I
capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea si incontrano domani a
Roma per celebrare il 60mo anniversario della firma dei trattati di
Roma che hanno dato inizio al processo di integrazione europea
lanciato dall'isoletta tirrenica di Ventotene da Altiero Spinelli,
Eugenio Colorni e Ernesto Rossi col loro celeberrimo “Manifesto”.
Nello stesso giorno si sono dati appuntamento a Roma i cosiddetti
"sovranisti" che contestano l'Europa e l'Euro in tutto e
per tutto.
Si
fronteggeranno dunque nella giornata di domani due visioni
diametralmente opposte dell'Europa, entrambe sbagliate, a mio avviso,
e entrambe pericolose per il futuro non solo dell'Europa, ma anche
dei singoli paesi e delle nazioni della cui sovranità i "sovranisti"
si riempiono impropriamente la bocca. Due visioni cioè
estremiste, scondo cui l'Europa è il male o il bene assoluto, e come
tutte le visioni estremistiche faticano a cogliere la complessità
della realtà europea fatta di mille sfumature, interessi nazionali
ma anche divisioni di classe, per cui l'Europa non è perfetta ma non
è neanche l'origine di tutti i mali. Questa Europa, come ci ricorda
Rifkin nel libro “Il Sogno Europeo”, ha
raggiunto accordi
avanzatissimi fra tutti gli stati membri sulle politihce energetiche,
sui rifiuti e le politiche ambientali, sulla protezione sociale,
sugli scambi culturali (pensiamo al programma Erasmus). Ma tutto
questo (che era la vera ragion d'essere dell'Europa come la voleva
Spinelli) è stato oscurato dalla logica del debito e dell'austerità
che ha criminalmente preso il sopravvento negli nultimi 12 anni.
Infatti dal 2004 (anno in cui il referendum francese sciaguratamente
imposto da Chirac affossò definitivamente le speranze di
integrazione Europea della Costituzione elaborata dalla Convenzione
Europea), i leader europei si sono messi a difendere pancia a
terra i principi del rigore finanziario e della logica del debito
sempre nell'interesse della grande finanza speculativa globale come
fedeli marionette.
Certo
non è questa l'Europa che avevano in mente i padri fondatori, una
Europa solidale, sociale, ecologica, pacifica. E il sessantesimo
anniversario dei trattati di Roma avrebbe potuto essere l'occasione
per rifondare l'Europa sulla sua anima spinelliana. Quando si parla
di rifondazione dell'Europa però, bisogna sgombrare il campo dagli
eurofurbi, che pur avendo giocato un ruolo determinante nella deriva
finanziaristica e anti sociale dell'Europa, oggi si presentano come i
rivoluzionari anti-Europa.
Ad
esempio, sentire gente come Renzi che critica la logica
dell'austerità e del patto di stabilità, richiamandosi alla sua
ridefinizione come patto di "stupidità" da parte di Romano
Prodi, mi fa solo sorridere. Renzi infatti ha avuto unpo strapotere
assoluto in Italia per oltre tre anni, avrebbe potuto appoggiare
Tsipras e Varoufakis nel loro tentativo del 2015 di sconfiggere la
logica del debito ispirata agli interessi delle grandi banche
d'affari, invece ha contribuito al loro isolamento, accodandosi
acriticamente alle posizioni degli Schauble e dei Djsselbloem che
adesso fa cialtronescamente finta di criticare. Questo mette una
pietra tombale definitiva su qualunque tentativo del ciarlatano
fiorentino di rifarsi una verginità e presentarsi come un
rivoluzionario in vista delle elezioni che prima o poi saranno
indette. Archiviata la pratica Renzi, vorrei tornare ad analizzare la
situazione dell'Europa che viene celebrata domani.
2015: Renzi offre a Tsipras cravatte invece di appoggio... |
Più
in particolare sul piano europeo, se quello che era il sogno Europeo
nato col Manifesto di Ventotene è oggi diventato l'incubo
europeo dell'austerità e del debito con migliaia di imprenditori che
si suicidano, e milioni di cittadini scesi sotto la soglia di
povertà, è perchè chi ha potere decisionale in Europa ha perso di
vista gli obiettivi del Manifesto di Ventotene per un'Europa libera e
unita (che sono molto impegnativi perchè Spinelli e i suoi compagni
avevano in mente e proposero una vera e propria "Rivoluzione
Europea", come ho ricordato dettagliatamente nell'articolo che
ho pubblicato l'anno scorso in occasione della farsa di
Ventotene
organizzata da Renzi con Mekel e Hollande, consultabile qui:
http://angeloconsoli.blogspot.it/2016/08/loccupazione-mediatica-di-ventotene_25.html ).
Quella
di Spinelli era una rivoluzione vera, che metteva al centro il
cittadino e la comunità e ammoniva di tenere a bada le banche e gli
speculatori, parlava di protezione dei beni comuni pubblici e la
nazionalizzazione di banche e aziende energetiche.
