giovedì 12 maggio 2016

Il terrore delle mani libere. Attacco al M5S.






 Questa mattina è arrivata la notizia che dopo Filippo Nogarin a Livorno, anche Federico Pizzarotti a Parma è stato iscritto nel registro degli indagati per una questione di nomine al Teatro Regio, partita da un esposto di un parlamentare del PD.
Ho avuto il piacere e l'onore di incontrare Federico Pizzarotti in più di una occasione e ne ho sempre ricavato una impressione di grande competenza, profonda onestà e rigore. Adesso, di fronte a questo coinvolgimento, che sia un atto dovuto o meno, sento il bisogno di manifestargli il mio sostegno con questo articolo ed alcune constatazioni incontestabili.
La giustizia a orologeria esiste e ultimamente il suo ticchettio si sta facendo assordante. Mi rendo conto di rasentare pericolosamente uno dei più squallidi argomenti berlusconiani, ma a differenza dei guai giudiziari del GP (Grande Puttaniere), che praticamente vive nell'illegalità più perfetta, qui siamo davvero nella fiction.

I NODI DEL PD STANNO VENENDO AL PETTINE.
Manca meno di un mese alle amministrative che si annunciano come un bagno di sangue per il petro-fascista Renzi, sia perchè il dissenso interno al PD comincia ad assumere la forma di fibrillazioni vere e proprie,  per il comprensibile malcontento che verrà manifestato da quel "popolo di sinistra" abbandonato a se stesso, deriso, oltraggiato tradito e sbertucciato,  che dopo aver votato una coalizione dal pomposo nome di ITALIA BENE COMUNE (con SEL) oggi si vede presentare provvedimenti mediamente più sfrontati di quelli di Berlusconi, dalla precarizzazione del lavoro del Jobs Act alla cancellazione dell'articolo 18, alla distruzione della scuola pubblica, alla messa in corsia preferenziale di inceneritori e trivellazioni alla privatizzazione dell'acqua, tutte leggi su cui lo stesso "Popolo di sinistra" si sta  mobilitando con la più grande campagna referendaria del dopoguerra (i cosiddetti Referendum Sociali). 
Tanto più se aggiungiamo la fine (prevedibile) dell'effetto "80 euro", e il disgusto dell'elettore medio verso un partito che è riuscito in trent'anni a passare dalla "diversità morale" del "galantuomo" Berlinguer al coinvolgimento in tutte le inchieste possibili e immaginabili, da Mafia Capitale, alla terra dei fuochi della Camorra, alla formazione professionale siciliana, all'Expo, al Mose, alla trivellopoli lucana,  al tradimento dei risparmiatori da parte delle banche di famiglia, alle spese pazze nelle Regioni, alle piscine di Lodi, alle indagini per corruzione su De Luca in Campania.
Con queste elezioni rischiano di venire al pettine i nodi irrisolti di un partito che da istanza di mediazione fra istituzioni e cittadinanza si è trasformato in portatore di interessi di cricche e comitati d'affari petroliferi, speculativi, bancari, finanziari, industriali e chi più ne ha più ne metta.
La crisi della partitocrazia cominciata con la denuncia circostanziata effettuata da Rizzo e Stella  ne La Casta ormai dieci anni orsono rischia a questa tornata elettorale di manifestarsi sotto forma di una sconfitta storica in città come Milano, Torino, Napoli, Brindisi, Alcamo, Vittoria, e a Roma il PD rischia seriamente di non arrivare neanche al ballottaggio.

Traversetolo (Parma) Dibattito su come affamare l'inceneritore
Consapevole di questo rischio Renzi la sta già buttando in caciara (attività nella quale non ha rivali) puntando direttamente al referendum costituzionale di ottobre nel (vano) tentativo di far passare sotto silenzio le amministrative di giugno. Un po' come un allenatore furbo di una squadra a rischio retrocessione che invece di parlare della prossima partita contro la Juventus, distoglie l'attenzione dei suoi tifosi sulla partita col Frosinone fra sei turni.

