Fatto Quotidiano) – Scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di oggi 19 dicembre 2015: “Dobbiamo tante scuse a Maria Etruria Boschi. Vittime della cultura del sospetto, avevamo ipotizzato un suo conflitto d’interessi nella storiaccia della Banca del Buco. Poi l’abbiamo sentita alla Camera e ogni dubbio è svanito. Ci ha convinti. Se lo dice lei, osservatrice super partes, se lo conferma il suo amico premier e se lo ribadiscono i deputati della maggioranza che devono guadagnarsi la ricandidatura, allora è vero: nessun conflitto d’interessi. Alla luce della sua impeccabile ricostruzione e di testimonianze di prima mano, la storia di Banca Etruria e dei tre decreti salva-banche va riscritta così.”
“4.5.2013. L’assemblea dei soci di Etruria, sull’orlo del crac, nomina vicepresidente Pier Luigi Boschi, membro del Cda dal 2011 e incidentalmente padre di Maria Elena, casualmente promossa due mesi prima ministra delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento. Lei, azionista della banca come tutta la famiglia, è pazza di gioia: “Bravo papà, era ora che si accorgessero di quanto sei bravo. Temevo che la mia nomina a ministro ti stroncasse la carriera, invece la tua bravura ha vinto su tutto. Malgrado io sia ministra, ti han promosso lo stesso: sei un fuoriclasse”. Infatti il nuovo vertice, in un anno, riesce a depauperare il patrimonio sociale per 5 miliardi.”
“1.11.2014. Anche Bankitalia si accorge di quant’è bravo Pier Luigi e appioppa una multa di 2,5 milioni a tutto il vertice di Etruria (144 mila euro a lui) per “violazione delle disposizioni sulla governance”, “carenze nell’organizzazione e nei controlli interni”, “carenze nella gestione e nel controllo del credito”, “carenze nei controlli”, “violazioni in materia di trasparenza”, “omesse e inesatte segnalazioni agli organi di vigilanza” – continua Marco Travaglio nel suo l’editoriale dal titolo “Morto un Gelli se ne fa un altro” -. Ma è tutta invidia, infatti lui resta al suo posto finché Bankitalia impone al governo di commissariare Etruria. Il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, indaga per falso in bilancio e altri reati sugli ultimi Cda, dove sedeva papà Boschi, che però è uno dei pochi a non venire indagato.”
“20.1.2015. Il governo Renzi, a Borse chiuse per evitare speculazioni, annuncia un decreto per trasformare le banche popolari in Spa. Tra queste c’è Etruria, che Bankitalia ha già dato per morta. Ma ora pare risorta e i risparmiatori, anziché fuggire a gambe levate, tornano a fidarsi. Nei giorni precedenti però qualcuno se l’è cantata, infatti c’è la corsa ad acquistare titoli di popolari, specie di Etruria.” (…)
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano in edicola oggi
(Articolo intero su dagospia.com) – Dobbiamo tante scuse a Maria Etruria Boschi. Vittime della cultura del sospetto, avevamo ipotizzato un suo conflitto d’ interessi nella storiaccia della Banca del Buco. Poi l’ abbiamo sentita alla Camera e ogni dubbio è svanito. Ci ha convinti. Se lo dice lei, osservatrice super partes, se lo conferma il suo amico premier e se lo ribadiscono i deputati della maggioranza che devono guadagnarsi la ricandidatura, allora è vero: nessun conflitto d’ interessi.
Alla luce della sua impeccabile ricostruzione e di testimonianze di prima mano, la storia di Banca Etruria e dei tre decreti salva-banche va riscritta così.
4.5.2014. L’ assemblea dei soci di Etruria, sull’ orlo del crac, nomina vicepresidente Pier Luigi Boschi, membro del Cda dal 2011 e incidentalmente padre di Maria Elena, casualmente promossa due mesi prima ministra delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento. Lei, azionista della banca come tutta la famiglia, è pazza di gioia: “Bravo papà, era ora che si accorgessero di quanto sei bravo. Temevo che la mia nomina a ministro ti stroncasse la carriera, invece la tua bravura ha vinto su tutto. Malgrado io sia ministra, ti han promosso lo stesso: sei un fuoriclasse”. Infatti il nuovo vertice, in un anno, riesce a depauperare il patrimonio sociale per 5 miliardi.
1.11.2014. Anche Bankitalia si accorge di quant’ è bravo Pier Luigi e appioppa una multa di 2,5 milioni a tutto il vertice di Etruria (144 mila euro a lui) per “violazione delle disposizioni sulla governance”, “carenze nell’ organizzazione e nei controlli interni”, “carenze nella gestione e nel controllo del credito”, “carenze nei controlli”, “violazioni in materia di trasparenza”, “omesse e inesatte segnalazioni agli organi di vigilanza”.