Quali
sono queste politiche? Certo non quelle che alcuni commentatori di
regime hanno avuto il coraggio di proporre con una lettura di comodo
del Manifesto spacciato come l'antesignano delle politiche di
austerità e di stabilità finanziaria secondo
cui il rigore finanziario ce
lo prescriverebbe
Spinelli con il Manifesto di Ventotene!
Il
Manifesto di Ventotene è tutt'altro. Si parla certo anche di
disciplina finanziaria degli stati ma non nei termini principali in
cui questi commentatori finto europeisti cercano di spacciarcelo. E'
una operazione scorrettissima quella di leggere un paragrafo isolato
dal contesto e costruire su di esso l'intera narrazione spinelliana.
Per capire lo spirito vero del Manifesto di Ventotene bisogna
leggerlo olisticamente nella sua integrità. Vediamo così che
il Manifesto di Ventotene propone una Europa in cui “Non
si possono più lasciare ai privati le imprese che, svolgendo
un’attività necessariamente monopolistica, sono in condizioni di
sfruttare la massa dei consumatori; ad esempio le industrie
elettriche, le imprese che si vogliono mantenere in vita per ragioni
di interesse collettivo ma che, per reggersi, hanno bisogno di dazi
protettivi, sussidi, ordinazioni di favore ecc.”
Parallelamente,
per uno sviluppo economico sostenibile e stabile il Manifesto
osserva che "Le
caratteristiche che hanno avuto in passato il diritto di proprietà e
il diritto di successione, hanno
permesso
di accumulare nelle mani di pochi privilegiati ricchezze che converrà
distribuire durante una crisi rivoluzionaria in senso egualitario,
per eliminare i ceti parassitari e per dare ai lavoratori gli
strumenti di produzione di cui abbisognano, onde migliorare le
condizioni economiche e far loro raggiungere una maggiore
indipendenza di vita".
Sul
piano della rimozione delle diseguaglianze, oltre a proporre un
differenziale salariale il più livellato possibile si prescrive
anche che "I giovani
vanno assistiti con le provvidenze necessarie per ridurre al minimo
le distanze fra le posizioni di partenza nella lotta per la vita. In
particolare la scuola pubblica dovrà dare le possibilità effettive
di proseguire gli studi fino ai gradi superiori ai più idonei,
invece che ai più ricchi;"
E
sempre per quello che riguarda i giovani, si raccomanda qualcosa di
molto simile a provvidenze che oggi andrebbero sotto il nome di
"reddito di cittadinanza": "La
solidarietà umana verso coloro che riescono soccombenti nella lotta
economica, non dovrà, per ciò, manifestarsi con le forme caritative
sempre avvilenti e produttrici degli stessi mali alle cui conseguenze
cercano di riparare, ma con una serie di provvidenze che garantiscano
incondizionatamente a tutti, possano o non possano lavorare, un
tenore di vita decente, senza ridurre lo stimolo al lavoro e al
risparmio. Così nessuno sarà più costretto dalla miseria ad
accettare contratti di lavoro iugulatori."
Il carcere di Santo Stefano a Ventotene |
C'è
perfino l'intuizione rifkiniana dell'economia a costo marginale zero
introdotta
dal progresso tecnologico che permetterà di provvedere ai bisogni di
tutti gli esseri umani secondo le regole dell'abbondanza anziché
quelle della scarsità (in questo le energie rinnovabili sono
epitomiche: il petrolio è scarso, il sole è abbondante!) "La
potenzialità quasi senza limiti della produzione in massa dei generi
di prima necessità, con la tecnica moderna, permette ormai di
assicurare a tutti, con un costo sociale relativamente piccolo, il
vitto, l’alloggio e il vestiario, col minimo di conforto necessario
per conservare il senso della dignità umana."
Ventotene. Il cortile del carcere di Spinelli |
Infine
si prevede che la rivoluzione Europea metta al loro posto per sempre
i ceti economici finanziari speculativi che producono solo
accumulazione per se stessi e inequità sociale, con una lucidità
quasi premonitoria rispetto a quello che sarebbe poi successo.
"Si è così
assicurata l’esistenza del ceto assolutamente parassitario dei
proprietari terrieri assenteisti e dei redditieri che contribuiscono
alla produzione sociale solo nel tagliare le cedole dei loro titoli;
dei ceti monopolistici e delle società a catena che sfruttano i
consumatori, e fanno volatilizzare i denari dei piccoli
risparmiatori; dei plutocrati che, nascosti dietro le quinte, tirano
i fili degli uomini politici per dirigere tutta la macchina dello
stato a proprio esclusivo vantaggio, sotto l’apparenza del
perseguimento dei superiori interessi nazionali. Sono conservate le
colossali fortune di pochi e la miseria delle grandi masse, escluse
da ogni possibilità di godere i frutti della moderna cultura."