STRANE COINCIDENZE.
Ma siccome il gioco non sta funzionando e i sondaggi continuano a vedere il PD in calo verticale, ecco arrivare in suo soccorso due provvedimenti giudiziari quantomeno anomali, il primo, contro Nogarin, a cui si imputa in una riedizione kafkiana di Minority Report, un reato non ancora commesso, il secondo contro il sindaco-simbolo (e spesso in odore di apostasia pentastellare) Federico Pizzarotti che si basa su un esposto contro di lui presentato dal senatore PD Giorgio Pagliari per una questione di nomine al Teatro Regio. Adesso fermo restando che la magistratura inquirente deve fare il suo lavoro e potrebbe anche essere che l'iscrizione di Pizzarotti nel registro indagati sia un atto dovuto e si scioglierà come neve al sole, a me interessa cogliere i dati politici di questa situazione.
1) Innanzitutto è quanto meno singolare che l'iscrizione di Pizzarotti nel registro degli indagati per abuso di ufficio avvenga a tre settimane dal voto amministrativo che presenta le criticità per il PD di cui si diceva prima, soprattutto in considerazione del fatto che l'esposto del Senatore Pagliari risale a settembre 2015. 
2) Il PD, dovrebbe avere il buon gusto di tacere per almeno una legislatura in quanto parte  di quella partitocrazia consociativa che ha portato il comune di Parma alla bancarotta (quasi un miliardo di debiti accumulati negli ultimi 25 anni, riassorbiti al 40% dall'amministrazione di Pizzarotti). C'è qualcuno così ingenuo da credere che l'esposto da cui ha avuto origine l'indagine sia ispirato da amore per la giustizia e per la buona amministrazione, e non sia una operazione strumentale al limite  della temerarietà?
3) Diventa facile così sbarazzarsi di avversari politici scomodi: io per esempio potrei ravvisare un abuso di ufficio nei tre quarti delle cose che fa Renzi (per esempio è reo confesso sull'emendamento pro Tempa Rossa, mi permetto di segnalarlo alla magistratura come "Notitia criminis" per far partire l'obbligatoria azione penale)...

MANI PULITE E (SOPRATTUTTO) LIBERE CHE FANNO PAURA.
Taxi Sharing a Ragusa
La verità è che Pizzarotti, così come Nogarin, sono pericolosissimi per l'establishment partitocratico piddino perchè sono portatori nelle istituzioni di una visione alternativa della politica e dell'economia  e non sono controllabili da parte dei poteri fossili, perchè non hanno Fondazioni da farsi finanziare, sedi di partito da affittare, spese di congressi da ammortizzare e sponsorizzazioni da domandare. si tratta di una nuova classe politica che ha la capacità intellettuale di pianificare politiche economiche di Terza Rivoluzione Industriale e le mani libere per realizzarle.  
E infatti per questi amministratori la TRI diventa pratica quotidiana, dopo aver ispirato i loro 
programmi elettorali.

A Parma Pizzarotti ha spinto l'acceleratore su pratiche di economia circolare (sono stato con lui in
numerosi appuntamenti pubblici  e lo so per esperienza diretta) che hanno contribuito a mettere in crisi il famigerato inceneritore, evidenziando come gli accordi presi dai precedenti amministratori obbligavano l'amministrazione al paradosso di un comportamento NON VIRTUOSO (produrre un quantitativo minimo di rifiuti) contrario alle stesse norme comunitarie. A Ragusa (città a 5 Stelle il cui sindaco NON è indagato) è nato il primo eco portale con banca del riuso annessa, e si stanno mettendo in pratica esperimenti di taxi sharing all'avanguardia in Europa. A Milano il 15 aprile, il capogruppo alla Regione per il M5S Gianmarco Corbetta insieme al candidato Sindaco Gianluca Corrado sono stati a discutere di Terza Rivoluzione Industriale con me Livio de Santoli e Antonio Rancati fino a mezzanotte e
mezza con 400 attivisti. Si moltiplicano i candidati sindaci del M5S che si riferiscono a questo nuovo modello economico distribuito e democratico come Alparone a Brindisi, Trisolino a Taviano,  Surdi a Alcamo e Giurdanella a Vittoria (dove si parla di Terza Rivoluzione Industriale in un evento che si tiene proprio oggi). 

UN GIOCO SCOPERTO
Pizzarotti, per come l'ho conosciuto, non è il tipo di  amministratore che usa il suo potere per favorire nomine di suoi amici, e conosco pochissime persone più lontane di lui dalla logica spartitoria del sottogoverno partitocratico. Trovo perciò particolarmente ridicolo il tentativo protervo e sfrontato degli esponenti della partitocrazia tradizionale e in particolare dei rappresentanti del PD,  di approfittare di queste coincidenze di episodi giudiziari per affermare una pretesa "eguaglianza" del M5S a loro, quasi come se, non potendo negare di essere un partito marcio fino al midollo, infangare il M5S sanasse le loro colpe e li ripulisse agli occhi di un elettorato sempre più disgustato e quindi demotivato dal recarsi a votare.
Il loro gioco è ormai scoperto.
La partitocrazia tradizionale oltre a avere pesantissime responsabilità sul piano giudiziario e morale, ha anche la responsabilità di aver portato avanti da decenni politiche economiche generatrici di disoccupazione nell'interesse di gruppi fossili e finanziari. 