Ma è tutta invidia, infatti lui resta al suo posto finché Bankitalia impone al governo di commissariare Etruria. Il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, indaga per falso in bilancio e altri reati sugli ultimi Cda, dove sedeva papà Boschi, che però è uno dei pochi a non venire indagato.
20.1.2015. Il governo Renzi, a Borse chiuse per evitare speculazioni, annuncia un decreto per trasformare le banche popolari in Spa. Tra queste c’ è Etruria, che Bankitalia ha già dato per morta. Ma ora pare risorta e i risparmiatori, anziché fuggire a gambe levate, tornano a fidarsi. Nei giorni precedenti però qualcuno se l’ è cantata, infatti c’ è la corsa ad acquistare titoli di popolari, specie di Etruria.
La Boschi, sospettata di aver preso parte al Cdm in conflitto d’ interessi, dice che il verbale è un segreto di Stato, poi però lo viola e giura che non c’ era: sarebbe stato conflitto d’ interessi e poi era in Senato. Lì nessuno l’ ha vista, ma si sa come sono le sante: ubique e, volendo, invisibili.
10.9.2015. Il Cdm approva lo schema del decreto che recepisce la direttiva europea sulle risoluzioni bancarie (bail-in). Riguarda anche Etruria. La Boschi è angosciata: “Mi si nota di più se vado o se non vado? Ma dai, ce lo chiede l’ Europa, che problema c’ è”. E va, come ad altre due riunioni preparatorie (tanto il verbale è segreto, no?). Non sa, la Vispa Teresa, che il diavolo è in agguato: mentre lei invia un sms con le emoticon, una mano furtiva aggiunge all’ art. 35 sei paroline (“nonché dell’ azione del creditore sociale”) che modificano il testo unico bancario sugli istituti commissariati e impediscono ai creditori sociali di chiedere i danni agli ex manager. Incluso papà. Lei non s’ accorge di nulla, glielo fanno sotto il naso: sennò sai come si metterebbe a strillare, allergica com’ è ai conflitti d’ interessi.
5.10.2015. La Boschi invia al presidente del Senato il decreto con dentro il salva-papà infilato a sua insaputa.
31.10.2015. La nota giureconsulta (sta riformando la Costituzione) partecipa ad Arezzo al convegno “Legalità e sviluppo”. Sul palco c’ è un pm, tal Roberto Rossi, e lei si arrovella: “Mi pare di averlo già visto da qualche parte, ma dove? Ah, la memoria!”.
16.11.2015. Nuovo Cdm sul salva-banche. La Boschi non c’ è, né del resto potrebbe accorgersi del codicillo salva-papà. Mica può cogliere certe sottigliezze: è solo laureata in Legge.
22.11.2015. Il Cdm vara il decreto. La Boschi fa sapere che non c’ è (qui il segreto sul verbale non vale). All’ uscita alcuni colleghi l’ avvicinano per spiegarle tutto. Ma lei si tappa le orecchie: “Non voglio sapere né sentire, sarebbe conflitto d’ interessi!”.
Poi uno, sempre a tradimento, butta lì che i conti in banca e le case di papà sono salvi: i creditori sociali non possono più aggredirli, a meno che non lo faccia il commissario scelto da Bankitalia e nominato dal suo governo. Lei spalanca gli occhioni colmi di lacrime: “Davvero avete fatto questo per me? Grazie, ragazzi, che pensiero gentile, non dovevate! Anche a nome di papà. Però per Natale non voglio più nulla, eh? Meno male che mi sono astenuta, se no era conflitto d’ interessi.L’ ho scampata bella!”.
16.12.2015. Il Fatto rivela che il pm Rossi è consulente della Presidenza del Consiglio dai tempi di Letta, confermato dal governo Renzi, e ogni tanto gironzola per Palazzo Chigi dove ha l’ ufficio anche la Boschi. Figurarsi lo stupore della ministra: “Ecco chi era il pm del convegno! Lo dicevo che quella faccia non mi era nuova! Brrr che paura, è quello che indaga sulla banca di papà! A saperlo prima, mi sarei astenuta pure dal convegno! Fortuna che non sono fisionomista, sennò era conflitto d’ interessi! Matteo, quel Rossi è troppo bravo: lo confermiamo anche per l’ anno prossimo?”.
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Io posso solo aggiungere e che un altro grande Toscano, da lassù, guarda e sorride compiaciuto facendo l'occhiolino al suo migliore allievo. Il suo nome è Licio Gelli, e la politica italiana da trent'anni e più si sforza di realizzare il suo sogno, identificato da un codice alfanumerico preciso: P2 !
Licio Gelli (recentemente scomparso), e Matteo Renzi, |