Non
credo che ci siano diverse interpretazioni di queste parole
chiarissime del Manifesto di Ventotene. Si può essere
d'accordo o non esserlo. Ma non si può cancellarle completamente
attribuendo a Spinelli & co. intenzioni e proposte che loro non
si sono mai sognateidi fare e che anzi rappresentano il totale
capovolgimento della loro narrazione, solo per compiacere i signori
della finanza speculativa e i loro complici politici riuniti
ipocritamente a celebrare se stessi e non certo Spinelli.
Se
davvero si vuole “ricominciare da Spinelli, allora bisogna
innanzitutto mettere radicalmente e immediatamente mano alla
Governance dell'Euro. Prima
riforma da richiedere con forza è che alla BCE sia consentito di
diventare prestatore di ultima istanza! Basta con l'intermediazione
parassitaria delle grandi banche d'affari speculative che
intercettano i soldi pubblici della BCE per prestarli a strozzo alla
Grecia o all'Italia affamandone i cittadini e comprimendo i diritti
sociali e del lavoro. E basta anche con i parametri di Maastricht che
totemizzano il rapporto fra debito pubblico e PIL. La stabilità dei
paesi della zona euro deve essere misurata in relazione alla felicità
dei propri cittadini, la qualità dell'ambiente e la tutela dei
beni comuni, l'alfabetizzazione, la bassa morbilità, la
qualità dei servizi pubblici e dell'assistenza sanitaria, la
diffusione generale di servizi all'infanzia la famiglia, la terza
età, i portatori di handicap etc. Bisogna
uscire dal grande equivoco ultraliberista per cui la stabilità è
solo una stupida equazione aritmetica priva di senso per la vita
degli esseri umani e funzionale solo per gli interessi dei
grandi speculatori finanziari mondiali.
Le dottrine economiche non sono dogmi e dunque non possono essere
imposte come "verità rivelate" o immutabili leggi della
fisica (ce
lo spiega in modo
magistrale Francesco
Sylos Labini nel
suo ultimo lavoro “Rischio e Previsione-cosa può dirci la scienza
sulla crisi)
https://www.youtube.com/watch?v=PRDVtn__Unk
)
Se
davvero vogliamo che l'Europa ricominci da Ventotene, allora le cose
da farsi sono chiare e la strada da percorrere limpida e stellata:
senza la pretesa di avere la soluzione definitiva ma al solo scopo
di rimettere in carreggiata la discussione sul Manifesto di
Ventotene, mi permetto di elencare 5 piccoli provvedimenti
iniziali ispirati ai principi del Manifesto di Ventotene e
realizzabili immediatamente e a costo zero per invertire la china
mortale su cui questa leadership priva di visione ha messo la nostra
povera Europa:
1)
conferimento alla BCE dei poteri di 'prestratrice di ultima istanza'
perché sia lei a comprare i titoli dei paesi euro in difficoltà
impedendo alle banche d'affari di fare una cresta monumentale sulla
pelle e sul sangue dei greci e di tutti gli altri popoli:
2)
abolizione immediata dei parametri di Maastricht (rapporto debito PIL
etc) e loro sostituzione con indicatori socio economici ricavati
dagli obiettivi del Manifesto di Ventotene (prosperità e benessere
dei cittadini, qualità della vita e dell'ambiente, senso di Comunità
grado di alfabetizzazione etc)
3)
abolizione immediata del collegamento fra banche d'affari e banche di
risparmio (modello Glass Steagall act americano) per preservare i
risparmi dei cittadini dai rischi della speculazione rapinatoria e
incoraggiare gli investimenti sul territorio e nelle attività di
comunità;
4)
cancellazione del principio del cofinanziamento per l'erogazione di
fondi europei sia a livello centrale che periferico per le imprese
piccole e medie e le start up innovative;
5)
reale "empowerment" del Parlamento europeo con conferimento
di poteri legislativi pieni e del potere di iniziativa legislativa in
quanto unico organo elettivo delle istituzioni europee. Passaggio
definitivo dal metodo intergovernativo al metodo comunitario.
Pier Virgilio Dastoli, assistente di Altiero Spinelli e Presidente del Movimento Federalista Europeo, principale sostenitore del "metodo comunitario" contro quello "intergovernativo". |
Sono
solo proposte di buon senso, ma purtroppo non le vedrete entrare
nella dichiarazione di Roma dell'establishment che celebra se stesso nel 60mo anniversario dei trattati di Roma, né nelle
argomentazioni dei loro contestatori pseudo "sovranisti" che insistono testardamente sulla sovranità monetaria ma dimenticano sovranità molto più importanti come quella energetica, quela alimentare e quella economica.
Il
Manifesto di Ventotene propone una Europa dei popoli e non delle
banche. Smettiamola con le manifestazioni propagandistiche anti europa e la fuffa
delle dichiarazioni "europeiste di principio buone per tutte le stagioni e per
tutte la audience e
ricominciamo davvero da Ventotene, o questa Europa verrà spazzata
via dalla tempesta del populismo di destra.
E' già successo nel
1939, e non è stata una esperienza edificante, mi sembra di
ricordare...