Avrebbero potuto cambiare le dinamiche economiche di questo paese, particolarmente fortunato sul piano delle risorse energetiche e naturali di terza rivoluzione industriale e invece  lo hanno condannato a una arretratezza ormai quasi irrecuperabile che mette i nostri assett alla mercè della speculazione finanziari internazionale. 
Parlano di occupazione ma la stanno distruggendo con strategie economiche ad alta intensità di capitali e a scarsissima intensità di lavoro, parlano di internet e connettività ma hanno fatto morire la Olivetti e rinunciato ad avere un produttore nazionale di computer o di telefonia mobile (ce l'ha perfino la Finlandia) pur essendo l'Italia il più grande mercato mondiale (pro capite) di questi apparati. 
Parlano di rinnovabili e sostenibilità e poi hanno distrutto i produttori di pannelli fotovoltaici
condannandoci alla dipendenza da produttori tedeschi o cinesi, mentre incoraggiano i fossili in ogni modo. 
Parlano di start up innovative ed economia digitale ma continuano a pompare miliardi in una siderurgia totalmente anti economica e fuori mercato ostacolando le start up della manifattura digitale con sistemi di finanziamento basati su criteri puramente finanziari e fiscalità punitiva. 
Scrivono le leggi sotto dettatura delle lobby fossili della seconda rivoluzione industriale, che stanno perdendo terreno in tutto il mondo salvo che in Italia dove invece godono di ottima salute. 
Per questo fa paura la prospettiva di vedere moltiplicarsi sul territorio amministratori appartenenti a una formazione politica come il M5S, che invece la Terza Rivoluzione Industriale (e l'uscita dalla seconda) ce l'ha nel DNA. 
Lungi da me l'intenzione di assumere la difesa di ufficio del movimento fondato da Grillo con il quale ho avuto  spesso da ridire e l'ho sempre fatto liberamente senza mordermi la lingua, specialmente sulle questioni europee. 
Ma di fronte all'attacco sfrontato di questi giorni non posso non vedere e non stigmatizzare un chiarissimo intento manipolatorio che cerca di accreditare la tesi falsa che gli amministratori a 5 Stelle non siano affidabili perchè anch'essi corrotti dal malaffare e nel mirino della giustizia. Si tratta del disperato tentativo di limitare la sconfitta alle amministrative e, conseguentemente, il numero di comuni che passeranno ad amministrazioni con le mani pulite e soprattutto libere dai condizionamenti delle lobby finanziarie e fossili, per fare delle politiche economiche e sociali di Terza Rivoluzione Industriale. 
Mani pulite e libere come quelle di Federico Pizzarotti e dei suoi amministratori. Coraggio Federico! Passate queste amministrative la bolla di sapone scoppierà e tutto tornerà alla normalità.
Pizzarotti all'inaugurazione dell'Eco Modulo a Parma
















mercoledì 11 maggio 2016

Il fascismo petrolifero del PD renziano

Piero Lacorazza
Mentre il circo mediatico italiano si concentra su Livorno in un ulteriore esercizio di distrazione di massa su un non-caso come quello del sindaco Nogarin, in Basilicata avvengono cose che dovrebbero preoccuparci molto di più. La Basilicata sarà anche una regione piccola e periferica ma ultimamente sta giocando un ruolo fondamentale nella ridefinizione delle strategie economiche e della politica italiana.
Dopo lo scandalo di Tempa Rossa, l'inquinamento preoccupante dell'invaso del Pertusillo che serve come bacino idrico di mezza Italia meridionale, adesso arriva il siluramento di Piero Lacorazza.
Ho conosciuto per la prima volta Piero quando da Presidente della Provincia di Potenza mi contattò per portare Rifkin nel capoluogo lucano, cosa che fece con grande entusiasmo e motivazione. Da allora ci siamo sentiti periodicamente e sempre per parlare di Terza Rivoluzione Industriale applicata al suo territorio.
Da Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata Piero ha giocato un ruolo fondamentale nel promuovere i referendum anti trivelle contro le sciagurate norme filo petrolieri del decreto renziano immaginificamente battezzato "sblocca Italia" che, ricordiamolo per amor di precisione sono stati un grande successo in 5 casi su sei costringendo il governo giurassico del fossile Renzi a fare una precipitosa quanto ridicola marcia indietro per scongiurare il voto popolare, mentre sul sesto in cui la marcia indietro è stata giudicata "elusiva" (cioè una truffa) dalla Cassazione si è votato con il risultato che tutti sanno (le televisioni che davano persistentemente informazioni sbagliate sulla data e sulle regioni in cui si votava, quando si ricordavano di darle, la data fissata il più presto possibile in modo da impedire un dibattito serio e approfondito, e il rifiuto di accorpamento con le amministrative per scongiurare il raggiungimento del quorum etc). Non si è ancora spenta l'eco della battaglia referendaria, che  il PD renziano "dimissiona" Piero Lacorazza da Presidente della Basilicata in un impeto che sa di fascismo e di ritorsione mafiosa
Il governo Renzi che smantella la scuola pubblica, distrugge diritti,  precarizza il lavoro, ammazza le fonti rinnovabili che danno sovranità energetica al cittadino e rendono competitiva l'impresa (lo dice il fondo Rotschild non io) e mette in corsia preferenziale dichiarandoli "strategici" trivellazioni, air gun, carbone, gasdotti, inceneritori e qualunque schifezza fossile da cui in tutto l'Occidente civilizzato (e perfino in Cina) si sta fuggendo, con questo gesto miserabile rivela una vendicatività  meschina verso chi ha osato contraddire il "non eletto", una vendetta consumata se non a caldo, almeno tiepida, quando è storicamente accertato che perfino Benito Mussolini le vendette le consumava a freddo. La punizione esemplare del Presidente di Consiglio regionale non disponibile a piegarsi alla legge scritta dai gruppi fossili, non poteva aspettare. Non sia mai fosse passata l'idea che a opporsi al fossile Renzi la si può anche fare franca.  Da questo episodio ricaviamo tre insegnamenti di fondo.
  1. Il Partito Democratico non è più nè l'uno nè l'altro. Non è più democratico perchè ormai adotta metodi di repressione del dissenso interno che sono chiaramente squadristici e intimidatori. E non è più un partito perchè con Renzi è diventato del tutto evidente che non rappresenta più (ammesso che lo abbia mai fatto) gli interessi generali del Paese, ma è portatore in politica  degli interessi di lobby fossili e finanziarie, che contrastano con il bene comune e con gli interessi della collettività.
  2. Renzi è un personaggio politico che divide mentre invece quando si devono modificare le regole del gioco democratico bisogna essere il più inclusivi e unitari possibile. Renzi non è dunque la persona giusta per guidare un processo condiviso di riforma costituzionale, e dico questo aldilà dell'orrore per i contenuti autoritari e anti democratici di questa pseudo riforma, ma come constatazione di metodo. Non si riforma la Costituzione a colpi di fiducia, in nome di una modernità che in realtà è il vecchio più vecchio che ci sia perchè altro non è che il putrido piano di rinascita nazionale di Licio Gelli occultato dietro il falsamente rassicurante sorriso a trentadue denti della Boschi e riverniciato di verde (anzi di Verdini).  Non può essere lui a cambiare con metodi nazi fascisti la Costituzione nata dalla  Resistenza ai nazi fascisti.
  3. Il dissenso all'interno del PD è diventato (in realtà è sempre stato) impossibile. Chi si oppone muore. In una riedizione paradossale della polizia politica di Beria nell'URSS degli anni 50-70 degna della OVRA fascista, chiunque cerchi di affermare una idea differente da Renzi su qualunque tema (e specialmente ambiente e energia) è destinato a essere marginalizzato e privato di qualunque potere sia al centro (vedere la fine di Fassina, Civati etc) che negli enti locali. Un esempio a me ben noto è
    Alberto Bellini, assessore dimissionato a Forlì
    quello dell'assessore all'ambiente mobilità e rifiuti del Comune di Forlì Alberto Bellini che pochi giorni dopo il nostro dibattito alla festa dell'Unità in cui io avevo detto cosa ne pensavo di Renzi e del PD e lui aveva rivendicato orgogliosamente il suo diritto in quanto amministratore a opporsi alle porcherie dello sblocca Italia (inceneritori, trivellazioni etc), è stato costretto a dimettersi e oggi è scomparso dallo schermo radar.

    Una specie di Lupara Bianca che colpisce selettivamente dappertutto e a qualunque livello di potere. Per esempio che fine ha fatto Enrico Letta? E Corradino Mineo? Ricordate quel deputato PD ex giornalista Rai polemicamente rivendicò con Renzi di essere stato eletto per tutelare i beni comuni in una coalizione con SEL chiamata Italia Bene Comune, (che peraltro vinse di strettissima misura  poi gratificata da un premio di maggioranza abnorme e dichiarato incostituzionale)? In effetti gli italiani di sinistra l'avevano votata credendo di mandare al governo Bersani con Vendola per fare davvero politiche in favore dei beni comuni e invece si sono ritrovati con Renzi e un governo di pseudo sinistra che ha appena privatizzato i servizi idrici nonostante la volontà contraria espressa in modo schiacciante ed inequivocabile con il referendum del 13 giugno 2011. 
Il referendum di ottobre si presenta dunque come un appuntamento importantissimo per ripristinare  in Italia una democrazia sempre più in pericolo.
E naturalmente per tutto il resto ci sono i Referendum Sociali (www.referendumsociali.org)